la salute è la prima cosa…da conservare, pubblica ed efficiente

(bloomberg) Italiani popolo più sano al mondo, primi su 163 paesi © ANSAFOTO
(bloomberg) Italiani popolo più sano al mondo, primi su 163 paesi © ANSA

 

ansa – L’Italia è il Paese con la popolazione maggiormente in salute e sana a livello mondiale, e questo nonostante la situazione economica ‘in difficoltà’. A sancirlo è la classifica ‘Bloomberg Global Health Index’ su 163 Paesi. Infatti, un bambino nato in Italia ha una aspettativa di vita di un ottuagenario, mentre in Paesi come il Sierra Leone l’aspettativa di vita è di circa 52 anni. Nella classifica dei Paesi ‘più in salute’, dopo l’Italia, figurano Islanda, Svizzera, Singapore, Australia. Gli Usa sono al 34/mo Posto.

Se gli italiani sono il popolo ‘più sano’ e in salute a livello mondiale, il merito è in gran parte della Dieta Mediterranea.  La dieta ricca di verdure ed olio extra vergine di oliva rappresenta infatti un ‘toccasana’. Bloomberg cita a questo proposito il parere di Adam Drewnowski, direttore del Center for Public Health Nutrition dell’Università di Washington, secondo il quale è di fondamentale importanza per i consumatori poter avere accesso a prodotti freschi, frutta e pesce.
   

…rileva Bloomberg, gli italiani sono molto più in forma di canadesi, americani e inglesi, che presentano tutti livelli più alti di pressione sanguigna e colesterolo, oltre ad essere maggiormente colpiti da disturbi psichiatrici.

….Nella classifica, che considera i primi 50 Paesi maggiormente in salute su un totale di 163, Singapore e Cipro sono i soli Paesi non Ocse a classificarsi nei primi 20 posti; Israele è il Paese al posto più alto in classifica per il Medio Oriente, il Cile per l’America Latina e la Slovenia per l’Europa dell’Est.

Pubblicato in Blog

riti funebri anche per gli scimpanzè?…

 
Una femmina di scimpanzè ( a destra) usa un filo d’erba per pulire i denti di un individuo morto del suo gruppo (fonte: Edwin J. C. van Leeuwen, Katherine A. Cronin & Daniel B. M. Haun) © ANSA/Ansa

 

ansa – L’uomo non sarebbe l’unico essere vivente a comporre i propri morti per la sepoltura. Anche gli scimpanzè sembrano farlo con gesti simili a rituali di preparazione, come emerge dalla ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports e condotta nello Zambia da gruppo dell’università britannica di St Andrews, guidato da Edwin van Leeuwen.

I ricercatori hanno osservato per la prima volta uno scimpanzè usare uno strumento per pulire i denti di un suo simile, appena deceduto: un comportamento, che potrebbe indicare come il legame tra i componenti di uno stesso gruppo possa durare anche dopo la morte. Molti esperti, però, dubitano che gli animali abbiano una reale consapevolezza della morte.

”L’uomo non e’ l’unica specie capace di compassione. Ciò potrebbe aiutare a capire meglio le origini evolutive dei riti sepolcrali umani”, commenta van Leeuwen. Il comportamento osservato negli scimpanzè potrebbe suggerire che fra questi primati possano nascere legami sociali di lunga durata, che continuano ad influenzare il loro comportamento anche dopo la morte. Tuttavia gli stessi ricercatori sono cauti nel concludere che questo comportamento dimostri una coscienza della morte da parte dell’animale. Potrebbe trattarsi, ad esempio, di semplice ‘curiosità’ nel vedere il corpo inanimato di un membro del gruppo.

”E’ impossibile avere una risposta certa se l’animale abbia una reale consapevolezza della morte, o se non sia semplice curiosità per il compagno che si trova in una condizione ‘insolita”’, commenta Maurizio Casiraghi, docente di Zoologia all’università di Milano Bicocca.

Anche in altri animali negli zoo e nelle riserve sono stati osservati comportamenti simili. Casiraghi fa l’esempio di una madre giraffa che ha vegliato per 4 giorni il suo piccolo morto, o di gruppi di scimpanzè nei quali ciascun individuo ha voluto toccare il cadavere di un compagno, come per rendergli omaggio. ”Che ci sia il riconoscimento di qualcosa – conclude – non si può negare ma fino a che livello è difficile dirlo. Dobbiamo considerare anche la nostra volontà di vederci qualcosa di più, di umanizzare l’animale”.

Pubblicato in Blog