FUORI LE MULTINAZIONALI DALLA LUCANIA!!!

dopo il nostro convegno a villa d’agri, anche l’incontro di ieri a sant’angelo le fratte, organizzato da vola, è andato bene, nonostante il gran freddo (anche in sala, dove mancava il riscaldamento) ed una cerimonia religiosa in concomitanza…molti gli interventi, alcuni illuminanti

emerge sempre più chiaramente la centralità dell’affare petrolio nell’analisi della situazione lucana, anche alla luce delle inchieste che lungi dall’essere terminate proseguono con interessanti appendici che speriamo possano presto condurre a quei necessari svelamenti della realtà che tutti attendiamo serenamente e senza giustizialismi di piazza o ipocriti garantismi, ma emerge con altrettanta chiarezza la necessità di un “chiarimento” non solo delle cause che hanno portato alla situazione attuale, cause che tutti riconosciamo nella pervasività delle compagnie, ben supportate in questo da un atteggiamento permissivo di lunga data delle autorità centrali, e in una certa “mollezza” – chiamiamola così! – della politica locale, ma anche dei percorsi praticabili verso una via d’uscita da questo labirinto infernale e maleodorante in cui qualcuno ha volutamente cacciato un intero popolo ed una terra

comprendere tutti i passaggi che ci hanno portato sino alla situazione attuale (una intera regione sa perfettamente, oltre ogni indagine, che dietro le parole estrazioni petrolifere ed annessi covano corruzione, malaffare, ignoranza, svendita della regione, miopia politica, cattivi costumi imprenditoriali, massonerie, servizi e quant’altro) se è sicuramente importante da un punto di vista della comprensione dei meccanismi che muovono certi affari – e va da sè che se capiamo quali sono i nodi attraverso cui passa la penetrazione in regione degli appetiti delle multinazionali, capiamo quali sono le strategie per impedirlo – questo non basta però per elaborare quella “visione” della nostra regione che deve fungere da guida per fuoriuscire dal pantano petrolio ed affacciarsi ad una nuova politica della gestione del territorio che traghetti la lucania in una modernità “altra”

i cinque punti della nostra petizione – che ricordiamo in breve essere 1) moratoria immediata delle estrazioni in corso 2) cancellazione delle istanze e dei permessi che interessano la regione 3) adozione di morme che limitino la attività estrattive in presenza di vincoli ambientali 4) innalzamento legale delle royalties al 25% e sistema di controllo dell’estratto 5) commissione europea di indagine socio-economica  ed epidemiologica per la valutazione dei danni – non hanno mai avuto la pretesa di essere il punto di arrivo della lotta che questo comitato ha iniziato in perfetta solitudine e che solo ora comincia a divenire un patrimonio comune, quanto piuttosto essere uno dei possibili e propedeutici strumenti di presa di coscienza collettiva in forma di richiesta alle autorità dell’unione europea a riguardo di un problema, quello delle estrazioni petrolifere che vincolano ad un certo futuro di damigiana energetica la nostra regione…ecco il punto centrale della petizione, sollevare un problema che non è locale, pur nella specificità della materia, ma è e deve divenire sempre più un problema generale, riassumendo in sè la questione se sia giusto che a determinare il destino di una terra siano le “esigenze” dei grandi gruppi privati dell’energia con tutti gli orpelli lobbystici di “interessi nazionali” di fatto inesistenti, o se a decidere quei destini siano le stesse popolazioni in virtù di un’idea di europa dei popoli, e non più dei capitali 

ovvio che alla denuncia del problema corrispondano proposte di soluzioni differenti e tutte in stretto rapporto con sensibilità ed idee personali, ma se cancellare tutti i permessi e le istanze che interessano il 70% della regione (checchè ne dica il presidente araba fenice de filippo ed il millantatore assessore santochirico e la loro accolita di minus habeans) ed innalzare le royalties sono ormai una richiesta comune ed alla cui attenzione questo comitato si riconosce il merito di aver dato corpo in un periodo in cui parlare di petrolio poteva sembrare anacronistico, pretendere che in val d’agri e val sauro, fatti salvi controlli che tutti sappiamo non esistere nè ora e nè mai, si possa pure estrarre, è pura ingenuità, una sorta di auto-limitazione che ci si impone quasi non si avesse il coraggio di chiedere altro nella limitatezza dei numeri e dell’importanza della nostra regione

ciò che va richiesto prima a noi stessi e poi alle compagnie, allo stato ed alla politica regionale, con forza e con ogni mezzo democratico necessario, non è un maggiore controllo delle emissioni o dei fattori di inquinamento, una maggiore trasparenza, una maggiore attenzione al territorio, maggiori opportunità di partecipazione o maggiori royalties, ma capire se estrarre idrocarburi in questa regione conviene alla popolazione lucana prima ancora che a quell’interesse nazionale cha abbiamo visto non esistere affatto – ed è in questa convenienza che rientrano tutti quei parametri ambientali, sanitari, economici, vocazionali attraverso il cui rispetto è possibile leggere la complessità delle questioni poste in essere dalle estrazioni rispetto alle sacrosante richieste delle popolazioni! – o se alla luce di quanto accade potrebbe essere che di estrazioni di idrocarburi in questa regione, viste le problematiche, non se ne debbano fare tout court e le multinazionali se ne debbano semplicemente andar via da questa terra, pagando tutti i danni sin qui fatti al territorio ed alla popolazione

non appaia folle quanto scrivo…prendiamo l’accordo eni-regione del ’98 ed i suoi dodici punti programmatici…ancora oggi a dieci anni dall’accordo la maggior parte di quei punti sono disattesi, configurando così la possibilità per la regione basilicata di rescissione per inadempimento contrattuale da parte dell’eni dall’accordo stesso e di revoca della concessione…ipotesi non peregrina e soprattutto che a fronte di una richiesta di riduzione in pristino dei luoghi (cioè allo stato in cui erano prima dell’accordo) o di una forte contabilizzazione del danno ambientale e di una richiesta di risarcimento per inadempienza contrattuale di tutti i danni materiali e morali, aprirebbe una voragine nella sicurezza arrogante dell’eni di poter trattare questa terra come una signoria…stessa cosa, ma con l’aggravante delle indagini e degli arresti, potrebbe portare alla revoca della concessione tempa rossa ed alla risoluzione per indegnità morale dell’accordo con la richiesta di danni alla compagnia francese

ipotesi che a ben vedere sarebbero applicabili ad ognuno degli attacchi che da più parti compagnie e gruppi di potere portano alla nostra regione

assurdo?…credo che molti avvocati europei si fregherebbero le mani alla sola idea di poter patrocinare una simile causa (seppur nella differenza di sistemi normativi, la giurisprudenza soprattutto nord-americana è ricca di casi analoghi)…ovvio che simili passi necessiterebbero di una forte coesione politica che al momento è inesistente in regione e che si può star sicuri le compagnie ostacolerebbero in ogni modo con le solite pratiche del divide et impera per interposte logge locali…ma non è ciò che questo comitato sta provando con un certo successo a fare direttamente nelle strade e nelle piazze, nella certezza dell’inemendabilità bipartizan di questa classe politica?

ecco forse anche spiegata una certa attitudine “politica” del comitato no oil lucania, attitudine che non abbiamo mai negato, perseguendola semmai con tutta l’energia di cui un piccolo gruppo di persone può disporre nell’inadeguatezza spesso mortificante dei mezzi materiali a disposizione (mezzi tutti di natura personale), nella comprensione che tutti gli attacchi mossici proprio da parte di chi avrebbe invece dovuto esserci vicino sono un fenomeno di quel collateralismo al sistema che il sistema stesso utilizza per controllare il dissenso, racchiudendolo in una casella controllabile politicamente, nella certezza di aver avuto sempre ragione nella denuncia e nei suoi tempi e modi, nella capacità di sacrificio e di solitudine che spesso ci siamo imposti anche di fronte all’incomprensione di alcuni di noi, nella possibilità di costruire quell’opportunità che sin dal primo istante abbiamo individuato in un momento storico irripetibile per la nostra terra e che non vogliamo vada disperso nell’inettitudine e nell’ottusità di supposti ed autoreferenziali “rappresentanti politici”, più usi a far da pompieri che a stimolare la partecipazione e la condivisione delle idee

continuiamo e continueremo comunque ad andare avanti, nella sicurezza di possedere quella visione di lungo periodo che rende la pratica dell’oggi fondante della prospettiva del domani

la manifestazione del 21 febbraio assume così per noi il carattere di momento di nascita di un vero movimento regionale per la tutela della nostra terra dagli attacchi esterni ed interni e di una idea nuova di utilizzo del territorio, nella pratica coerente della democrazia partecipata come collante di una nuova identità di popolo e di una nuova idea della nostra terra  

miko somma 

FUORI LE MULTINAZIONALI DALLA LUCANIA!!!