Comunicato stampa di Comunità Lucana

 

Ora è tempo di decisioni drastiche, che gli accordi del ’98 siano impugnati dalla regione.

Quanto sta accadendo in Val d’Agri rappresenta il picco epidemico di una malattia in atto da anni ed anni e tuttavia inascoltata nel suo grave decorso da parte della politica regionale, colpevole di non aver dato ascolto a chi – il sottoscritto tra questi – ha speso tempo ed energie per aprire gli occhi ad una regione che ancora credeva nel “miracolo” petrolio e che, se miracolo è stato, lo è stato per pochi, ENI in testa ed a seguire tutte le cordate di consenso che sugli investimenti derivati dalle royalties hanno costruito fortune elettorali.

Ma non è tempo di recriminare sulla conclamata bassezza etica di classi dirigenti la cui unica preoccupazione in questo lungo periodo è parsa più essere la continuità del flusso delle royalties che la minima presa d’atto della realtà del disastro che stava emergendo, che era chiaro e che tuttavia è stato sempre negato, giunto il tempo invece di agire ed in fretta per il bene di una regione che non merita questo scempio, anche a costo di drastiche decisioni che si potrebbero riassumere in una frase, impugnare gli accordi del ’98 e farlo subito.

L’evidenza è infatti la conclamata inadempienza ENI ad alcune precise condizioni contrattuali che recitavano di cicli produttivi da effettuarsi nel rispetto delle migliori pratiche di salvaguardia ambientale – e siamo qui alla condizione civile, dovendo la parte penale basarsi sul non rispetto delle leggi, quindi su ipotesi di reato che non è compito dell’istituzione regionale promuovere, bensì della magistratura competente – condizioni che il ripetersi di “eventi delicati” rende di fatto come non rispettate e quindi passibili di una azione di impugnativa e di recessione da accordi che la clausola di interesse nazionale non rende comunque oltrepassabili sia sul piano penale, che sul piano civile.

In parole povere, la Regione Basilicata dovrebbe dare mandato ai propri legali di adire le clausole rescissorie garantite per legge su ogni accordo che si rivelasse dannoso per una delle parti, sospendere in via cautelare ogni continuazione degli effetti dello stesso e richiedere i danni alla parte inadempiente, danni che in questo caso sarebbero già molto ingenti, nelle more di un eventuale processo penale per reato di disastro ambientale a cui la regione stessa ed i comuni non potrebbero stavolta non costituirsi come parte civile.

La fine poco epica di un sogno per alcuni, sempre meno, la fine sollevante di un incubo per tanti, sempre di più, la fine di un’avventura nata male e cresciuta peggio tra eventi e contraddizioni che recitano di una regione e di un popolo preso in giro, blandito, e la cui rabbia cresce nella certezza che se non sarà la propria massima istituzione territoriale a difenderlo, in breve tempo il combinato di interessi tra Stato e compagnia (accise e profitti) ritesseranno una tela mortale che calerà di nuovo sulla terra di Lucania, conclamandone per sempre la destinazione a campo petrolifero.

Occorre coraggio politico se non si dispone di coraggio personale – e di certo questa giunta e questo assetto politico non si fonda sul coraggio pure sbandierato in certe competizioni elettorali – e il coraggio politico fonda sulla certezza di avere un popolo intero a dire no al petrolio, un popolo che lo ha urlato a gran voce quando, unica realtà regionale, supera il quorum referendario sulle trivelle in mare, che lo ha urlato ancora quando primeggia nella percentuale di no alla riforma costituzionale, che pure qui si era inteso come “lasciapassare”, dopo la macelleria dei diritti del territorio dello sblocca-Italia, per le mire delle compagnie di arrivare ovunque a trivellare alla ricerca ed estrazione di gas e greggio (ancora oggi manca quel famoso piano delle aree che almeno delimiterebbe quelle mire).

Presidente Pittella, lei ha politicamente sbagliato tutto, forse anche umanamente – giacché per alcuni pare oggi che politico e personale si siano rifusi insieme, dopo decenni di lotte sociali e politiche per tenerli separati ed affermare che la democrazia è un concetto di ampia convivenza nei diritti e non “graziosa concessione” di qualche laica maestà– e le sue intenzioni a latere sulla questione oggetto di molti distingui che presentano anche punti di realtà, ma per una volta faccia ciò che ogni lucano si aspetta oggi dal proprio presidente, impugni quegli accordi senza pensare alla sua futura carriera politica o a bilanci “inquinati” proprio da quelle royalties e che devono tornare ad essere ciò che è potenzialità economica reale del territorio, non fondandosi più su un prezzo che territorio e popolo dovranno pagare.

Impugni quegli accordi e chieda i danni ad ENI, o sarà il prossimo presidente della regione, e sperabilmente non lei o qualcuno della sua maggioranza, a farlo, cosciente che questo passo è ormai un passo irrinunciabile per una politica lucana che esprima i lucani, tutelandoli, e non più solo gli interessi di alcuni lucani.

Miko Somma, Comunità Lucana   

non partecipo…

deciso…non sarei un elettore del centrosinistra con la presenza di questo pd che farlocca, quindi personalmente mi asterrò dal partecipare alle primarie e tale spero sia il comportamento di chi alla nostra esperienza politica fa riferimento…renzi occorre batterlo nelle urne vere, non in quelle dei cinesi

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