…la verità, tutta la verità…

allacciandomi al post appena pubblicato in cui nel mentre stigmatizzo la pratica orribile delle decapitazioni, mi pongo anche delle domande su chi siano questi uomini che hanno il coraggio di sgozzare e decollare teste di altri esseri umani del tutto innocenti, vorrei però fare qualche considerazione più approfondita di quello che, a mio avviso, rimane un mistero ben oltre le spiegazioni general-generiche sulla crudeltà dell’isis, quelle che, a dirla breve, sono diventate sui media la “pappina” con cui nutrire l’indignazione di una opinione pubblica sempre più “bambina”…

a furia di raccontarla sui media, la storia da cui viene fuori l’isis è ormai nota a tutti, forse probabilmente anche il recinto confessionale in cui matura un fondamentalismo inedito persino ai metodi sin qui usati dai seguaci di bin laden od ai talebani di un afghanistan che per un periodo è stato la culla dell’estremismo islamista più fanatico, dovendo ora cedere il passo ad una contraddizione bellica ancor più estrema, quella di un paese, la siria, alle prese più che con una guerra civile, con una mattanza senza più alcun criterio, neppure quello detestabile del conquistare postazioni da parte delle fazioni in campo a qualsiasi costo…

peccato che nel sottolineare la saldatura tra due analoghi movimenti in siria ed iraq, il primo scaturito da una fetazione incontrollata di al-nusra nel caleidoscopio della guerra del tutti contro tutti che insanguina da anni la siria, il secondo nato dalle ceneri della scomparsa di al-qaeda dall’iraq, pochi osservatori abbiano sottolineato alcuni passaggi che, non raccontati, rischiano di far apparire tutto come nato spontaneamente da una deriva islamista che si autoalimenta di continue esasperazioni interpretative del corano, tanto dal posizionarsi nettamente al di fuori del pur molto mutevole recinto interpretativo del testo sacro di una religione che vive di interpretazione, non avendo strutture centralizzate in grado di elaborare una dottrina di fede stabile ed in qualche universalistica, come invece il cattolicesimo romano che pone l’interpretazione del testo sacro nelle mani delle gerarchie ecclesiali vaticane…ma questo è altro discorso, che in parte ho già avuto modo di commentare qui e lì…

passaggi che, raccontati per la siria o per l’iraq sembrano dover essere diversi, nonostante la lunga teoria di affinità storiche, culturali e di clan tra due paesi che in realtà forse non sono mai stati davvero tali, quanto piuttosto due espressioni locali dello stesso potere, quel partito-clan baath che fu sia di assad padre che di saddam Hussein, eppure sono entrambi figli della stessa macelleria istituzionale che, in maniera diversa, eppure per molti versi anche assai simile, ha afflitto sia la siria, dove la dittatura laica degli assad e della struttura baath che li sosteneva entra in crisi per interventi esterni a supporto di criticità interne, sia l’iraq del dopo saddam dove il caos regna sovrano dopo il sostanziale abbandono del campo da parte delle truppe internazionali, ed in particolare quelle usa, restituendo un paese lacerato tra sunniti e sciiti con una enclave di relativa autonomia kurda nel nord del paese…

ecco, questa affinità è in realtà il brodo di coltura di queste due forme islamiste locali che, fondendosi nell’idea un po’ folle (ma non storicamente inesatta) di un califfato di baghdad che si fa dunque stato attraverso l’unione tra due milizie appartenenti a due paesi distinti, seppur simili ed in quanto tali assimilabili, comincia a concretizzarsi come l’idea di una forma di potere statuale che, per così dire, necessita non solo di un territorio da governare, ma di una sorta di costituzione immateriale  a cui fare riferimento, costituzione immateriale che, per la storia del movimento islamista più radicale, non può non risiedere  altro che nella forma più estrema di sharia, cioè in quell’interpretazione coranica supposta pura (e sottolineo la parola supposta, perché in realtà tale non lo è affatto) della legge che regola la convivenza tra gli uomini e che però non trova però alcun fondamento teorico e pratico nella storia moderna dei paesi arabi…

all’isis, come diviene noto alle cronache lo stato islamico, non tenendo quindi in alcun conto la diversità di provenienza delle due branche di nascita della sua milizia, non serve così solo un territorio, ma serve una sostanza giuridico-confessionale da usare ben oltre ogni tradizionale antagonismo religioso che pure era base rivendicativa dell’islamismo più radicale…

e quella sostanza giuridica diviene una legge coranica fondata sull’estirpazione violenta e plateale di ogni elemento di diversità, violenta sino alla più bieca barbarie medioevale dei metodi di punizione e dei “reati” da punire, plateale sino all’estremo del luogo aperto al pubblico ed alla registrazione dell’evento perché il suo messaggio sia amplificato con ogni mezzo ed in ogni dove…ma a questo aspetto torneremo a breve…

l’isis in siria, come dicevamo nasce da una branca di al-nusra e comincia a vivere di vita propria nel caleidoscopio delle sigle che punteggiano la guerra civile siriana, anche grazie ad “aiuti” che in qualche modo i paesi occidentali più interessati alla caduta di assad, usa e francia, ma anche il regno unito, forniscono alle varie formazioni che combattono il regime, destabilizzandolo e mettendolo in crisi, secondo un assetto che è stato tipico di altre forme di intervento di questi paesi in altre aree del mondo alle prese con violentissimi ed insanabili conflitti interni e che in sintesi si potrebbe declinare come “aiuta il nemico del tuo nemico per indebolirlo”…questo accade in siria e l’isis, ancora non identificato in pieno come una minaccia, riceve aiuti in forma di materiali bellici in quel calderone incontrollabile che è la galassia anti-assad…

non divagherò però su questi casi di aiuto a formazioni i cui scopi sono poi sfuggiti al controllo che pure si credeva di poter operare su costoro una volta sconfitto il nemico che questi combattevano e che era nemico di alcuni interessi di questi stessi paesi occidentali…e pensate all’afghanistan ed agli aiuti americani ai talebani  per indebolire quel fronte dei mujāhidīn che dopo la liberazione dai sovietici “pretendeva”, sulla scorta delle indicazioni del comandante massud di riportare il controllo del paese nelle mani degli afghani e non più dei trafficanti di oppio grezzo, il principale prodotto del paese…e pensate a quanto sia servito ad israele per indebolire al-fatha, formazione laica, a cominciare dall’invasione del libano e dei bombardamenti su beirut nell’81, dare sostegno ad hamas pensando di poterla facilmente controllare…e pensiamo alla somalia, dove i danni degli appoggi in armi alle fazioni in cambio di seppellimento di rifiuti tossici sono ancora visibili…se volete pensate a boko haram ed a quanto sia servito ai francesi per destabilizzare un’area a cavallo tra nigeria, niger e repubblica centroafricana, ricchissima di uranio…volete che continui?…probabilmente ci allontaneremmo troppo nell’elenco dei danni prodotti da politiche estere coincidenti con interessi strategici diretti ed indiretti di mafie, grandi gruppi dell’energia e via discorrendo, quindi torniamo al califfato ed alla sua legge coranica che impone platealità nell’esecuzione…

quasi all’improvviso, mentre le prime esecuzioni con taglio della testa cominciano a farsi strada sia nel conflitto siriano che in quello irakeno, appaiono i primi filmati di esecuzioni di ostaggi occidentali, tutti affidati alle mani “esperte” di “jihad” johnn, come la stampa comincia ad identificare un sedicente rapper inglese convertitosi all’islam radicale, che consegna all’immaginario collettivo globale le prime esecuzioni filmate di ostaggi in tenuta arancione, arancione come le tute dei prigionieri di guantanamo…

ostaggi che sembrano inebetiti, che non oppongono alcuna resistenza neppure al taglio della gola, come pure suggerirebbe l’istinto di sopravvivenza e carnefice che minaccia i paesi occidentali in un inglese molto pulito e con una buona dizione, con scarpe da ginnastica modello nike o simili, con al polso della mano sinistra un vistoso orologio che per molti versi ricorda i cronografi militari…

ostaggi di sicuro o inebetiti da droghe potenti o confusi da molte precedenti riprese dove alle minacce non era seguita poi l’esecuzione, tanto da convincerli che non gli sarebbe accaduto nulla…un rituale macabro per una decapitazione “tecnicamente perfetta” che “punisce l’infedele e con lui gli stati occidentali” e non li punisce solo con l’esecuzione del prigioniero, ma con la consegna sulle reti internet di un immaginario di orrore senza fine che, continuando a scadenza ravvicinate e nonostante le repentine cancellazioni dei gestori dei nodi, prima o poi a tutti capiterà di guardare nelle sue versioni integrali od in quelle ridotte ed inertizzate dal congelamento dei frames più espliciti dello sgozzamento e della decapitazione o magari nelle infinite terribili foto che si rincorrono sui social…certo quelle immagini creano un immaginario di orrore senza fine, ma servono evidentemente anche a solleticare quel macabro richiamo di un’ideale appartenenza della vendetta di ciascuno dei tanti “esclusi” delle più squallide periferie dell’europa globale e liberista ad un senso di vendetta più identitaria in cui accomunare il proprio odio individuale…e le milizie estere, quelle composte da musulmani provenienti dall’occidente, sono fondamentali nella guerra dell’isis…

certo a voi che leggete questo blog, come altri, quelle immagini non suggeriscono altro che orrore, ma provate per un istante a calarvi nella mente disturbata di ragazzi confusi, senza alcuna identità culturale con un sistema economico e sociale che li esclude e da cui si sentono esclusi, vedendolo al più identificato con le pattuglie della polizia (che nei quartieri degradati, qualche volta anche altrove, spesso non usa proprio la “mano leggera”…non pensate solo alle banlieu di parigi o alle periferie di londra, pensate anche a federico aldrovandi o a stefano chucchi o alle tante vittime di forze di polizia spesso senza freni morali od etici dopo lo “stappo” alla vasca della violenza di genova della scuola diaz…bene questo è il brodo di coltura di molti sentimenti e comportamenti), in altre parole quelle immagini non danno orrore, ma creano la perfetta identificazione della propria vendetta personale in una più generale vendetta contro il sistema economico e sociale che sentono, a torto od a ragione, averli sacrificati come merce di scarto, come rifiuti…l’esclusione sociale è il tessuto su cui possono nascere le metastasi di sensi di appartenenza senza logica per voi lettori, ma pieni di rancore che deve trovare e trova un strada nell’odio per tanti altri, speriamo meno di quanti disagiati produce questo assurdo sistema economico dove è la gente a servire l’economia, non l’economia a servire loro…

strano questo jihad johnn, sembra quasi un personaggio di un videogioco ad altissima definizione, un boia seriale calmo e glaciale nel mentre continua le sue esecuzioni pubbliche, pubbliche perché riprese con una certa accuratezza nell’uso del video che via via però da amatoriale diviene sempre più professionale, fino ad arrivare al docu-film dell’esecuzione del pilota giordano catturato con un rogo, dove si mette in scena un vero e proprio script cinematografico e dove al boia singolo, si sostituisce ora una vera e propria milizia, un plotone di esecuzione che accompagna il pilota in un giro tra le macerie e poi gli da’ fuoco dopo averlo rinchiuso in una gabbia…vi sono ancora errori certo e qualche contraddizione con la foto del pilota che l’ostaggio giapponese goto mostra (il particolare della barba e la gabbia che lo rinchiude, quasi certamente un frame di un video, quello dell’esecuzione, già girato e ritoccato per l’occasione e per mostrare che lo stesso goto, per cui era stato chiesto un riscatto enorme al giappone, era ancora in vita, non conoscendosi ancora la sorte del pilota e viceversa), ma la tecnica migliora ed il plotone che accompagna il pilota giordano, anch’egli probabilmente inebetito, mostra ancora scarpe nuovissime da ginnastica, grossi orologi ai polsi, una cura nell’abbigliamento che mal s’addice ad un teatro di operazioni belliche…siamo di fronte a qualcosa più che ad un semplice video, esiste della tecnica e la tecnica di montaggio o è patrimonio di qualche aderente all’isis che ha a disposizione uno studio ed un pc dove esercitarla (ed in una zona soggetta a bombardamenti improvvisi da parte della “coalizione” e ad aspri combattimenti con le forze dei peshmerga kurdi, questo francamente appare difficoltoso) o avviene in qualche luogo tranquillo e fuori dal conflitto (i siti di pubblicazione e condivisione non sono sempre identificabili geograficamente con sicurezza) o c’è sotto qualcosa di ancora più strano, una regia di quanto accade in quelle esecuzioni…

tutto apparso ancor più chiaro nel video dell’esecuzione dei 21 prigionieri egiziani di fede cristiana copta, che nonostante la mia contrarietà istintiva per rispetto di quelle vite offerte all’orrore dello sguardo, ho voluto comunque visionare…una spiaggia di sabbia, mar mediterraneo, 21 prigionieri in tuta arancione, del tutto succubi ed incapaci di reagire, probabilmente anche loro drogati ed inebetiti, e 21 carnefici, 20 in uniforme completamente nera ed uno, il capo, con una mimetica, tutti con scarpe da ginnastica e grossi orologi, tutti armati di coltelli militari, tutti alti, stranamente quasi tutti della stessa altezza, un particolare probabilmente studiato per aumentare l’effetto video-gioco…

una lunga camminata sulla spiaggia a pochi passi dall’acqua ed una fila di uomini con tuta arancione inginocchiati con ciascuno un carnefice alle spalle, parla il loro capo e stranamente l’atteggiamento somiglia a quello di jihad johnn, stesso orologio, stesso pugnale, stesso sguardo, potrebbe forse essere lui a giudicare dalla voce, pur se l’accento sembra diverso, ma qui siamo in libia e non nel deserto siriano o irakeno…possibile che jihad johnn si sia spostato in libia, nella difficoltà di muoversi che un teatro di guerra comporta?…forse no, forse più possibile che quella ipotetica regia a cui accennavo non complottisticamente (per carità, sapete bene come la penso sui complottisti) abbia imposto un canone di sceneggiatura, un canone che comportava quell’immaginario che dobbiamo imparare a decrittare meglio… 

uno sgozzamento collettivo con i prigionieri spinti al terreno, sollevate le teste e tagliata la gola, indi distaccate le teste ed adagiate, con riprese in primo piano che mostrano persino la sabbia appiccicata sui volti, sangue che cola nell’acqua a mischiarsi con il mare mediterraneo, con il mare nostrum…a cosa siamo di fronte, ad una minaccia reale o ad un messaggio che ormai si autoamplifica creando rete sull’emulazione del macabro rituale reiterato?…

non lo so, non ho risposte e vorrei averle, mi limito solo a notare come quegli esecutori abbiano davvero poco di islamico fanatista, se indossano elementi evidenti di vestiario così occidentale da risultare un particolare tanto evidente da risultare una contraddizione…e la domanda che mi sorge sempre più drammatica, alla vigilia di un intervento militare che ormai sembra tirato per i capelli nell’immaginario più profondo di ogni occidentale, è…ma sappiamo davvero tutto su questi tagliagole che andrebbero cancellati per sempre dal mondo, su chi li finanzia, su chi li muove, sui loro fini ed obiettivi o c’è qualcosa che ancora dobbiamo sapere e che probabilmente non sapremo mai, visto che quell’orrore se stimola emulazione in chi vive un disagio inesprimibile altrimenti, in noi stimola una rabbia che sembra voler richiedere vendetta?…

io sono un cittadino italiano e pretendo che mi si dica la verità, tutta la verità…persino se è in atto una nuova guerra per il petrolio od il gas…

miko somma  

p.s. come al solito scusate la mia fretta di scrivere di getto, una fretta che forse genera errori ed incomprensioni, ma che spero vogliate perdonarmi…