riforma delle regioni…c’è spazio per tutti…

partiamo dal lancio secco del quotidiano q.i. (quotidiano italiano), edizione romana e dal suo articolo che trovate al link http://roma.ilquotidianoitaliano.it/proposta-pd-per-ridurre-regioni-come-cambierebbe-litalia-foto/

Domani (articolo a data 17 dicembre), l’Onorevole Roberto Morassut (http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Morassut per un piccolo profilo) e il Senatore Raffaele Ranucci (http://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Ranucci) del Partito Democratico (entrambi noti più che per altro per i trascorsi sportivi e mi fermo qui per sottolineare l’alta competenza istituzionale, nda), presenteranno alla Camera dei Deputati un disegno di legge costituzionale per ridurre le regioni italiane da 20 a 12. Se la legge sarà approvata nei due rami del Parlamento, la geografia politica del paese cambierà notevolmente e quella che era la Provincia di Roma, diventerà la Regione di Roma Capitale.

«Dopo 45 anni dalla nascita delle regioni – hanno spiegato in una nota congiunta Morassut e Ranucci – pensiamo che in Italia sia arrivato il momento di discutere concretamente di una riforma del regionalismo. Oggi ci troviamo in una fase in cui stiamo riorganizzando lo stato, le massime istituzioni, e le basi fondamentali della nostra Costituzione; parliamo poi di riforma della legge elettorale e discutiamo di spending review, cioè di riduzione delle spese. Allora, in questo quadro, il tema delle regioni diventa fondamentale». «Le Regioni – concludono – sono nate negli anni ’70 per cercare di dare rappresentanza alle diverse identità italiane. Ma se in una prima fase hanno fatto bene e hanno aiutato la crescita del Paese, in un secondo momento sono diventate protagoniste di fenomeni non positivi della vita pubblica. 15 sono finite sotto inchiesta, 494 sono stati i consiglieri coinvolti, quasi 60 milioni di euro – tutti soldi pubblici – la cifra sulla quale i magistrati stanno ancora indagando. È per questo che ora bisogna cambiare».

ed ecco in chiaro lo schema del cambiamento della carta geografico-amministrativa del paese che questi due geni propongono

e qualcosa della impostazione della “riforma” pur si vede, ben oltre l’ideologismo tipico e direi insistente che segue la vulgata degli scandali regionali per il superamento delle regioni…siamo di fronte non a proposte che seguono pedissequamente altre proposte che negli anni passati sono andate nel senso di un superamento dell’attuale ripartizione (si pensi alla proposta di accorpamento della fondazioni agnelli), ma ad un vero e proprio ridisegnare la cosa pubblica in base a ripartizione del tutto fuori da ogni logica geografica e di trasporti, culturale e finanche, pur essendone permeata con una idea di distretti produttivi omogenei, economica, ma ben dentro anche una logica profondamente antimeridionale che interviene massicciamente proprio al sud nello sconvolgimento degli attuali confini amministrativi, intervenendo con resecazioni di unità finora omogenee culturalmente…

se infatti sono fatte salve le due regioni a statuto speciale, sardegna e sicilia, sul cui destino costituzionale nulla si dice (rimangono o meno a statuto speciale?), il resto del sud è riaccorpato su due regioni bizzarre anche nel nome, regione di levante (puglia, provincia di campobasso e provincia di matera) e regione di ponente (calabria e provincia di potenza), che di fatto prevedono lo smembramento di due delle attuali regioni, basilicata e molise ed il successivo riaccorpamento in entità prima di tutto contraddistinte dalla eccessiva lunghezza del loro asse nord-sud (parliamo di 400 km sia in un caso che nell’altro) che marginalizzerebbero ulteriormente territori ad oggi privati persino delle province come enti politici intermedi, quindi da una oggettiva difficoltà costituita dalla mancanza di assi viari e ferroviari in grado di interconnettere gli stessi in unità organiche ed armoniche realisticamente in grado di fare da supporto e cerniera ad un territorio eccessivamente vasto…

ed ovviamente nel caso lucano ed in quello molisano, ciò che emerge è la diluizione delle istanze delle numericamente esigue popolazioni locali in contenitori talmente grandi da relegarle alla perifericità dei numeri esprimibili in un consesso legislativo (o quel che ne rimarrebbe, ammettendo pure che rimanga) locale…se infatti vogliamo stare ai numeri 350.000 abitanti della provincia di potenza, che possibilità di ascolto avrebbero di fronte a circa 2 milioni di calabresi che si intesterebbero politicamente la regione di ponente?…ed altrettanto potremmo dire per i circa 220.000 abitanti della provincia di matera o analogamente per i molisani…e non voglio neppure commentare quanto questa ripartizione influirebbe sulla situazione idrocarburi che a quel punto verrebbe spezzettata e diluita in ben altri contenitori che quello regionale lucano…

e risalendo lo stivale la regione campania si allargherebbe alle province di latina e frosinone, con ciò sugellando una contiguità economica, culturale e sociale affatto esistente, se non per i fenomeni camorristici in atto nell’interfaccia tra le due regioni, mentre la provincia di roma diverrebbe una sorta di distretto regionale quasi americanizzato, a mo’ di distretto della columbia, che se a qyualcuno può apparire uno scimmiottamento fanciullesco di un sistema democratico e territoriale del tutto avulso dalla tradizione europea, è evidentemente una realt° psichica per altri che a quel modello credono tanto da volerlo addirittura importare da noi…

continuando la regione cosiddetta adriatica è qualcosa che se esiste già oggi nella contiguità di distretti economici e rivieraschi affini, ma non certo uguali, delle vaste zone interne fa carne da cannone, riportando tutto a quel dato economico che è importante, ma che non riverbera affatto le differenze culturali esistenti e che a mio avviso sono uno dei grandi patrimoni sociali del paese, interconnettendosi in approcci sociali e finanche economici da non potersi sottovalutare in nome del pil e di altre considerazioni strettamente ed astrattamente contingenti all’idea di omogeneità forzata che la proposta stessa sembra voler portare avanti…

abbiamo poi la regione appenninica (?) che comprende l’attuale toscana, l’umbria e la provincia di Viterbo, raggruppate in un non senso geografico che suona però quasi ad annessione da parte della maggiore delle attuali regioni, la toscana che diviene così un centro regionale di dimensioni tali da superare la sua attuale semi-marginalità rispetto ai grandi aggregati produttivi della sovrastante pianura padana…sogni di gloria per seguaci renziani?…parrebbe di si…

e veniamo alla visione più nordista della proposta, con l’emilia romagna che accorpa la provincia di pesaro, ma che sostanzialmente rimane tal quale, con la lombardia che giocoforza ha già dimensioni economico-produttive e demografiche sufficienti, e le regioni alpine (valle d’aosta, liguria e piemonte a far da capofila) ed un triveneto post-asburgico che riappare inopinatamente…

ma di cosa stiamo parlando?…di quale paese vorrebbe questa proposta tracciare la riga?…delle autonomie regionali speciali (e di cui occorrerebbe ridiscutere certamente, ma che credo francamente difficile possano essere semplicemente rottamate nello stile renziano, basti solo ricordare quale fu il percorso che portò all’autonomia siciliana o a quella dell’alto-adige) non vi è traccia residua, delle culture di fondo delle popolazioni rispetto alcuno, così come delle peculiarità economiche e produttive locali (dei trasporti abbiamo accennato) e di tante altre componenti storiche e di identità che probabilmente sono state anche una delle cause e dei motivi principali che hanno spinto i costituenti ad immaginare un percorso regionale, previsto sin dal 48 e realizzatosi solo nel 1970 per le regioni a statuto ordinario…

ed esattamente come la bufala delle province, può mai essere che le sole risibili economie di scala derivanti da un accorpamento di enti, che non potrebbero certo limitare i costi fissi dei servizi (da rivedere nei parametri senz’altro), possano portare a quei risparmi da tutti auspicabili (il significante), riguardando invece principalmente quel costo della democrazia che alcuni ritengono superabile (il significato) che anche i più che criticabili consigli regionali&carozzoni vari comunque rappresentano, essendo di fatto gli ultimi (insieme ai consigli comunali) a poter essere eletti con un voto diretto dei cittadini, quindi con la scelta dei rappresentanti?…

ed ho paura che sia proprio quella infatti la ratio della proposta e delle proposte che in questi giorni cominciano ad affastellarsi sui banchi delle commissioni parlamentari in una rincorsa  cieca all’uccisione non rituale, ma concreta, delle democrazie di periferia, limitare il potere dei territori e lo stesso concetto di sussidiarietà che era nello spirito della prima riforma del titolo V nel 2001, ritornando ad uno stato centralizzato e forte, forse anche troppo forte, visto il potere di intervento diretto persino sulla programmazione territoriale che già a partire dal decreto sblocca italia si affaccia su un orizzonte democratico nazionale oggi al bivio tra un decentramento dei poteri legislativi certamente migliorabile ed un concetto di autoritarismo che oggi vede in matteo renzi, figlio di berluskoni silvio e nipote di napolitano giorgio, l’interprete principale in una traslazione storica di quelli che furono gli intenti già al piano di rinascita democratica della mai defunta nello spirito loggia massonica p2…

attenzione che la democrazia a rischio non si conclama più in pugnali, fez, gagliardetti e cori di squadraccie e squadrette, ma probabilmente si manifesta in intenti di costruzione di leadership forti sulla pelle dei poteri locali e su quella che la classica tripartizione delle funzioni e così dei poteri separati ed indipendenti che montesquieau ci aveva insegnato essere il segno più evidente della democrazia moderna…

una volta che il potere esecutivo pretende e prende il controllo delle altre funzioni dello stato, legislativa (ed oggi il parlamento è succube con l’italicum esattamente come lo fu illo tempore con il porcellum), giudiziaria (sin troppo facile legiferare con simili parlamenti per sottoporre la giustizia al collare ed alla catena) il salto nell’autoritarismo è compiuto…poi puoi anche chiamarla democrazia del #cambiaverso ed allora forse tutti capiremo che quel verso che cambiava era nel ritorno ad un passato nel moderno che francamente nessuno realmente e sinceramente democratico avrebbe mai auspicato…

e la speranza di venirne fuori si affievolisce via via che cresce nei parlamentari, soprattutto pd, ma non solo, la vigliaccheria ed il comodo di conservare la propria posizione mantenendo in piedi un governo assurdo pur di non rendersi invisi al kaiser di via del nazareno ed anzi raddoppiando anche con proposte ai limiti dell’utile idiozia come questa di un accorpamento senza ragioni di alcuna evidenza…e dopo non resterà purtroppo che la piazza ed i disastri che questa storicamente riesce a combinare, buttando quasi sempre l’acqua sporca con tutto il bambino

miko somma

p.s. come al solito perdonatemi eventuali errori sintattici…sempre la male/benedetta fretta di scrivere velocemente perché il testo abbia freschezza e non risulti artefatto, freddo o distante…