kobane, rehana ed un popolo meraviglioso che necessita di una patria…

kobane, città simbolo della resistenza kurda contro le milizie dell’isis…finalmente libera, anche se ancora non completamente, al costo di oltre 1600 combattenti in poche settimane, uomini e donne, supportati certo dai bombardamenti occidentali, ma la cui resistenza è fatta di coraggio armato di armi leggere, di cui ammirare lo spirito di sacrificio estremo nel contrastare la follia del califfato…forse ricorderete che le donne kurde impegnate nei combattimenti riservano l’ultimo colpo per loro stesse, nel caso dovessero essere prese prigioniere…

(tra le donne, presenti in buon numero tra i difensori della cittadina, eccovi sopra la foto di rehana, ribattezzata l’angelo di kobane, di cui si racconta abbia ucciso oltre 100 guerriglieri dell’isis…sempre non sia figlia della propaganda, la storia di questa ragazza — o del suo simbolo — inizia ad agosto, quando lo scontro deve ancora accendersi….il giornalista svedese carl drott fotografa una militante dell’YPG che lo saluta con il segno di vittoria, la foto appunto, e la ragazza gli racconta: «vengo da aleppo, dove studiavo legge, ma l’Isis ha ucciso mio padre e allora mi sono unita alla guerriglia»…all’epoca  non è ancora Rehana…sul taccuino del reporter non resta il nome della ragazza, che spunterà più tardi, sui media del kurdistan….) 
 
e se qualcuno oggi, anche ipocritamente, li definisce un baluardo dell’occidente, io preferisco definirli un popolo meraviglioso, di cui ho potuto apprezzare la civiltà ed il senso dell’amicizia, e che ora più che mai necessita di una patria finora negatagli dagli interessi occidentali e dalla occupazione irakena, iraniana, siriana, turca