le primarie per mitigare l’italicum?…ma anche no!!!…

siamo dunque alle soglie del voto finale sulla legge elettorale, l’italicum, come è stato ribattezzato forse per sottintendere che rispetto al precedente porcellum le differenze non sono poi tante, tra capilista bloccati per ogni collegio, pluricandidature che danno origine all’elezione a caduta del primo dei non eletti, premio di maggioranza al partito di maggioranza relativa, ballottaggio, e via discorrendo…

i critici, come sapete, sono tanti ed il sottoscritto è tra costoro, denunciando un vulnus democratico che si aprirebbe di fronte ad un parlamento dove il principale partito eleggerebbe la buona parte dei suoi parlamentari con le liste bloccate e solo marginalmente con le preferenze, mentre le minoranze eleggerebbero praticamente solo a liste bloccate, fino a considerare che circa il 70% dei nuovi 630 parlamentari (il senato come sapete ha una strada di elezione secondaria differente) sarebbero eletti da liste controllate dalle segreterie dei partiti e solo il 30% dal voto di preferenza dei cittadini, ma non è di legge elettorale che voglio qui parlare, quanto dello strumento delle primarie che, secondo alcuni, inserite nella legislazione aiuterebbero a selezionare di base i candidati…ma siamo sicuri che lo strumento primarie sul modello americano (quello di cui alla fine si parla) serva poi davvero a “liberare” il voto dai condizionamenti delle segreterie dei partiti?…

andiamo con ordine…molti citano come esempio da seguire le primarie americane, ma spesso, troppo spesso, circolano forti imprecisioni sul funzionamento di queste primarie americane, forse derivanti da poca conoscenza o magari da un eccesso coatto di vaghezza sullo strumento con cui si ammansisce la cittadinanza, vaghezza che genera poi quella creduloneria diffusa che le primarie siano la soluzione ad ogni male

sapete bene che gli stati uniti sono una repubblica federale composta da 50 stati che su molte materie hanno piena facoltà legislativa, e così, nonostante quanto si pensi su una regolazione normativa generale delle stesse primarie, la realtà è che ogni stato si fa le sue regole per la tenuta delle primarie e così  si assiste alla convivenza di tanti modelli diversi tra loro, nessuno pienamente “ufficiale” e praticato indistintamente, avendo tra le altre anche date diverse in ciascuno dei 50 stati, per una durata complessiva di circa sei mesi dell’intero processo elettivo…

un grande marasma questo, tipico della democrazia americana, che sembra conviverci però benissimo, ma in questo calderone tuttavia ci sono delle regole comuni a tutti gli stati… 

prima di tutto le primarie sono regolate da leggi statali (ricordiamo, non federali) e non  lasciate agli statuti dei partiti, così come finora da noi, e così i risultati sono vincolanti, stato per stato, perché le procedure di voto sorrette da normative

il sistema stesso delle primarie è utilizzato per molte cariche anche a livello di singole contee, ma per essere precisi e rimanere in tema, ci limitiamo alle primarie per la scelta dei candidati dei singoli partiti alle elezioni presidenziali, avvertendo però che oltre alle primarie per come più o meno le conosciamo per i tanti (e direi anche noiosi) speciali informativi che in genere i media nazionali dedicano ad elezioni importanti e decisive come quelle della presidenza u.s.a, c’è un altro sistema di voto dei candidati che non passa attraverso il voto nei seggi, i caucus, particolari assemblee degli iscritti ai partiti, tipiche dei paesi anglosassoni (ed anche qui ogni stato si regola come crede), che nominano direttamente il loro candidato

fondamentalmente le primarie presidenziali americane sono delle elezioni indirette, cioè non si vota per il singolo candidato alla presidenza, ma si scelgono dei delegati alla convention del partito a livello statale legati alla sua candidatura e questi delegati sono  poi obbligati (ma non sempre) a votare il candidato che ha vinto le primarie dello stato…

ma come ci si regola per gli elettori delle primarie?…è necessario essere registrati in  registri appositi?…ma soprattutto chi è iscritto alle liste elettorali di un partito può votare alle primarie di un altro partito (pratica molto in uso purtroppo da noi)?…

a questo punto occorre però che si analizzi brevemente il sistema di voto americano per comprendere bene come funzionano le primarie…

nella tradizione europea votare era alcune volte un obbligo normativo, un obbligo oggi quasi ovunque sparito o comunque senza specifiche sanzioni cogenti, tanto da non prefigurarsi neppure più come obbligo dal momento che non esiste sanzione, mentre la nostra costituzione all’art 48 definisce il voto un “dovere civico” (sul quale aperta rimane sempre la disputa giurisprudenziale se sia una sorta di imperfetto obbligo di legge che volutamente si è preferito “addolcire” in questa formula o non più semplicemente un mero obbligo morale del cittadino alla cui non ottemperanza ovviamente non può esistere sanzione, perché la morale non appartiene allo stato, ma al cittadino)…così da noi esistono le liste elettorali tenute ed aggiornate direttamente dai comuni che emettono delle tessere elettorali consegnate ad ogni cittadino abile ed abilitato ad esercitare il diritto stesso di voto…

negli stati uniti invece il voto non è considerato un dovere del cittadino e per esercitare questo diritto è necessaria così una registrazione….

i più attenti alle cose del diritto capiranno la differenza tra il diritto al voto legato all’esistenza stessa della persona come soggetto di diritto (a meno il cittadino non sia minorenne o privato di tale facoltà solo e soltanto in seguito ed in via accessoria ad una condanna penale) ed il diritto al voto come potestà, cioè la possibilità eventuale, possibilità che si deve esplicitare di voler esercitare, e così, comprendendosi questa differenza non banale, si comprenderà forse anche la diversa considerazione della figura del cittadino nella tradizioni europee, fondate sul diritto romano, ed anglosassoni, fondate sulla common law, ma non ci allontaniamo troppo dall’argomento trattato…

la potestà al voto previa l’iscrizione ovviamente crea un’astensione massiccia (chiunque saprà che oltre il 50% degli elettori potenziali negli u.s.a. non si reca neppure al voto per la scelta del proprio presidente) e così per cercare di frenare le basse affluenze al voto che questo meccanismo comporta, sono stati introdotti stato per stato incentivi alla registrazione elettorale ed è alla stessa registrazione che si esprime una preferenza per un partito o per un altro (ricordiamo inoltre che massivamente la politica americana vede solo due partiti stabili) e questa registrazione –  punto questo davvero essenziale per capire il meccanismo delle primarie americane – serve poi per rendere più facile la partecipazione alle stesse primarie, dovendo l’elettore essere già iscritto alle liste anche a prescindere dalle primarie

le liste in cui si indica il partito per cui si simpatizza devono però poter registrare un cambiamento delle proprie scelte politiche in ogni momento, ma alla mia opinione tutto ciò rappresenta una palese violazione, se applicata nel nostro sistema, di un principio di base del diritto, quello cioè che il voto sia e debba essere segreto, perché non condizionabile neppure potenzialmente il cittadino che lo esprime liberamente…

è da ricordare inoltre che le modalità di svolgimento delle primarie poi cambiano a volte di elezione in elezione, attraverso pronunce della corte suprema che boccia, su ricorso, singole procedure, ma in genere due sono i pilastri del meccanismo delle primarie americane, uno, possono partecipare alle primarie americane solo le persone che si sono iscritte nelle liste elettorali –  in un tempo antecedente al voto stabilito, ma in sei stati è addirittura permessa l’iscrizione anche il giorno stesso delle elezioni – due, si vota lo stesso giorno e nello stesso seggio, stato per stato, sia per i democratici che per i repubblicani

in alcuni stati le primarie di recente sono state “chiuse”, stabilendosi che possono votare nelle primarie democratiche solo i cittadini iscritti alle liste democratiche (liste pubbliche, ricordiamo, in cui si esplicita il proprio sostegno ad un partito, depositate presso un’autorità statale), mentre in altri stati le primarie sono sì “chiuse”, ma aperte agli indipendenti” (a titolo di esempio, alle primarie democratiche del michigan possono votare tutti gli iscritti nelle liste del partito democratico, più coloro che non sono iscritti, ma sono regolarmente registrati per il voto)…

gli “indipendenti”, vengono  poi iscritti nella lista al momento del voto per le primarie, ma  in questo caso l’iscrizione può essere cancellata subito dopo o restare a discrezione del votante, oppure valere per un anno e servire come prerequisito per le successive primarie…

ci sono poi le primarie “aperte” dove l’elettore va al seggio e può votare per il partito che vuole, ma anche in questo caso differiscono molto le possibilità, a seconda degli stati, potendo l’elettore dichiarare al seggio la scheda del partito che vuole – ricordo che nello stesso seggio si vota per tutti i partiti – o, per non dover dichiarare la sua opinione, può ricevere tutte le schede di tutti i partiti e decidere nel seggio quale compilare…e questo sistema è l’unico che realmente permette a chi è iscritto a un partito di poter partecipare alle primarie di un altro partito e tentare con il suo voto di condizionarle…

prendendo i dati da alcuni siti che ringrazio, eccovi una diffusione delle varie tipologie di voto per le scorse primarie repubblicane:

– si è votato con il sistema dei caucus (e con ulteriori differenziazioni al suo interno) in 16 stati, iowa, nevada, colorado, wyoming, maine, washington, alaska, idaho, north dakota, kansas, hawaii, nebraska, louisiana, montana, minnesota e missouri…

– si è votato con primarie “chiuse” in 14 stati, florida, arizona, oklahoma, maryland, washington DC, connecticut, delaware, new york, pennsylvania, oregon, kentucky, california, new mexico e south dakota…

– si è votato con primarie “chiuse ma aperte agli indipendenti” in 8 stati: massachusetts, ohio, illinois, rhode island, north carolina, west virginia, new jersey e utah;

– si è votato con primarie “aperte” nei rimanenti 12 stati (più porto rico): new hampshire, south carolina, michigan, georgia, tennessee, vermont, virginia, alabama, mississippi, wisconsin, indiana, arkansas e texas…

non so se l’articolo vi ha dipanato eventuali confusioni, ma davvero credete che questi meccanismi astrusi e parcellizzati di selezione (per quanto si intende che l’italia non è un paese federale e che quindi una norma sarebbe uguale per tutto il territorio nazionale), applicati – badate bene – non ad un candidato premier (nonostante quanto spacciato sin dai tempi del porcellum, l’elettore italiano formalmente sceglie le liste dei partiti, non sceglie invece il premier, il cui incarico spetta al presidente della repubblica sulla base dei risultati elettorali e delle maggioranze in parlamento), ma a dei candidati alla ben più misera posizione di parlamentari soggiogati dal potere esecutivo (come da riforme della costituzione), possano garantire la scelta dei cittadini dei propri rappresentanti politici?…

e dal momento che introdurre legislativamente le primarie sarebbe più corretto farlo con la stessa legge elettorale, quindi emendarla, quindi sottoporla ad altri passaggi parlamentari (sconfessando così la fretta del premier&soci di approvarla subito e così come è), e di fatto, una volta passata simile procedura, il meccanismo elettorale si complicherebbe non poco, a quel punto composto di ben tre turni, primarie, primo turno, ballottaggio, non avrebbe forse più senso “liberare” invece la legge elettorale in approvazione di ogni costrizione imposta e dare modo ai cittadini di esprimere le proprie preferenze?… 

miko somma