nubi su marte

pur sollevandosi da un enorme vulcano, arsia, questa è una nube di ghiaccio d’acqua lunga 1500 km, già osservata in passato, e ci dice che abbiamo ancora da capire molto sull’atmosfera di marte e sulla presenza di acqua sul nostro vicino… credo che già insight, il cui atterraggio è previsto il 26 novembre, ci fornirà dettagli importantissimi a comprendere non come formare colonie umane su marte, ma come impedire che la terra faccia la stessa fine, per quanto sia più probabile che, continuando ad inquinare, seguiremo il destino di venere, avvolti da un asfissiante e mortale effetto serra

Nessun testo alternativo automatico disponibile.

 

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un bene comune

Ci deve sempre guidare uno sguardo più lungo sullo sviluppo, la sua equità e la sua sostenibilità, e, al contempo, occorre procedere garantendo sicurezza alla comunità, scongiurando che il disordine di enti pubblici, e della pubblica finanza, produca contraccolpi pesanti anzitutto per le fasce più deboli, per le famiglie che risparmiano pensando ai loro figli, per le imprese che creano lavoro. Questa responsabilità accomuna chiunque svolga funzioni rappresentative – qualunque sia la sua militanza politica – perché si tratta di un bene comune, di un patrimonio indivisibile

sergio mattarella

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la povertà usata

la povertà non è solo un parametro statistico fondato sulla capacità di reddito, ma un insieme di fattori economici e sociali e culturali che determinano l’esclusione di un soggetto dall’integrazione nel tessuto umano della sua comunità…

in questo senso le misure di sostegno non possono essere calate dall’alto su una serie di parametri che non tengano conto del contesto nel quale il “povero” si situa, ma occorre che questa condizione di povertà sia riconosciuta nelle sue sfaccettature, condizione questa che un sindaco ed i servizi sociali del suo comune possono conoscere meglio di un ufficio di collocamento, la cui struttura deve essere ancora ripensata…

in questo senso, aumentare la platea del cd rei, o reddito di inclusione, migliorandone tenore e dotazioni, pur nel rischio evidente di “storture pro consenso” che noi lucani ben conosciamo (pensiamo a come sono state costruite dai sindaci le liste per cittadinanza solidale o altre misure assistenziali) e nella sua limitatezza ideologica, era una strada percorribile e già tracciata che si poteva migliorare, ma ai grillini ciò non interessava poiché provvedimento targato pd (solito mantra del loro delirio mistico, demonizzare tutto) e poichè circoscriveva l’ambito e restringeva la platea ai soli bisognosi effettivi…

ai grillini interessava promettere a tanti per ottenere consenso da tanti, ed oggi quel consenso devono soddisfare, pena la loro stessa scomparsa

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Comunicato stampa di Comunità Lucana

La resistenza inizia da una nuova partenza

Siamo giunti a poco meno di un mese dalla presentazione delle liste elettorali per le ormai prossime elezioni di gennaio 2019 e quel che stupisce è l’assoluta mancanza di proposta di struttura delle forze politiche che, pur tra i mille distinguo perennemente perpetuati nella storia della stessa, si richiamano alla sinistra.

Appare evidente che la lega ed i 5 stelle giocheranno la partita delle prossime regionali cercando di sfruttare l’onda lunga, per alcuni anomala quanto quella di uno tsunami improvviso e che eppure aveva dato già tutti i segnali del suo arrivare anche da noi, un traslocamento dei temi dai dati regionali a quelli nazionali e ciò sia in virtù della relativa facilità di concentrare la campagna elettorale su temi che allontanano da quella bassa notorietà dei candidati, sia per quegli evidenti motivi di propaganda spiccia che finirà per fondarsi sul governo del paese ormai nelle loro mani e su quel gran romanzo popolare di cui i conoscono i titoli, politiche contro gli immigrati, reddito di cittadinanza, mini flat tax, “pace fiscale” o se volete condono, e via discorrendo.

E mentre un’altra onda monta e nessuno è in grado di misurare appieno quale sarà l’impatto nella nostra terra, ciò che si nota è il silenzio a sinistra che, si voglia prendere tempo o semplicemente non si sia maturata ancora una idea precisa, è avvertito dagli elettori come una paura di misurarsi dopo gli innegabili guasti che troppi anni di gestione non proprio ottimale hanno prodotto sia nella realtà che nella percezione di essa, dagli “addetti ai lavori”, siano commentatori o soggetti coinvolti come il segnale di una terribile confusione in cui si covano rancori, malumori, distinguo che ormai paiono attraversare ogni famiglia politica.

Roba paesana – si osserverà – le solite beghe che ruotano intorno al pd e satelliti ed ai non-pd, siano questi gli auto-espulsisi di leu o sinistra italiana, rifondazione e potere al popolo ed i tanti partiti comunisti che paiono fiorire come funghi troppo piccoli per far minestra, eppure l’unico dato che emerge è quello di un governo del paese ormai slittato a destra, troppo a destra perché l’attacco ai diritti democratici non cominci a sentirsi forte, troppo a destra perché non comincino a risuonare echi di derive quasi autoritarie fondate su un diritto della maggioranza che stride con ogni regola di democrazia, troppo a destra perché la ragion d’essere della sinistra non trovi un minimo comune denominatore nel fermare questo strame della civiltà che condurrà il paese fuori dall’UE e dal consesso internazionale e dallo spazio civile che i trattati di Roma, firmati sulle macerie ancora fumanti della guerra, hanno assicurato finora, pur tra le mille obiezioni che si possono muovere alla trazione liberista su cui sembra al momento fondarsi l’unione.

E se il tema democratico sembra doversi fermare al solo ambito nazionale, ovvero lì dove si legifera sui diritti e si muovono le leve economiche del paese, è anche qui da noi, nella nostra Lucania, che il tema dovrebbe richiamare tutte le forze che si ispirano alla sinistra alla necessità di unire le forze contro la deriva autoritaria contenuta in nuce in un perverso accordo di governo “purchè si governi”, fondato su un contratto che racconta solo per un pezzo il cammino stabilito da grillini e leghisti per il paese e che, da uomo di sinistra, aborro nella sua totalità.

Ma la sinistra – o meglio le sinistre – riusciranno a fare fronte comune non per difendere se stesse e le rendite di posizione, piccole o grandi che siano, ma per difendere i lucani da un errore clamoroso che in buona fede tutti si sarebbe tentati di commettere per sanzionare il cattivo governo di questi anni, omissivo e centommissivo, e i troppi buchi della ragione amministrativa causati da filiere di interessi e clan?

Il tema non è di mera sopravvivenza di una parte politica, ma fondante di ragioni altre e ben più profonde del semplice mantenimento di un dato numerico bastante a “tenere” la regione”, ovvero ciò che occorre davvero ad una sinistra che verrà non è il solo essere uniti contro la barbarie salviniana e l’acquiescenza di comodo grillina che in casa nostra potrebbe voler dire sacrificare il territorio alle trivelle e alle tante oscure lobbies che si intravedono dietro decreti solo apparentemente pasticciati (leggi per esempio al decreto Genova, l’art. 41 che innalza di venti volte un limite cautelativo sulla concentrazioni di idrocarburi nei fanghi di depurazione ammessi come concime per i campi stabilito dal TAR Lombardia in blocco ad una assurda delibera della giunta lombarda che lo innalzava fuori misura o la cosiddetta pace fiscale), e solo a fini di cassa per misure economiche fuori da ogni ragion pratica che anziché scaricare il costo sociale delle ristrutturazioni del lavoro sui beneficiari, lo caricano sulla fiscalità generale o che semplicemente premiano chi ha evaso e non chi è in difficoltà nei pagamenti dei tributi.

Più liberisti dei liberisti, grillini e 5 stelle non hanno padrini apparenti, ma tanti padrini quante sono le ragioni di stare al governo per trasformare paese e regione in contenitori di rabbia sociale, di creazione continua di nemici per giustificare se stessi, di becero razzismo e neo-fascismo sdoganato che comincia a far sentire la sua protervia manganellara, mentre la parola “negro” si riaffaccia la paese ad 80 anni da “faccetta nera” e dalle leggi razziali.

La sinistra deve essere unita e trovare ragioni di unità contro costoro ed i loro progetti machiavellici di cui se i mezzi si intravedono, i fini potrebbero essere molto peggiori e ripiombare il paese indietro nella sua storia peggiore, e se a Roma i tempi non sono maturi e troppo ampie le distanze ideali e pratiche su cui misurarsi, possono esserlo invece in Basilicata, dove pur esistendo tutte quelle ragioni per star lontani, è la difesa e la cura della nostra piccola comunità regionale e del suo territorio minacciato e da depredarsi ancora in tante potenzialità l’elemento comune che dovrebbe spingere gli uomini della politica ad essere tali e confrontarsi non per cercare cosa divide, ma per trovare ciò che unisce quell’universo variegato e litigioso che si chiama sinistra.

E riconosciute le ragioni che uniscono e trovato un assetto unitario che mi permetto di suggerire in una lista unica in cui ogni formazione e sensibilità trovi spazio e dignità per rappresentare il consenso ed in una lista del presidente a garanzia di un programma innovativo, di tutela ambientale, della salute, del paesaggio, della storia e delle vocazioni economiche e culturali del territorio, occorrerà però prima di tutto chiedere scusa ai lucani per sperare di avere ancora la loro fiducia.

La resistenza inizia da una nuova partenza.

Miko Somma, Comunità Lucana

l’ossigeno su marte potrebbe sostenere la vita

Nell’acqua di Marte c’è abbastanza ossigeno per sostenere la vita!

Uno studio pubblicato su Nature Geoscienze rivela che l’ambiente sarebbe ospitale per microrganismi e spugne.
Tratto da www.rainews.it

C’è ossigeno sufficiente per ospitare la vita nell’acqua salata che si trova nel sottosuolo di Marte, compreso il lago scoperto dal radar italiano Marsis, della sonda europea Mars Express. Lo indica la ricerca del California Institute of Technology (Caltech) pubblicata sulla rivista Nature Geoscience.

Finora forme di vita in grado di respirare ossigeno su Marte si ritenevano impossibili, perché l’atmosfera del pianeta è poverissima di questo gas. Adesso, invece, lo scenario cambia completamente. Perché aumentano le probabilità che su Marte ci siano le condizioni per ospitare microrganismi il cui metabolismo si basa sull’ossigeno, perché il gas sarebbe disponibile in forma disciolta nell’acqua salata. I ricercatori sono giunti a questa conclusione calcolando la quantità di ossigeno che può essere presente nell’acqua salata alle varie condizioni di pressione e temperatura nel sottosuolo di Marte, comprese quelle che presumibilmente caratterizzano il lago recentemente scoperto a una profondità di 1,5 chilometri.

I calcoli fatti dal gruppo di Vlada Stamenković indicano che l’ossigeno potrebbe sostenere la vita di microrganismi e animali più complessi, come spugne. Non solo batteri capaci di vivere in condizioni estreme: la presenza di ossigeno nell’acqua di Marte dimostrata dalla ricerca pubblicata sulla rivista Nature Geoscience amplia la gamma delle possibili forme di vita che il pianeta rosso potrebbe ospitare: così commenta la scoperta l’astrobiologa Daniela Billi, dell’università di Roma Tor Vergata. “I requisiti per l’abitabilità delle brine su Marte si arricchiscono ora della possibile presenza di ossigeno, indispensabile però alle sole forme di vita che lo utilizzano per la respirazione”, osserva Billi. “Questa possibilità – prosegue – amplia i possibili metabolismi presenti su Marte”.

Finora, infatti, si riteneva che sul pianeta rosso potessero vivere soltanto microrganismi simili ai batteri che sulla Terra vivono in ambiente privi di ossigeno, chiamati metanogeni, che utilizzano l’idrogeno molecolare anziché l’ossigeno come fonte di energia. Finora, forme di vita in grado di respirare ossigeno su Marte si ritenevano impossibili, perché l’atmosfera del pianeta è poverissima di questo gas. Adesso, invece, lo scenario cambia completamente: significa che sul pianeta aumenta la probabilità che ci siano le condizioni per ospitare microrganismi il cui metabolismo è basato sull’ossigeno, perché trovano il gas disciolto nell’acqua salata.

I ricercatori lo hanno dimostrato calcolando la quantità di ossigeno che può essere disciolto nell’acqua salata sotto le varie condizioni di pressione e temperatura nel sottosuolo di Marte, compreso il lago scoperto a una profondità di 1,5 chilometri. “I nostri calcoli indicano – scrivono gli studiosi nell’articolo – che in un serbatoio d’acqua salata di questo tipo ci potrebbero essere elevate concentrazioni di ossigeno disciolto”. Secondo lo studio, inoltre, le concentrazioni di ossigeno sono particolarmente elevate nel sottosuolo delle regioni polari. “Non sappiamo – concludono gli autori – se Marte abbia mai ospitato la vita”, ma “i nostri risultati” estendono la possibilità di cercarla, indicando che le forme di vita basate sull’ossigeno sul pianeta rosso potrebbero essere possibili, a differenza di quanto immaginato finora. Questo estende anche l’opportunità per la caccia alla vita su altri pianeti e lune che ospitino sacche di acqua salata o oceani sotterranei, come la luna di Saturno Encelado.

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le perdite…

Uno dei grafici dello studio © ANSA

Fondazione Hume, dal voto del 4 marzo perdite virtuali per 198 miliardi

Per incertezza politico-finanziaria; 122 miliardi per famiglie e imprese

ansa – L’incertezza politico-finanziaria che si è instaurata in Italia dopo le elezioni del 4 marzo scorso è costata 198 miliardi di euro, oltre il 10% del Pil, di cui 107 dall’insediamento del Governo. A fare il calcolo è la Fondazione David Hume che in uno studio esamina le “perdite virtuali” registrate in Italia sul mercato azionario (limitatamente alle quotate), obbligazionario e dei titoli di Stato.

“I vari tipi di perdite sono state calcolate fra tre momenti temporali, 28 febbraio 2018 (pre-elezioni); 31 maggio 2018 (insediamento governo) e il 19 ottobre 2018”, viene spiegato nel rapporto precisando che “tutte le stime sono prudenziali ma è ragionevole pensare che le perdite effettive siano state maggiori di quelle da noi stimate“. Dal calcolo sono escluse le perdite di valore dei titoli di Stato detenuti dalla Banca d’Italia e dagli investitori esteri, nonché i maggiori oneri per il servizio del debito pubblico. Più in dettaglio, le perdite virtuali subite da famiglie e imprese ammontano “nell’ipotesi più ottimistica” ad almeno 122 miliardi dalla data del voto, di cui 68 dal momento dell’insediamento del Governo.

Le perdite virtuali registrate dalle famiglie ammontano a circa 91 miliardi di euro, di cui 50 dopo la formazione del Governo. Le perdite delle imprese ammontano a circa 32 miliardi di euro, di cui 18 dopo la formazione del Governo. “Il calcolo – viene spiegato – è effettuato considerando esclusivamente quella parte della ricchezza finanziaria di famiglie e imprese che è più sensibile alle fluttuazioni di mercato, in particolare titoli del debito pubblico, obbligazioni, quote di fondi comuni, azioni e altre partecipazioni (incluse le società non quotate). Sono invece esclusi i depositi (bancari e postali), i titoli emessi da soggetti esteri, e varie altre forme di ricchezza più resistenti alle fluttuazioni di mercato”.

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attenzione, ovviamente si parla di perdite virtuali

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noi speriamo che ce la caviamo…

cosa accadrà lunedì mattina alla riapertura dei mercati finanziari, dopo la sonora bocciatura sul rating, da moody’s del tutto attribuita alle manovre del nuovo governo, nessuno è in grado di dirlo davvero, ma appare invece quasi certo che assisteremo ad una massiccia fibrillazione con un iniziale prevedibile balzo in avanti dello spread, balzo la cui misura massiva o meno non dipenderà che dalla psicologia del mercato, nella speranza che a fine giornata quell’umoralità possa rientrare, riportando il parametro che misura l’affidabilità del nostro debito nella fisiologia del mercato, pur nell’innalzamento progressivo ed inesorabile di quanto dobbiamo pagare più degli altri il rifinanziamento del nostro enorme debito…

in questa prospettiva appare ancor più folle l’atteggiamento del governo che sembra far finta che il mercato, pur odioso e folle, non esista affatto, in un mix di noncuranza sugli effetti dello stesso che consente di leggere la grande immaturità di questi incompetenti presuntuosi…ed ha un bel da fare il ministro savona – attenzione savona, ministro per gli affari europei, e non tria come pure ci si sarebbe aspettati – per stemperare le paure collettive – di questo si tratta, pur inconfessate – in un generico ottimismo che si erge a totem di deviazione del pensiero, sulla solvibilità del debito del nostro paese…

che il debito italiano sia solvibile non è argomento in discussione, sia nella capacità del paese di onorarlo che di gestirlo oculatamente, come non è in discussione però che il vero problema sia l’allocazione dello stesso, con circa 750 miliardi (circa il 30%) ancora piazzati all’estero dopo una faticosa e silenziosa operazione pluriennale per riportarcelo in pancia di cui poco purtroppo si è parlato, dopo anni ed anni in cui per la maggior parte il debito era in mani estere…

è opinione di molti, accortamente costruita in una sorta di sottocultura non del tutto dissimile da quanto circolò ed ancora circola sui vaccini, che lo spread sia una sorta di invenzione finanziaria di qualche grande fratello per tenerci tutti soggiogati sotto una spada di damocle rigorista che ci impedisca di reclamare una reale liberazione dagli effetti del rigore finanziario, mentre la politica dei nominati ci tiene fermi con frasi tipo “ce lo chiede l’europa”, ed in parte questa sottocultura ha anche delle ragioni, poichè vero è che per molti anni è stato proprio con queste parole che preannunciavano il disastro che si è tenuto buono il paese mentre lo si macellava socialmente, ma un dato di fatto di cui i mentori di tali assurdità con qualche elemento di realtà e troppa, troppa suggestione data in pasto all’opinione pubblica che l’alternativa sia semplice, parlano poco è la semplice realtà che quando hai debiti e vuoi onorarli per avere ancora credibilità e speranza di sopravvivere a te stesso, altri debiti non puoi farne mentre poco per volta, come una formichina, cominci ad intervenire sulle cause che ti hanno indebitato e paghi il tuo debito…

ed il punto è proprio questo, pagare il paese ha sempre pagato, intervenire sulle reali cause dell’accumularsi inesorabile del debito, poco e nulla, ma in questi anni, dopo l’iniziale cura di mario monti che per poco non uccideva il paziente italia (e di cui spero tra qualche anno si potrà dire che l’eroe non è stato il governo tecnico, ma il popolo italiano che ha sopportato sacrifici enormi che pochi popoli avrebbero sopportato), più che i governi letta e renzi (sul secondo stendiamo un velo pietoso) a fermare il declino del nostro debito è stato mario draghi ed il suo quantitative easing che stabilizzando le speculazioni, ha consentito quel calo lento, ma continuo, dello spread che ha ridato respiro alla finanza pubblica del paese, consentendo manovre più ampie e purtroppo sprechi di quelle manovre (leggi bonus renziani), grazie alla liberazione di risorse altrimenti destinate al pagamento dei maggiori interessi sul debito…

si, perché avere uno spread basso che ti consente di pagare meno interessi libera risorse in avanzo primario (che sarebbe il positivo di bilancio al netto proprio degli interessi che si pagano sul debito) che se considerate soldi contanti da reinvestire subito (l’avanzo è piuttosto una partita di risparmio che ti consente previsioni migliori sui bilanci che verranno) fanno commettere  un errore, poiché non sono risorse reali in più, quanto risorse che l’anno dopo non dovrai presumibilmente spendere e puoi investire in previsione di bilancio, ma se appunto considerate un risparmio aprono prospettive migliori se le investi bene in previsione…e certo sprecarle per il bonus degli 80 euro e per altre cretinate elettoralistiche non è stata una grande idea, ma torniamo a quanto appena detto…

se hai avanzo primario, lo hai o perché l’economia ha fatto un enorme balzo in avanti per merito tuo o di una congiuntura internazionale di crescita o perché condizioni esterne ti hanno consentito di respirare allentando la presa degli interessi (è il caso del q.e. della bce di draghi), ed in italia abbiamo avuto un mix delle cose (crescita del pil molto moderata, ma in un contesto di crescita generalizzata che, seppure allarga il divario con latri paesi, non ti strozza sui debito ed appunto stabilità del mercato primario dei titoli), mix che pure qualche risorsa ha liberato, ma soprattutto ha consentito di tener saldo l’assetto finanziario del paese sia verso l’europa che verso quei mercati il cui interesse primario non è uccidere il paese, ma succhiarne quella linfa vitale che sono i denari che spendiamo per rifinanziare il debito…

perché il punto, cari lettori, non è se possiamo pagare o meno il debito, ma quanto ci costa pagarlo ogni settimana durante le aste che ci consentono di ricollocare piccole quote di circa 400 miliardi che ogni anno, miliardo più miliardo meno, dobbiamo rifinanziare, e capirete così che anche le oscillazioni strettamente legate ad un momento politico, il paese le paga…ogni settimana…

facciamo un esempio…se questa settimana il tesoro deve ricollocare 10 miliardi di titoli in scadenza, lo spread che schizza in quella settimana da 250 a 350 punti significa che se la settimana prima hai pagato il 3% di interessi (ricordate sempre che il raffronto è con il debito tedesco a cui invece la stessa operazione costa solo lo, 0,5% di interessi), quindi diciamo per approssimare 300 milioni, la settimana dopo ne pagherai 400, con 100 milioni che dovrai sottrarre al bilancio del paese per altri interventi…

così, ritornando all’oggi, se consideriamo l’innalzarsi medio dello spread, senza contare i picchi, ma constatando l’elevarsi del dato basale da circa 150 a 350 in questi mesi, ovvero  da quando questi improvvisati sono al governo, in raffronto al trascorrere delle settimane, quindi delle aste e quindi dei miliardi che hai dovuto ricollocare, una buona parte della loro manovra si è già volatilizzata proprio in quei maggiori interessi postati in bilancio e rischia di fronte ad un peggioramento dello spread fino a livelli che non sarebbe folle immaginare intorno a 450 (con tassi del 5% sui titoli) e forse anche più (ricordo che nel 2011, prima del “commissariamento di berluskoni eravamo arrivato ad oltre 600) di mangiarne ancora di più, in un quadro già pessimo di finanza pubblica che  finanzia la manovra in discussione con altri 22 miliardi di deficit, quindi di nuovo debito che dovrai pagare ai nuovi tassi, senza contare ovviamente l’ottimistica previsione di crescita del pil (dato che aiuterebbe a far pesare meno il deficit sul futuro, abbassando il rateo tra pil e debito pubblico e tra pil e deficit) e la problematica ricerca di nuove entrate circa 8 miliardi e risparmi, quindi tagli, per altri 7 miliardi…

il taglio da parte di moody’s del debito ad un livello poco sopra i titoli spazzatura (ricordo che allo stato attuale il nostro debito è considerato affidabile come quello della romania e di molti paesi in via di sviluppo) è dovuto proprio alle troppo ottimistiche previsioni di crescita in un contesto di un troppo corposo scostamento dai parametri fissati che ripeto – e sottolineo, ripeto – non è un diktat vessatorio, ma un parametro di sanità finanziaria che possiamo anche considerare obsoleto, ma che è stato accettato dal paese e misura anche il grado di coesione politica all’interno della ue, coesione che se manca influisce anche e soprattutto sulle difese finanziarie dei paesi maggiormente indebitati…ed a quanto mi pare di capire, la valutazione di moody’s è anche in funzione di quanta fiducia il paese abbia nel contesto europeo, e sicuramente dopo la presentazione di un deficit che sfora di un punto quanto in accordo sulla politica di bilancio, ciò implica che se il paese non ha la fiducia della ue, con previsioni di crescita azzardate (non esiste alcuna evidenza che spendere così come preventivato causi alcuna esplosione del pil) e soprattutto un debito pubblico che in punto di ragione aumenterà proprio per quel deficit e per una crescita che non sarà un miracolo, in automatico il proprio debito diviene più rischioso per gli investitori, soprattutto quelli esteri che ad oggi detengono, come detto, il 30% di quel debito…attenzione, il paese paga e può pagare e moody’s lo sa, ma continuando ad accumulare deficit e quindi debito il punto di rottura si avvicina ed ovviamente il rischio sul mercato si paga in maggiori interessi…tutto qui

ma anche sul fronte interno, ovvero su quel 70% di debito detenuto da banche ed istituzioni finanziarie nazionali, siamo poi sicuri che l’ovvio riallocamento dei titoli sul mercato finanziario (le banche non possono avere in portafogli solo titoli di stato per evidenti ragioni tecniche e legali che adesso sarebbe lungo spiegare qui, dovendosi dilungare, deviando dall’argomento) non avvenga poi presso fondi di investimento esteri, vanificando anche quel minimo effetto residuale di maggiori interessi che però rimangono in circolo nel paese?…

all’aumentare del rischio, aumenta comedetto anche il rateo di interessi, ma anche il rateo di rischio di banche che detengono in portafogli titoli declassati, ciò comportando maggiori oneri di rifinanziamento delle stesse sul mercato, ovvero in borsa, il cui andamento negativo in rapporto proprio ai timori del mercato sul debito italiano, ed è prevedile un tonfo sulle quotazioni proprio di queste banche, influirebbe non poco su un indebolimento delle stesse che se costrette, sempre in ipotesi estreme, a dover ricorrere ad aumenti di capitale per difendere il valore del quotato, prima sarebbero esposte a scalate finanziarie estere o comunque nocive, secondo finirebbero per scaricare i maggiori oneri sui titolari di mutui a tasso variabile…

ipotesi estreme, certo, non auspicabili da parte di alcuno (sono contro questo governo, ma non sono contro il paese così non mi interessa il tanto peggio/tanto meglio che qualche irresponsabile in quota maggioranza pure auspica per gridare elettoralisticamente al complotto o gomblotto, e qualcuno in minoranza per rivalutare il proprio comportamento come corretto, quando in realtà è evidente che ha aperto la strada a questi improvvisati a tinte fosche), ma che sarebbe da immaturi non dover considerare come ipotesi plausibili, continuando questa assurdità di atteggiamento di sfida che ha tratti fanciulleschi ed espone il paese ad un rischio enorme, ovvero crollare non tanto finanziariamente, pure rischio concreto nonostante il mantra del “siamo troppo grandi per fallire”, quanto in termini di residua credibilità internazionale, cosa questa che per l’ottava potenza economica mondiale sarebbe una sciagura anche peggiore…

incrociamo le dita, nella speranza che a palazzo chigi&dintorni si cominci a cambiare una manovra che ha tratti di follia, riportandola o nell’alveo dei vincoli di bilancio (che un certo margine di trattativa pure potrebbero avere) o nel dirigere il maggior deficit (che io non farei, ma non sono al governo) non in redditi di cittadinanza che fanno scompisciare o condoni travestiti o pseudo flat tax, ma nell’unica vera opera infrastrutturale di cui il paese ha bisogno, il ripristino dell’assetto idrogeologico, e culturale, la messa in sicurezza e valorizzazione dell’enorme patrimonio storico-paesaggistico-culturale-artistico-monumentale di cui la storia ci ha resi eredi…faremmo tanto, tanto lavoro, vero, ed europa e mercati nulla potrebbero fare o dire contro

noi speriamo che ce la caviamo

miko somma  

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il taglio…

Le agenzie di rating sono odiose, gendarme dei debiti sovrani nella dittatura del capitalismo finanziario, ma far finta che non esistano e che le loro valutazioni siano acqua calda è da folli, un po’ come essere convinti che l’omaccione che ci corre incontro minaccioso lo metteremo a tappeto con una mossa di kung fu imparata da un film di bruce lee…e lunedì nessuno sa cosa accadrà allo spread che già oggi ci fa costare gli interessi al 3,50%, mentre la Germania paga lo 0,4%

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la manina gomblottista…

la questione manine sul testo del decreto assume ora contorni bizzarri e grotteschi che lanciano ombre fosche sulla logica istituzionale a cui fanno riferimento questi ministri altrettanto bizzarri e grotteschi, in una evidente battaglia che lega e 5 stelle conducono tra loro nell’apparente pace di intenti che pure all’esterno viene propagandata come solida e che sia solida in alcuni provvedimenti securitari pure lo vediamo tutti, leggi armi, riace, sbarchi impediti in porti italiani di navi militari italiane e tutto il cucuzzaro a cui personalmente non mi rassegno, non essendo l’italia una repubblica delle banane, ma un paese moderno tra i più sviluppati al mondo, l’ottavo paese per prodotto interno lordo al mondo…
 
nessuna denuncia presentata in procura al momento in cui il sottoscritto scrive, denuncia contro ignoti pur ampiamente ventilata da di maio, mentre il fatto quotidiano annuncia che la manina è da cercarsi nella direzione generale delle finanze, diretta da fabrizia lapecorella, una affermazione grave, poiché tocca un organo dello stato, minando o tentando di minare la fiducia che i cittadini debbono avere, pur con tutte le riserve che storia e prassi ci hanno insegnato ad avere per sopravvivere allo sconforto, ma è il fatto quotidiano che ne parla, un quotidiano de facto collaterale ai grillini, quindi glissiamo su questo inciso per umana comprensione…
 
tutto sembra quindi terminare nel cul de sac della ragione che pare avvolgere il governo che stigmatizza se stesso e la sua evidente imperizia istituzionale e di competenza con l’ipotesi di “gomblotto” che tutto pare dovere e potere giustificare, persino l’idiozia di alcune affermazioni (cito su tette il tunnel del Brennero) ed atti istituzionali (leggi decreto genova), ma rimane un problema, un grave problema, ovvero il testo di un decreto che giunge al quirinale per la firma, quirinale che tra l’altro smentisce di averlo ricevuto – e se permettete le parole di mattarella, per ruolo, per età e per serietà contano molto più di quelle di un qualsiasi di maio o un conte che, inusitatamente, dice essere stata inviata una bozza, altra cosa ridicola poiché al quirinale non si mandano bozze, ma testi ufficiali e definitivi – deve avere delle firme in calce al documento e su tutte le pagine che testimonino il licenziamento del testo stesso da parte del cdm, e ciò come conseguenza del dettato dell’art. 87 comma della costituzione (Il presidente…Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore di legge e i regolamenti)
 
quindi ogni testo che giunge alla firma deve essere completo poiché la sua firma autorizza la conversione immediata del decreto in legge, legge poi da doversi confermare nelle camere, e già questo basterebbe per tacciare costoro di poca conoscenza della carta e delle prassi ad essa legate, visto sia quanto afferma di maio, sia, se possibile più grave quanto afferma conte, pur nell’evidenza di voler spegnere il fuoco che già divampa…così siamo a due ipotesi, o il testo è arrivato, e qualcosa non funziona, o non è arrivato, e non funziona lo stesso tutta la questione…
 
ora di maio parla di modifiche avvenute nei  ministeri e tutto ciò è ancora più assurdo, poiché tale pratica di esame ministeriale è propedeutica all’esame finale da parte del consiglio dei ministri che deve licenziare un testo presupposto essere quello che si è mandato ad un organo istituzionale e non modificabile nella sua letteralità, dovendo differenti valutazioni essere espresse in nota specifica al testo, rimandato quindi indietro con osservazioni, e non in integrazione al testo stesso…
 
quindi le possibilità sono ora molto ridotte…
 
1) o di maio firma senza leggere un testo alterato a sua insaputa (un po’ come certi appartamenti), con ciò aprendosi una pagina noir della ragione che dovrebbe far riflettere sulla qualità intellettiva, intellettuale, competenziale del soggetto in questione e probabilmente sulla integrità, anche neuronale, dei propri collaboratori…
 
2) o mente spudoratamente, essendo stata scoperta una magagna o inserita dalla lega, vera destinataria dell’incasso politico derivante dalla modifica, nel testo che lui, troppo distratto dal salvare il paese, non ha visto, né notato, o sulla quale era sostanzialmente d’accordo, pur di mantenere vivo il governo e la sua carica, nella speranza che nessuno vi facesse caso per non alterare quell’immagine di paladino post-moderno dell’honestà che si è cucito addosso con l’aiuto di qualche sarto di nicchia
 
3) o, semplicemente, abbiano dei poco abbienti neuronali che governano il paese come fosse un gioco alla play station e che tra breve dovranno affrontare, ed affronteranno, a modo loro le spine poste sul camino della manovra…ed il loro modo è gridare al gomblotto…
 
cari lettori, fatevi voi una opinione
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NON SPACCATE LA COMUNITA’

L’appello che faccio a tutte le forze politiche ed ai candidati delle ormai prossime regionali è NON SPACCATE LA COMUNITA’ per interessi di propaganda ad utile immediato… Petrolieri e malaffare non aspettano altro che avere di fronte un popolo confuso ed una rappresentanza istituzionale debole per farci divenire una colonia per i loro interessi

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il punto di caduta lucano

I sondaggi lontani da elezioni vanno presi con le pinze, ma delle indicazioni pure danno…

1) la lega, data al 30-32% dal 17 del 4 marzo vince su tutta la linea, confermandosi la sua linea securitaria e “gnorante” di grande fascinazione e seppure il dato di aumento si dimezzasse al 25% la grande ascesa di salvini sarebbe un dato incontrovertibile

2) i grillini pagano l’alleanza con la lega, le loro ipocrisie elettorali e le chiacchiere senza fatti con una perdita del 4% che li porta al 28% e seppure la perdita si dimezzasse il calo sarebbe evidente…dove vanno quei voti?…alcuni alla lega, altri al partito dell’astensione…

infine il PD che vegeta intorno al 16%, leu che galleggia al 3 e potere al popolo, data al 2, ma occorre tener conto della secessione rifondarola, dati questi che dimostrano la dannosità di renzi e l’inconsistenza dei suoi competitori interni, il sostanziale non apparire di leu come alternativa a sinistra, la limitatezza della proposta di pap verso l’opinione pubblica…non se ne esce a livello nazionale…

ripartiamo invece dalle nostre regionali e cerchiamo unità sui temi, cambiando noi stessi ed il nostro essere oggi per salvare una terra e lanciarla verso un futuro fatto di ciò che la Lucania è, un meraviglioso paradigma…

serve un punto di caduta su un programma serio ed un candidato credibile per ridare fiducia ai lucani

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decreto genova all’idrocarburo…si trattò di manuzze?

dunque, dunque (e se volete anche mumble, mumble), ho appena terminato su facebook una simpatica discussione con un boiardo lucano a 5 stelle sul decreto genova (ovvero il decreto 28 settembre 2018, n. 109,  disposizioni urgenti per la città di genova ed altro) ed in particolare sul controverso art. 41 dello stesso,  disposizioni urgenti sulla gestione dei fanghi di depurazione,  che autorizza lo spandimento su suoli agricoli di fanghi contenenti idrocarburi (codici C10-C40) fino il limite di 1.000  mg/kg  tal quale…

discussione a tratti comica, con il soggetto in questione, tal antonio c. (non faccio il nome per esteso per non sputtanarlo troppo), che su un post di un contatto in comune difendeva questa assurdità, sostenendo che si era intervenuti per fissare un limite in una questione che partiva dalla decisione di un giudice lombardo che era intervenuto su un provvedimento della giunta leghista, giudicandolo troppo permissivo, ed aveva imposto, colmando per analogia, una vacatio legis nella quale non era chiarito il limite della presenza di idrocarburi nei fanghi di depurazione da spargere sui terreni agricoli, un limite di 50 mg/kg, ovvero adottando un limite fissato per i campi da gioco…

il governo interviene e fissa in un decreto che ha carattere di urgenza e che non poteva essere trattenuto troppo, visti i fatti di genova, un limite ben 20 volte superiore a quello fissato dal giudice, adducendo a sé scuse del tipo che il provvedimento era migliorativo di una situazione dove prima non era fissato alcun limite…vero?…poco, molto poco, ani quasi nulla se non del tutto nulla…ed in effetti il disposto è peggiorativo dell’esistente…

lasciando perdere la discussione con il boiardo che deve difendere i suoi piccoli interessi di bottega, ciò che va rimarcato è che fonte primaria della giurisprudenza del settore è la parte V dal decreto legislativo 152/2006 ed allegati che fissa tale limite a 100 mg/kg per i terreni inquinati da bonificare, terreni dove evidentemente non è ammessa alcuna coltivazione…una bella differenza tra 1000 mg e 100 mg, tra terreni agricoli, dove si coltiva il nostro cibo e dove sono ammessi fino a 1 grammo per kg di idrocarburi, e terreni da bonificare, dove il paradosso creatosi limita invece tale presenza a 1/10 di grammo per kg di terreno…

un paradosso che toninelli e costa, ministri competenti, difendono come soluzione di emergenza in attesa di un intervento complessivo sul tema dei fanghi da depurazione, spinto a loro dire dall’accumularsi di tonnellate e tonnellate di residuo secco in depositi temporanei, mentre io mi permetterei di suggerire l’ipotesi lobbystica, ovvero permettere a questi depositi ed alle aziende che li gestiscono di concludere un affare che consiste nel liberarsi di questo materiale, incassare dei denari dalla vendita come concime e poterne accumulare altro per continuare il business lucroso, costituito ovviamente non tanto dalla vendita del materiale in quanto tale, i fanghi disseccati, materiale invero poco costoso, quanto dal continuare a riceverlo dalle aziende di depurazione e non solo che lo producono e pagano per smaltirlo una media di 110 euro per kg…

capirete che senza smaltimento, nessun business, ma questo è quello che “ipotizza” il sottoscritto…torniamo ai fatti

il limite di 50 mg/kg era stato stabilito da una sentenza del TAR della lombardia, sul ricorso di ben 64 comuni della provincia di lodi contro la delibera della giunta lombarda n. X/7076 dell’11/09/2017 che portava il limite fino a 10.000 mg per kg (avete capito bene, 10.000), usando come punto di riferimento proprio il decreto 152/2006 che però fissa il limite per i metalli e non per gli idrocarburi, una grave pecca certo, che andava colmata e verso cui il giudice ha deciso di fissare un limite precauzionale, nei fatti invitando il legislatore a normare…ed il legislatore, ovvero come usasi da qualche anno il governo (senza che il cambiamento abbia cambiato questa prassi odiosa e ben poco rispettosa della democrazia), con il parlamento che ratifica senza fiatare, h ben pensato di normare con una tale larghezza che lascia interdetti, quasi comicamente se la cosa non fosse invece del tutto tragica…

di comico, molto comico, rimane il siparietto dei grillini lombardi che hanno salutato con gioia questa sentenza ed ora se ne stanno zitti zitti, come tutti i boiardi grillini, compresi quelli lucani, che anzi difendono come salvifico il decreto accampando scuse come quelle sul pericolo di dover allocare questi fanghi in discariche estere, dimenticando però che la percentuale di fanghi stoccati in discariche è inferiore al 19% ed è in continua discesa, e forse dimenticando che l maggior parte finisce già nei campi, subito seguiti dagli inceneritori…

rimane il fatto della assoluta non scientificità di un parametro adottato che innalza di 20 volte quel limite precauzionale fissato dal tar di lombardia e che ora i grillini difendono con accanimento sospetto, troppo sospetto conoscendo il loro modo di fare e di ribaltare il senso logico delle cose pur di avvantaggiarsene propagandisticamente presso un elettorato distratto e viscerale, avvalorando in gente come il sottoscritto il sospetto che proprio di manuzze si sia trattato, manuzze che ora vanno difese con il sangue agli occhi, negando l’evidenza del regalo fatto a chi deve smaltire quel residuo secco nei vostri alimenti, per la maggior gloria del governo del cambiamento…

perché questo è il cambiamento, baby!!!

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Comunicato stampa di Comunità Lucana

Pecunia non petr-olet

Ciò che lascia basiti non è la crassa ignoranza del ministro Di Maio sui meccanismi legislativi e regolamentari che sovraintendono la spinosa faccenda degli idrocarburi, argomento complesso di cui o ministro e staff non hanno ancora piena dimestichezza, cosa già grave per un ministro, o invece ne hanno e si comprende allora che l’estrema disinvoltura con cui la giravolta delle intenzioni spese in campagna elettorale diviene generica promessa di lasciare qui tutti i denari, tutelare la salute e l’ambiente, ricchi premi e cotillons – ma le estrazioni continueranno – in una presa in giro conclamata della buona fede dei lucani.

E pur essendo già abituati alla “revisione permanente” di quanto pur promesso in campagna elettorale dai 5 stelle, dobbiamo tuttavia meravigliarci di quanto sia facile offendere la ragione di un popolo con la meschinità di un calcolo facile, ovvero il governo ha bisogno di far cassa per una discutibile manovra e parte della cassa si trova nel sottosuolo lucano.

Tralasciando infatti alcune amenità sulle royalties, che a dire del ministro si impegnerà a portare per intero in regione, dimenticando o forse non sapendo affatto che a norma della legge n.140/1999 comma 1bis, l’intero ammontare delle royalties è già devoluto, nella quota di pertinenza statale, alle regioni ex obiettivo 1 a statuto ordinario, ciò che va rimarcato è non soltanto il valore delle accise ed imposte che ENI e altre compagnie corrispondono già allo stato per le estrazioni in essere in regione e che possiamo indicare nel complesso in più di 1 miliardo di euro annui, cifra notevole per chi deve raschiare il fondo del barile per non perdere la faccia di fronte ai suoi elettori, ma il valore che un ulteriore balzo in avanti delle produzioni lucane, quindi maggiori estrazioni, potrebbe portare in dote ad un governo che, ammesso possa sopravvivere a se stesso ed alla sua “bizzarria”, dovrà tenere conto di assetti pluriennali di bilanci e di fiducia dei mercati.

Ovviamente la legislazione ad oggi vigente, e che troppo spesso si tende ad ignorare, dopo diversi interventi legislativi, è ritornata ad essere quella dell’art. 38 del cd sbloccaitalia, ossia del titolo unico e delle procedure semplificate in capo al ministero dello sviluppo economico, ministero a cui improvvidi senatori lucani 5stelle vorrebbe addirittura trasferire competenze regionali, in un ibrido concessorio-legislativo che – guarda un po’ – proprio il voto referendario sembrava aver negato.

La palla è così nelle mani di un ministro che può decidere, scadendo l’anno prossimo la concessione val d’agri e nelle more di un possibile reiterarsi ex lege della stessa, e di una maggioranza parlamentare finora ben poco attiva che con numeri certi può legiferare, inaugurando norme più armoniche tra interesse dello stato ed interesse non solo finanziario delle popolazioni, e di fronte a tanta possibilità di intervento cosa fa il ministro di Maio se non raccontare ai lucani a modo suo, ovvero dislocando il senso delle cose, che quelle estrazioni continueranno e chissà – servendo soldi – non debbano ancora incrementarsi.

La domanda facile che a tutti sovviene è “ma se la concessione ad autostrade è stata ritirata (e sappiamo già che il contenzioso sarà lungo, doloroso ed oneroso) per i fatti di Genova, perché non potrebbe esserlo, ed a maggior ragione, anche le tante concessioni e permessi di ricerca lucani sugli idrocarburi che, se ancora non ci hanno definitivamente certificato il peso sanitario ed ambientale, pur essendo chiaro, di certo pongono una pesante spada di Damocle sulla programmazione serena di un territorio che storia, cultura, ragione e diritto pure dovrebbero consentirci?”

Troppo facile accusare chi li ha preceduti, non difendibili per innegabili responsabilità oggettive, omissioni, ingenuità e sprechi, di aver svenduto, depredato e fatto ammalare la regione in una campagna elettorale che oggi mostra il vero volto della sua propaganda anche becera, e poi praticare ben altro in nome di un superiore interesse che nessuno ha ancora ben capito cosa sia e chi rappresenti, visto che ripropone il vecchio clichè della Basilicata che deve ancora dare, dove il concetto di “popolo”, caro alla retorica grillina e leghista, è sempre in un altrove abitato da altri da noi.

Dica piuttosto il ministro se ha una strategia energetica in cui inserire il problema idrocarburi lucani (la strategia rimane quella del governo Monti del 2013 che ci condannava ad essere di fatto produttori di petrolio), dica il ministro se ha una strategia fiscale ed operativa in cui inserire i maggiori contributi che la regione dovrebbe per spirito di giustizia e leale collaborazione avere (siamo tuttora creditori di quanto all’intesa istituzionale del 2001), dica il ministro se il diritto ad essere padroni del proprio piccolo territorio corrisponde al dovere di sacrificarsi per tutti gli altri senza intravederne una causale (abbiamo insieme combattuto un referendum costituzionale avendo intenzioni evidentemente diverse che non difendere il diritto ad esistere come comunità di fronte al paese), dica il ministro se nelle sue intenzioni decarbonificare è parola astratta da recitare come elegante mantra di un supposto cambiamento o come pratica coerente da applicarsi sui territori (finora non una sola parola si è ascoltata sulle emergenze clima che pure dovrebbero spingere ad altri investimenti che non quelli su cui ci si intestardisce, rischiando il crollo finanziario del paese).

Dica, come suo diritto e dovere, ma non venga a raccontar balle in questa regione, perché a quanto abbiamo imparato sulla questione idrocarburi, l’unica conclusione che tristemente come lucani possiamo ricavare è che pecunia non olet, o meglio non petr-olet.

Miko Somma, coordinatore Comunità Lucana

il papa è pur sempre il papa

non mi aspettavo nulla di più o di meno da francesco sull’aborto…la mia stima per lui rimane intatta, così come la mia convinzione della laicità dello stato e delle sue leggi…

l’oscurantista non è bergoglio che parla da pontefice, ma alcuni che immaginano, come mullah cristiani, che lo stato debba esser fatto di fede…della loro..

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riace, 06/10/2018

tante foto sono state scattate e da tanti su una manifestazione commovente, bellissima, composta e colorata e non ne aggiungerò che queste…riace è mimmo, perché grazie a lui è nato un esperimento di successo che fa da esempio a tutto il mondo…

ne avete fatto un santo laico della sinistra, ma noi vi impediremo di farne un martireNessun testo alternativo automatico disponibile.

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