Comunicato stampa di Comunità Lucana

Pecunia non petr-olet

Ciò che lascia basiti non è la crassa ignoranza del ministro Di Maio sui meccanismi legislativi e regolamentari che sovraintendono la spinosa faccenda degli idrocarburi, argomento complesso di cui o ministro e staff non hanno ancora piena dimestichezza, cosa già grave per un ministro, o invece ne hanno e si comprende allora che l’estrema disinvoltura con cui la giravolta delle intenzioni spese in campagna elettorale diviene generica promessa di lasciare qui tutti i denari, tutelare la salute e l’ambiente, ricchi premi e cotillons – ma le estrazioni continueranno – in una presa in giro conclamata della buona fede dei lucani.

E pur essendo già abituati alla “revisione permanente” di quanto pur promesso in campagna elettorale dai 5 stelle, dobbiamo tuttavia meravigliarci di quanto sia facile offendere la ragione di un popolo con la meschinità di un calcolo facile, ovvero il governo ha bisogno di far cassa per una discutibile manovra e parte della cassa si trova nel sottosuolo lucano.

Tralasciando infatti alcune amenità sulle royalties, che a dire del ministro si impegnerà a portare per intero in regione, dimenticando o forse non sapendo affatto che a norma della legge n.140/1999 comma 1bis, l’intero ammontare delle royalties è già devoluto, nella quota di pertinenza statale, alle regioni ex obiettivo 1 a statuto ordinario, ciò che va rimarcato è non soltanto il valore delle accise ed imposte che ENI e altre compagnie corrispondono già allo stato per le estrazioni in essere in regione e che possiamo indicare nel complesso in più di 1 miliardo di euro annui, cifra notevole per chi deve raschiare il fondo del barile per non perdere la faccia di fronte ai suoi elettori, ma il valore che un ulteriore balzo in avanti delle produzioni lucane, quindi maggiori estrazioni, potrebbe portare in dote ad un governo che, ammesso possa sopravvivere a se stesso ed alla sua “bizzarria”, dovrà tenere conto di assetti pluriennali di bilanci e di fiducia dei mercati.

Ovviamente la legislazione ad oggi vigente, e che troppo spesso si tende ad ignorare, dopo diversi interventi legislativi, è ritornata ad essere quella dell’art. 38 del cd sbloccaitalia, ossia del titolo unico e delle procedure semplificate in capo al ministero dello sviluppo economico, ministero a cui improvvidi senatori lucani 5stelle vorrebbe addirittura trasferire competenze regionali, in un ibrido concessorio-legislativo che – guarda un po’ – proprio il voto referendario sembrava aver negato.

La palla è così nelle mani di un ministro che può decidere, scadendo l’anno prossimo la concessione val d’agri e nelle more di un possibile reiterarsi ex lege della stessa, e di una maggioranza parlamentare finora ben poco attiva che con numeri certi può legiferare, inaugurando norme più armoniche tra interesse dello stato ed interesse non solo finanziario delle popolazioni, e di fronte a tanta possibilità di intervento cosa fa il ministro di Maio se non raccontare ai lucani a modo suo, ovvero dislocando il senso delle cose, che quelle estrazioni continueranno e chissà – servendo soldi – non debbano ancora incrementarsi.

La domanda facile che a tutti sovviene è “ma se la concessione ad autostrade è stata ritirata (e sappiamo già che il contenzioso sarà lungo, doloroso ed oneroso) per i fatti di Genova, perché non potrebbe esserlo, ed a maggior ragione, anche le tante concessioni e permessi di ricerca lucani sugli idrocarburi che, se ancora non ci hanno definitivamente certificato il peso sanitario ed ambientale, pur essendo chiaro, di certo pongono una pesante spada di Damocle sulla programmazione serena di un territorio che storia, cultura, ragione e diritto pure dovrebbero consentirci?”

Troppo facile accusare chi li ha preceduti, non difendibili per innegabili responsabilità oggettive, omissioni, ingenuità e sprechi, di aver svenduto, depredato e fatto ammalare la regione in una campagna elettorale che oggi mostra il vero volto della sua propaganda anche becera, e poi praticare ben altro in nome di un superiore interesse che nessuno ha ancora ben capito cosa sia e chi rappresenti, visto che ripropone il vecchio clichè della Basilicata che deve ancora dare, dove il concetto di “popolo”, caro alla retorica grillina e leghista, è sempre in un altrove abitato da altri da noi.

Dica piuttosto il ministro se ha una strategia energetica in cui inserire il problema idrocarburi lucani (la strategia rimane quella del governo Monti del 2013 che ci condannava ad essere di fatto produttori di petrolio), dica il ministro se ha una strategia fiscale ed operativa in cui inserire i maggiori contributi che la regione dovrebbe per spirito di giustizia e leale collaborazione avere (siamo tuttora creditori di quanto all’intesa istituzionale del 2001), dica il ministro se il diritto ad essere padroni del proprio piccolo territorio corrisponde al dovere di sacrificarsi per tutti gli altri senza intravederne una causale (abbiamo insieme combattuto un referendum costituzionale avendo intenzioni evidentemente diverse che non difendere il diritto ad esistere come comunità di fronte al paese), dica il ministro se nelle sue intenzioni decarbonificare è parola astratta da recitare come elegante mantra di un supposto cambiamento o come pratica coerente da applicarsi sui territori (finora non una sola parola si è ascoltata sulle emergenze clima che pure dovrebbero spingere ad altri investimenti che non quelli su cui ci si intestardisce, rischiando il crollo finanziario del paese).

Dica, come suo diritto e dovere, ma non venga a raccontar balle in questa regione, perché a quanto abbiamo imparato sulla questione idrocarburi, l’unica conclusione che tristemente come lucani possiamo ricavare è che pecunia non olet, o meglio non petr-olet.

Miko Somma, coordinatore Comunità Lucana

il papa è pur sempre il papa

non mi aspettavo nulla di più o di meno da francesco sull’aborto…la mia stima per lui rimane intatta, così come la mia convinzione della laicità dello stato e delle sue leggi…

l’oscurantista non è bergoglio che parla da pontefice, ma alcuni che immaginano, come mullah cristiani, che lo stato debba esser fatto di fede…della loro..

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