nn cedete alla paura

28/11/2016

non cedete alla paura che questi miserabili tentano di instillare come un veleno subdolo e lento…se vince il NO, sarà mattarella e solo mattarella a decidere, e non sarà certo un governo tecnico imposto da qualcuno o qualcosa a sostituire renzi nel caso lui decida di dare le dimissioni, ma un governo di scopo che dovrà gestire l’ordinario mentre il parlamento scrive una legge elettorale finalmente condivisa da tutti, così rasserenando il paese dopo la stagione di un guitto irresponsabile e pericoloso

miko somma

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la qualità della vita nei capoluoghi italiani

vi posto questa tabella riassuntiva di una ricerca sulla qualità della vita per il 2016 dei capoluoghi italiani, redatta da ItaliaOggi-Università La Sapieza, ricerca molto più ampia perché analizza diverse aree tematiche, intrecciandole tra loro  e ricavandone quindi degli indici medi…per la ricerca completa in tutti i suoi parametri, andate al link indicato

a ciascuno le proprie idee…

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con affetto, fidel…hasta siempre

non credo che sia morto un sanguinario dittatore o un illuminato sovrano dai modi garbati, ma un grande uomo politico e di azione che ha dovuto far sopravvivere un paese che con batista era una colonia della mafia e che lo stupido embargo cinquantennale usa ha costretto, suo malgrado, a legarsi all’urss per non morire schiacciato, pur essendo la sua una rivoluzione nazionalista…

Risultato immagine per fidel castro

cuba ha avuto una delle migliori sanità del mondo (gratuita per tutti, stranieri compresi) ed uno dei migliori sistemi di istruzione garantita a tutti, ma anche eccessi di conformismo richiesti alla popolazione ed un certo culto della personalità che è però tipico del centro-sud del continente americano…

Risultato immagine per fidel castro

mi sembra abbastanza per salutare fidel castro come un grande leader per un paese che non sapeva neppure di essere una nazione che sarebbe diventare stato, e come l’ultimo pezzo di un novecento che anche dove creava luci, qualche angolo buio lo lasciava…

Risultato immagine per fidel castro

con affetto, fidel…hasta siempre

miko somma

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per l’economist è NO…

serenamente l’economist invita, pressochè unico tra le testate economiche, gli italiani a votare NO, accusando duramente renzi di aver perso due anni con una riforma costituzionale che non serve alla ripresa del paese e che invece introduce l’uomo forte, e di non aver fatto le due riforme strutturali vere, la giustizia e l’istruzione, così significando che anche la buona scuola non è una riforma vera…ed aggiunge che se renzi cadesse in poche ore il paese avrebbe un governo tecnico in grado di traghettarlo verso nuove elezioni, così postulando una nuova legge elettorale condivisa…mi pare che sia l’unico giornale straniero che senza cadere in ansia o servilismo ai poteri finanziari, fotografa i fatti per ciò che sono, dando di sottecchi del pericoloso gigione all’uomo oggi più odiato d’italia, matteo renzi

Referendum: Economist, Italia voti NO e dopo anche un governo tecnico

‘Il Paese ha bisogno di riforme vere da giustizia a istruzione’

Redazione ANSA ROMA

   Gli italiani dovrebbero votare no al referendum del 4 dicembre perché non è quella costituzionale la riforma di cui l’Italia ha bisogno. E’ questa, in sintesi, la tesi sostenuta dall’Economist in un lungo editoriale.
    Secondo il prestigioso settimanale britannico il premier Matteo Renzi “ha sprecato quasi due anni ad armeggiare con la Costituzione. Prima l’Italia torna ad occuparsi delle riforme vere meglio è per tutta l’Europa”. E per l’Economist le riforme vere sono “quelle strutturali dalla giustizia all’istruzione”.
   La riforma costituzionale proposta da Renzi, prosegue l’editoriale, “non si occupa del principale problema dell’Italia: la riluttanza a riformare”. Inoltre, “nel tentativo di porre fine all’instabilità che ha portato 65 governi in Italia dal 1945 introduce la figura dell’uomo forte. E questo nel Paese che ha prodotto Benito Mussolini e Silvio Berlusconi ed è vulnerabile rispetto al populismo”.

    Le dimissioni di Renzi in caso di vittoria del ‘no’, conclude l’Economist, “potrebbero non essere la catastrofe che tanti in Europa temono. L’Italia potrebbe mettere insieme un governo tecnico, come ha fatto tante volte in passato. Se, invece, la sconfitta ad un referendum dovesse innescare il crollo dell’euro, allora vorrebbe dire che la moneta unica era così fragile che la sua distruzione era solo una questione di tempo”.

 ma eccovi la versione integrale dell’articolo…

Why Italy should vote no in its referendum

The country needs far-reaching reforms, just not the ones on offer

 

 

ITALY has long been the biggest threat to the survival of the euro, and the European Union. Its GDP per head is stuck at the level of the late 1990s. Its labour market is sclerotic. Its banks are stuffed with non-performing loans. The state is burdened with the second-highest debt load in the euro zone, at 133% of GDP. If Italy veers towards default, it will be too big to rescue.

That is why so much hope has rested with Matteo Renzi, the young prime minister. He thinks Italy’s biggest underlying problem is institutional paralysis, and has called a referendum for December 4th on constitutional changes that would take back powers from the regions and make the Senate subordinate to parliament’s lower house, the Chamber of Deputies. This, together with a new electoral law that seeks to guarantee the biggest party a majority, will give him the power to pass the reforms Italy desperately needs, or so he claims.

If the referendum fails, Mr Renzi says he will step down. Investors, and many European governments, fear a No vote will turn Italy into the “third domino” in a toppling international order, after Brexit and the election of Donald Trump. Yet this newspaper believes that No is how Italians should vote.

Mr Renzi’s constitutional amendment fails to deal with the main problem, which is Italy’s unwillingness to reform. And any secondary benefits are outweighed by drawbacks—above all the risk that, in seeking to halt the instability that has given Italy 65 governments since 1945, it creates an elected strongman. This in the country that produced Benito Mussolini and Silvio Berlusconi and is worryingly vulnerable to populism.

Granted, the peculiar Italian system of “perfect bicameralism”, in which both houses of parliament have the exact same powers, is a recipe for gridlock. Laws can bounce back and forth between the two for decades. The reforms would shrink the Senate, and reduce it to an advisory role on most laws, like upper houses in Germany, Spain and Britain.

In itself, that sounds sensible. However, the details of Mr Renzi’s design offend against democratic principles. To begin with, the Senate would not be elected. Instead, most of its members would be picked from regional lawmakers and mayors by regional assemblies. Regions and municipalities are the most corrupt layers of government, and senators would enjoy immunity from prosecution. That could make the Senate a magnet for Italy’s seediest politicians.

At the same time, Mr Renzi has passed an electoral law for the Chamber that gives immense power to whichever party wins a plurality in the lower house. Using various electoral gimmicks, it guarantees that the largest party will command 54% of the seats. The next prime minister would therefore have an almost guaranteed mandate for five years.

That might make sense, except for the fact that the struggle to pass laws is not Italy’s biggest problem. Important measures, such as the electoral reform, for example, can be voted through today. Indeed, Italy’s legislature passes laws as much as those of other European countries do. If executive power were the answer, France would be thriving: it has a powerful presidential system, yet it, like Italy, is perennially resistant to reform.

The risk of Mr Renzi’s scheme is that the main beneficiary will be Beppe Grillo, a former comedian and leader of the Five Star Movement (M5S), a discombobulated coalition that calls for a referendum on leaving the euro. It is running just a few points behind Mr Renzi’s Democrats in the polls and recently won control of Rome and Turin. The spectre of Mr Grillo as prime minister, elected by a minority and cemented into office by Mr Renzi’s reforms, is one many Italians—and much of Europe—will find troubling.

One drawback of a No vote would be to reinforce the belief that Italy lacks the capacity ever to address its manifold, crippling problems. But it is Mr Renzi who has created the crisis by staking the future of his government on the wrong test (see article). Italians should not be blackmailed. Mr Renzi would have been better off arguing for more structural reforms on everything from reforming the slothful judiciary to improving the ponderous education system. Mr Renzi has already wasted nearly two years on constitutional tinkering. The sooner Italy gets back to real reform, the better for Europe.

Weak foundations

What, then, of the risk of disaster should the referendum fail? Mr Renzi’s resignation may not be the catastrophe many in Europe fear. Italy could cobble together a technocratic caretaker government, as it has many times in the past. If, though, a lost referendum really were to trigger the collapse of the euro, then it would be a sign that the single currency was so fragile that its destruction was only a matter of time.

This article appeared in the Leaders section of the print edition under the headline A regretful No

p.s. credo che l’articolo necessiti di una traduzione, ma non ho molto tempo adesso, purtroppo

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vi chiedo di votare NO…

credo sappiate tutti quanto ho a cuore questa regione e quanto mi sia personalmente sacrificato per essa, e so che tanti di voi condividono questo amore per la propria terra e per il proprio paese…è per questo amore che condividiamo che vi chiedo, al referendum, di votare convintamente NO

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sondaggi, meglio l’intervista…

Sondaggi, la lezione degli Usa non valida per l’Italia

Software diversi, meno social e sistemi meno costosi

20 novembre, 19:52

Sondaggi, la lezione degli Usa non è valida per l'Italia (fonte: flick; Rama) Sondaggi, la lezione degli Usa non è valida per l’Italia (fonte: flick; Rama)

 

ansa scienza – Se i sondaggi americani hanno fallito nel prevedere la vittoria di Trump, non è detto che i sondaggi italiani in vista del referendum possano fare lo stesso errore. Algoritmi di calcolo differenti, meno dati catturati dai social e, in generale, metodi molto meno costosi sono alle radici delle differenze fra i due Paesi. Impossibile dire se uno funzioni meglio dell’altro, ma sicuramente è impossibile fare generalizzazioni sull’efficacia o meno dei sondaggi in generale.

Ada, l’algoritmo del team di Hillary Clinton
“In Italia, ad esempio, non c’è nulla di simile ad Ada, l’algoritmo basato sull’intelligenza artificiale che faceva 400.000 simulazioni al giorno usato dal team di Hillary Clinton”, osserva il matematico esperto di calcolo delle probabilità Marco Isopi, del dipartimento di Matematica dell’università Sapienza di Roma. “A quanto pare Ada ha fatto male, ha sbagliato la stima del numero delle donne che hanno votato per Trump” e c’è da dire che chi ha programmato Ada non ha avuto abbastanza immaginazione: “ci si è basati sull’esperienza del passato, senza prevedere la grande affluenza alle urne da parte dei simpatizzanti di Trump”.

MogIA, l’algortimo che ‘pesca’ dai social
Era invece riuscito a fare la previsione esatta un altro programma basato sull’intelligenza artificiale, MogIA, messo a punto dall’innovatore indiano Sanjiv Rai. L’importante è che l’intelligenza artificiale non cada nella trappola dei pregiudizi, aveva dichiarato Rai in un’intervista alla rete americana Cnbc. Algoritmi avanzati come Ada e MogIA, poi, sono collegati ai dati dei social media, da Facebook e Twitter a YouTube. “In Italia questo succede molto meno”, ha osservato Isopi. Nel nostro Paese i sondaggi utilizzano un sistema più artigianale, che non tiene contro del traffico online e indubbiamente molto meno costoso rispetto a quello americano.

Le tradizionali interviste
Ci si basa sostanzialmente sulle interviste, nelle quali la timidezza potrebbe pesare. Potrebbe verificarsi cioè un effetto simile a quello dei cosiddetti “Shy Trump voters”, ossia di coloro che si vergognano di dire per chi voteranno per uno stigma sociale. Ma nel caso del voto a Trump il fenomeno si è rivelato completamente infondato perche i voti sono arrivati dagli Stati tradizionalmente più repubblicani e conservatori.

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per salvare il paese e la regione

COMUNITA’ LUCANA vota ed invita a votare NO per salvare il paese dalla deriva democratica e la regione dalla deriva energetica…vi aspettiamo oggi, in via portasalza 16, a potenza, dalle 17 alle 20, per discutere di riforma dell’art. 117 e petrolio

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considerazioni di opportunità…

18/11/2016

la sentenza della corte dei conti non indica colpevolezza penale, ma solo illecito amministrativo (danno erariale)…sarà compito delle giustizia penale indicare chi ha violato la legge con dolo, colpa e chi non l’ha violata affatto, ma qualche considerazione di opportunità politica, dalle parti di via verrastro, un assessore, braia, ed un presidente, pittella, entrambi renziani di provincia, pur dovrebbero farla…

miko somma

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la libertà di stampa…

ansa – E’ l’Italia, tra tutti i Paesi Ue, quello che nel 2016 ha registrato il numero più alto di minacce e pressioni contro giornalisti e altri operatori dei media. Il dato emerge da uno studio dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali, diffuso oggi in occasione di un incontro sul tema ospitato dalla Commissione alla presenza del vicepresidente Timmermans. Basandosi sui numeri del progetto ‘Mapping Media Freedom’, il documento segnala per l’Italia 92 casi di minacce o pressioni dall’inizio dell’anno a settembre

Scorrendo la classifica, in Francia ci sono stati 55 casi, in Polonia 29, in Ungheria 28. Zero casi in Danimarca, Repubblica Ceca e Slovacchia. I numeri, segnala comunque lo studio, potrebbero essere sottostimati da Paese a Paese, in quanto non c’è stata un’uniformità nei metodi di raccolta dei dati, per cui il primato negativo dell’Italia potrebbe anche essere sovradimensionato. Per il nostro Paese, tuttavia, la situazione appare in peggioramento: i casi segnalati in tutto il 2015 erano stati infatti 82. E 58 nel 2014. Lo studio riprende anche il rapporto di Reporters sans frontieres diffuso ad aprile: nell’indice della libertà di stampa mondiale, l’Italia si piazza al penultimo posto in Europa, seguita solo dalla Grecia. Prima in classifica la Finlandia, seguita da Olanda e Danimarca.”E’ triste, ma non possiamo più dare per garantiti dei media liberi e pluralistici – ha affermato Timmermans durante l’incontro, parlando della situazione generale dell’Europa -, una sfida che ha un profondo impatto sul funzionamento della nostra società”. Con effetti anche sulla fiducia dei cittadini: secondo un sondaggio dell’Eurobarometro diffuso oggi, il 57% degli europei non crede che i propri media nazionali siano liberi da pressioni politiche o commerciali, e appena il 53% pensa che forniscano un’informazione affidabile.

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credo non vi siano ulteriori commenti da fare ad una situazione chiara e che recita un peggioramento marcato di uno dei paradigma di una società libera, ossia la libertà di stampa e così la libera formazione delle opinioni dei cittadini che proprio a partire da quella libertà attingono elementi in grado di stimolare una capacità critica di giudizio…mi limito a far osservare, pur cosciente che non si evidenzia una relazione diretta, che i casi sono in aumento in corrispondenza precisa con l’avvento di renzi a palazzo chigi, quasi che con la sua presenza sia aumentata la “voglia” di un controllo più ferreo dei media…coincidenze?…

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i bambini non votano…

17/11/2016

Voglio augurarmi che i maestri e le maestre materane e potentine sabato mattina, seppur comandati dai dirigenti, si rifiutino di portare i bambini che educano a fare i balilla per questo figuro che viene come capo di una parte politica a sponsorizzare una scelta politica al referendum…

i bambini non votano!!!

miko somma

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#nonhannoargomenti

Ho sempre pensato che emanuele fiano fosse un megafono stonato della più bassa renziosità, quella dei leccaderetano che si immolano per amore del capo-oggetto d’amore, un bondi insomma, ora mi rendo conto che è anche e forse solo un idiota…dichiara al tg3 che con il si cresce il pil (ma non era l’economia sana che lo farebbe crescere?), con il no cresce lo spread (che dipende da quanto la finanza crede e specula nella tenuta dei conti pubblici)…#nonhannoargomenti

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ascolterete cose…

una disamina non accademica, ma un dibattito aperto ad ogni contributo e domanda, su quanto potrebbe accadere alla nostra regione in caso di modifica dell’art.117 della costituzione, ovvero delle potestà concorrenti in tema di energia…il rischio concreto, alla luce della strategia energetica nazionale (2013), di un massiccio aumento delle attuali estrazioni, nella sostanziale impossibilità per il territorio di esprimere alcun dissenso…vi aspettiAMO perchè le nostre ragioni per votare NO siano le vostre ragioni per bloccare una deriva che fa male al paese e fa male alla nostra regione

ascolterete cose che forse non conoscete e che vi sorprenderanno per il filo rosso che lega questo odiosa riforma con alcuni interessi specifici

Domani, venerdì 18/11 dalle ore 17:00 alle ore 20:00
 
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bambini poveri…

Save Children, quasi 1 minore su 3 a rischio povertà in Italia

ansa – Sempre più precaria la condizione dei minori in Italia: secondo l’Atlante dell’infanzia di Save the Children, quasi un minore su tre è a rischio povertà ed esclusione sociale, mentre i bambini di 4 famiglie povere su 10 soffrono il freddo d’inverno per la mancanza di riscaldamento. Da una delle mappe dell’Atlante, elaborata dall’Ingv, emerge inoltre che 5,5 milioni di bambini e ragazzi sotto i 15 anni vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica. 

Sicilia prima per abbandono scolastico – In Sicilia un giovane su 4 tra i 18 e i 24 anni (24,3%) interrompe gli studi precocemente, fermandosi alla licenza media inferiore, a fronte di una media nazionale del 14,7%. Lo dicono i dati diffusi da Save the Children nel settimo Atlante dell’Infanzia a rischio intitolato “Bambini, Supereroi” e pubblicato per la prima volta da Treccani. Inoltre, circa un alunno 15enne siciliano su 3 non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura e più di 1 bambino o ragazzo tra i 6 e i 17 anni su 2 non legge neanche un libro all’anno. Ad esporre i piccoli al pericolo povertà ed esclusione sociale è anche il titolo di studio dei genitori, almeno per 6 minori italiani su 10, e la Sicilia è particolarmente a rischio, dato che la metà degli adulti dell’Isola tra i 25 e 64 anni è ferma alla licenza media inferiore.

In Puglia bimbi più poveri della media italiana – “In Puglia la percentuale dei bambini e dei ragazzi fino a 17 anni in povertà relativa supera di molto la media italiana: il 32% rispetto al 20%”. A rilevarlo è il settimo ‘Atlante dell’Infanzia’ di Save the children che ha analizzato la situazione italiana relativa alla “infanzia a rischio”. Secondo l’indagine “la povertà diffusa, i servizi mancanti che spesso caricano tutta la spesa sulle spalle delle famiglie, hanno portato il Mezzogiorno d’Italia a percentuali più alte delle medie italiane”. La ricerca sottolinea poi che “i bambini pugliesi dai 6 ai 17 anni che non hanno visitato monumenti o siti archeologici sono più di 4 su 5 (84,4%)”, mentre “3 su 4 non sono andati a mostre o musei (74,3%)”. In Puglia, inoltre, “i dati dei minori in Comuni con dissesto o riequilibrio finanziario sono particolarmente allarmanti: contro una media nazionale del 7,4% (minori 0-17 anni sul totale della popolazione), nella provincia di Foggia i minori che vivono in comuni con dissesto o riequilibrio finanziario sono il 26% mentre in quella di Taranto toccano addirittura il 33,6%”.

In Emilia-Romagna un minore su 10 è in povertà relativa. E’ quanto emerge dai dati del 7/o Atlante dell’Infanzia ‘Bambini, Supereroi’ di Save the Children, quest’anno per la prima volta pubblicato da Treccani. In particolare in Emilia-Romagna, un alunno di 15 anni su cinque non raggiunge le competenze minime in matematica e in lettura. La percentuale di giovani emiliani tra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media, tocca il 13,3%, con un’incidenza maggiore tra i maschi (16,4%). Tra i ragazzi della regione, quattro su 10 non hanno letto nemmeno un libro lo scorso anno e sei su 10 non sono andati a teatro.

Intanto arriva un APPELLO DEL PAPA a garantire i diritti di tutti i bambini. 

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