la condanna dei cittadini…

(ANSA) – ROMA, 19 MAR – E’ in media di 65 giorni l’attesa per una visita nella sanità pubblica, contro 7 giorni nel privato e 6 in intramoenia. Emerge dall’Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei Sistemi Sanitari Regionali, ricerca commissionata dalla Funzione Pubblica Cgil e condotta dal centro C.R.E.A. Sanità. E’ la prima indagine a confrontare tempi e costi nell’arco di 3 anni (2014 – 2017) e su un campione di oltre 26 milioni di cittadini (44% della popolazione) in Lombardia, Veneto, Lazio e Campania.
    Dall’indagine emerge inoltre che i tempi di attesa per ottenere una visita specialistica o un esame nella sanità pubblica, non sono solo molto lunghi ma, invece di ridursi, sono aumentati in media tra i 20 e i 27 giorni nel corso di tre anni.
    Secondo l’indagine, per effettuare una visita oculistica nel pubblico erano necessari circa 61 giorni nel 2014 a fronte degli attuali 88.

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dati drammatici e facilmente testabili da chiunque richieda al proprio servizio sanitario regionale una visita specialistica…poi dicono che la gente si è distaccata e vota altrove..

ma andiamo con ordine…eccovi definizione dell’attività intramoenia ed alcune delle specifiche che la rendono operativa…

La libera professione intramuraria chiamata anche “intramoenia” si riferisce alle prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa. Il medico è tenuto al rilascio di regolare fattura e la spesa, come tutte le spese sanitarie, è detraibile dalle imposte. Le prestazioni sono generalmente le stesse del suo specifico contratto di lavoro con il Servizio Sanitario Nazionale attraverso la normale operatività come medico ospedaliero. Le prestazioni erogate in regime di intramoenia garantiscono al cittadino la possibilità di scegliere il medico a cui rivolgersi per una prestazione.

La Legge 8 novembre 2012, n. 189 “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute”, per la libera attività intramuraria prevede:

  • la proroga al 31 dicembre 2014 della realizzazione delle strutture per l’ attività libero professionale intramuraria (Alpi)
    Le Regioni provvedono ad una ricognizione degli spazi disponibili e ad una valutazione dei volumi delle prestazioni effettuate negli ultimi due anni entro il 31 dicembre 2012.
    Le Regioni, dove non siano disponibili spazi ad hoc, possono adottare, un programma sperimentale per svolgere l’Alpi presso studi professionali privati collegati in rete, previa sottoscrizione di una convenzione annuale  tra il professionista e l’azienda sanitaria di appartenenza, sulla base di uno schema tipo approvato con accordo sancito dalla Conferenza Stato – Regioni.
  • l’attivazione, entro il 31 marzo 2013, di un’infrastruttura di rete telematica per il collegamento in voce o in dati delle strutture che erogano le prestazioni in Alpi per gestire prenotazioni, impegno orario del medico, pazienti visitati, prescrizioni ed estremi dei pagamenti, anche in raccordo con il fascicolo sanitario elettronico.
  • il pagamento di prestazioni direttamente alla competente struttura tramite mezzi di pagamento che assicurino tracciabilità della corresponsione di qualsiasi importo.
  • la determinazione delle tariffe sulla base di importi  idonei a remunerare il professionista, l’equipe, il personale di supporto, i costi pro-quota per l’ammortamento e la manutenzione delle apparecchiature nonché ad assicurare la copertura di tutti i costi diretti ed indiretti sostenuti dalle aziende.
  • il divieto di svolgere l’attività libero professionale presso studi professionali collegati in rete dove operano anche professionisti non dipendenti o non convenzionati del Ssn ovvero dipendenti non in regime di esclusività, salvo deroga dell’azienda del Ssn e a condizione che sia garantita la completa tracciabilità delle singole prestazioni.
    Per i direttori generali che non organizzeranno l’attività è prevista la decurtazione dalla retribuzione di risultato pari ad almeno il 20% o, nel caso di grave inadempienza, la destituzione dell’incarico.

e fin qui, piaccia o meno, ci siamo…rimane forte la contraddizione tra le lunghe liste d’attesa per le visite nel servizio pubblico (65 giorni) e la brevità del servizio intramoenia che spesso, ulteriore contraddizione anche linguistica, si svolge presso strutture private e viene definito “intramoenia extramuraria”…come mai accade questo?…

nell’esperienza comune dei cittadini tutto ciò, lungi dall’essere considerato un fattore derivante dalla disorganizzazione del pubblico, poichè chiaro appare che il servizio pubblico può non essere disorganizzato se si vuole, è categorizzato come una specifica volontà a monte di favorire la sanità privatistica (uso non casualmente questo termine per distinguerla dalla sanità privata) a discapito di quella pubblica…

come si spiega altrimenti questa abissale differenza nei tempi se il dottore presso cui si prenota la visita è attivo anche negli orari di lavoro presso la struttura, se non come la volontà di predisporre i cittadini alla sanità privata, mostrando i “vizi irreparabili” di quella privata?…

la logica vorrebbe l’intramoenia strumento a supporto della sanità pubblica e non pietra tombale della stessa, come nei fatti è avvertita dalla cittadinanza che è “costretta” a soggiogare a tale logica perversa e costosa (ricordo che la prestazione viene pagata dal cittadino ad un costo ben superiore a quello di un normale ticket sanitario) per non dover attendere tempi che mal si conciliano con esigenze di salute che quasi sempre non possono attendere quei tempi che sono solo una media delle prestazioni per settori medici e che spesso  vedono anche attese di sei mesi o anche più per visite specialistiche che “usano” gli stessi strumenti che in intramoenia sono invece disponibili in pochi giorni…

ora lungi da me proporre soluzioni che valgano per tutto il paese (mi limito semmai ad indicare soluzioni per la mia piccola regione), ciò che appare evidente è che quando i cittadini sono costretti di fatto a sopportare il dazio o la gabella per poter avere in tempi ragionevoli visite specialistiche, il dazio o la gabella la pagano perché non possono fare altro, ma poi si arrabbiano ed alla prima occasione te la fanno pagare, anche per un allungamento oggettivo dei tempi che corrisponde in pieno alla permanenza del bomba di rignano a palazzo chigi…

e te l’hanno fatta pagare stavolta con la matita nella cabina elettorale…

 

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