fiat, le proposte della fiom e quelle del comitato

FIAT SATA MELFI: PROPOSTE DELLA FIOM CGIL DI BASILICATA
 
07/01/2009 11.54.24
[Basilicata]
“Le relazioni tra la Regione Basilicata ed il gruppo Fiat sono divenute negli ultimi anni più frequenti anche per effetto della regionalizzazione di molti strumenti e finanziamenti pubblici a sostegno delle imprese.
E’ stato così in occasione dell’ultimo Contratto di Programma, quello che ha condotto, previo accordo sindacale sostenuto dalla Fiom Cgil e firmato da tutto il sindacato, all’ampliamento della capacità produttiva dello stabilimento Sata per la messa in produzione del modello della Grande Punto segmento B”.
E’ quanto riferisce una nota della Fiom Cgil.
“Più recentemente – prosegue la nota della Fiom – è sopraggiunta anche un’intesa che attraverso l’utilizzo dei Fondi Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) porterà alla creazione di un Campus industriale manufacturing della ricerca in collaborazione con l’Università di Basilicata.
Appare chiaro tutta la rilevanza del comparto dell’automotive in Basilicata, un comparto di circa 12 mila addetti, che rappresenta un terzo dell’occupazione industriale.
Questi numeri, ma non solo questi, richiedono tuttavia l’adozione di scelte strategiche al fine di potenziare e qualificare le produzioni connesse al settore automotive in Basilicata, soprattutto sul piano dell’industria della componentistica.La Fiom Cgil di Basilicata – si legge – è da anni impegnata su questi temi e a dimostrazione di ciò ci sono i 4 rapporti di ricerca prodotti fino a questo momento proprio sul tema del settore auto in Basilicata.
La Fiom è impegnata a difendere l’Accordo stipulato con la Fiat che portò all’ampliamento e all’assegnazione allo Stabilimento Sata di Melfi del modello del segmento “B”, Grande Punto.
Se c’è – continua la Fiom Cgil – chi vuole, anche nel sindacato, mettere in discussione l’accordo esistente è necessario almeno che avanzi proposte complete e chiare e alternative alle attuali senza ipocrisie.La Fiom di Basilicata ritiene necessario per lo stabilimento Sata mantenere la missione produttiva legata al “segmento B”, ragione per cui è nato lo stabilimento di Melfi, e che le imprese che operano nel settore della componentistica, anche con il supporto di incentivi pubblici, si avviino sulla strada della diversificazione produttiva (quindi non solo auto, ma anche, altri mezzi di trasporto, elettrodomestici, edilizia ed altri).
Porteremo – conclude – a livello nazionale tali richieste, quando speriamo a breve, si determineranno le condizioni perché Fiat anche con il coinvolgimento del Governo nazionale e regionale venga al tavolo del Confronto nazionale per definire un intervento sostanziale su un nuovo piano industriale per ridare futuro all’intero settore auto nel nostro Paese e all’occupazione esistente”.

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bene per il momento, ma con le tecniche dei pannicelli caldi non si cura una brutta malattia…e la malattia è quella di un gruppo industriale che non riesce a stare sul mercato, nonostante i grandi regali che lo stato gli ha fatto con gli stabilimenti al sud…ben altro il gruppo dovrebbe fare che tagliare sul costo del lavoro attrraverso cassa integrazione e nuove tipologie contrattuali, ma non vogliamo certo dare suggerimenti…non ne sentiamo la capacità!!!…quello che notiamo è la crisi continua della fiat-sata di melfi, crisi che non si cura certo con le elemosine milionarie o con l’incapacità del sindacato di individuare e far coincidere interessi regionali alla conservazione dell’occupazione, relazioni sindacali autonome e modelli produttivi legati al territorio…cosa in cui mi pare latitino tutti, fiom compresa…occorre cominciare già a pensare al dopo fiat…non è possibile infatti sottostare ad ogni colpo di tosse produttivo del gruppo torinese che in questa regione si risolve in brutte polmoniti occupazionali e cadute di pressione emotiva…e se dai fondi fas dobbiamo togliere denari altrimenti spendibili per favorire attività che lo stesso gruppo fiat avrebbe interesse a finanziare di tasca propria, ma che trova fin troppo facile farsi finanziare dalla regione basilicata con i soliti ricatti, non abbiamo capito davvero nulla…quello stabilimento è costato 6.000 miliardi di lire a stato, regione e comunità europea, quindi chiunque di noi, letto un buon libro di tecnica della produzione industriale avrebbe potuto realizzarlo – ovviamente ci scherzo su, ma è un dato di fatto!!! – ora gestire la fase di fuoriuscita del gruppo dalla regione (cosa che nessuno vuole dire apertamente per comprensibili motivi di immagine e strategia) richiede nervi saldi e capacità di individuare percorsi alternativi alla dismissione pura e semplice degli impianti…noi avremmo le nostre idee legate al progetto di realizzazione di un sistema di autosufficienza energetica della regione basilicata basato sulle fonti rinnovabili…trasformare lo stabilimento fiat di melfi nella più grande fabbrica al mondo di pannelli fotovoltaici e di solare termico dove unitamente alla produzione legata tanto al sistema regionale, tanto alla produzione a costi concorrenziali per altre strutture pubbliche nazionali e private, si possa provvedere anche all’individuazione di tecniche installative legate al nostro territorio ed alle sue specificità di esposizione al gradiente termico-fotovoltaico, in sinergia con una facoltà universitaria di scienze e tecniche delle energie rinnovabili da realizzarsi come primo passo, magari simbolicamente presso una trisaia di rotindella finalmente bonificata…impossibile?…no, possibile invece e con costi infinitamente minori di ogni altra riconversione o salvataggio, dal momento che se lo stabilimento e molte infrastrutture produttive già esistono, se esiste un’attitudine industriale consolidata nelle posizioni lavorative locali, se una requisizione da parte della regione basilicata delle stesse è legalmente possibile e praticabile, l’opera di riconversione industriale potrebbe allora essere finanziata dai fondi fas…avremo tempo e modo di ritornarci su, illustrando la proposta in alcuni dettagli…ciò che serve è la volontà politica di perseguire obiettivi ambiziosi che traghettino questa regione in un futuro altro e non legato all’internazionalizzazione dei rapporti produttivi…detto in altri termini abbiamo bisogno di guidare da noi il nostro futuro