Comunicato stampa

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Tra vassalli e felloni, le ragioni dell’uscire.

Dopo una profonda riflessione per il rinnovo della tessera, quel senso di disagio politico ed umano che da molti mesi ormai mi pervadeva sia rispetto all’assetto nazionale di un PD in balia dei diktat destrorsi renziani, sia rispetto alla tragedia di un partito locale che continua a coltivare tanti personalismi divisivi e laceranti invece che quel senso di responsabilità verso una regione fragile che sono i fatti a rendere necessario, si è infine conclamato, nell’assemblea di domenica, in forma di un ormai insopprimibile rifiuto intellettivo ed epidermico a continuare la permanenza in un partito vassallo di se stesso e delle logiche ameboidi di supposto “partito della nazione” con cui, inglobando tutti, ha finito per perdere ogni connotazione di sinistra come pratica costante di ricerca di soluzioni alla disparità sociale.

E non trovando più alcunchè di sinistra, fosse pure in forma evocativa, in questa formazione politica a cui pure avevo aderito nella profonda convinzione che nei suoi numeri si salvasse paese e regione da quelle pericolose derive populiste che individuano in ogni male una propria, viscerale, ragion d’essere che nutre di illusioni e rabbie senza prospettive concrete un popolo ormai stanco, la mia decisione era ormai scontata ed ha trovato ieri, di fronte a una ennesima incapacità di una dirigenza a rispondere al drammatico reale conclamatosi paradigmatico nelle sconfitte alle amministrative altro che con l’inutile, ennesimo rinvio consumato in nome di equilibri tra boiardi che ai lucani interessano sempre meno, la sua naturale valvola di sfogo, andare via per fare altro ed altrove.

Mettendo solo temporaneamente da parte ogni considerazione di carattere nazionale, eppur dirimente rispetto alla mia scelta di uscire da questo PD, è qui, in questa regione, che il senso del cambiamento da significare ai lucani avrebbe dovuto e potuto passare da un cambio di marcia programmatico che è in primo luogo sul ricambio di personale politico che doveva transitare per essere credibile e così porsi come significante di un riavvicinamento del maggiore partito regionale alle ragioni profonde dei lucani, e appare allora strano che rinviare ancora possa essere una presa d’atto del profondo solco che ormai divide il popolo lucano dal PD di Basilicata, dai suoi uomini di punta e dalle costose corti che ne affollano la rappresentazione concreta nella amministrazioni locali e regionali.

Gli ultimi giorni di Pompei potrebbe pensare qualche facilone della politica o un tentativo di operare un atto di sintesi resistenziale di una classe dirigente incapace di percepire la realtà, preferendo piuttosto una sua rappresentazione di comodo, potrebbe pensare qualcuno più avveduto, di fatti permanere nel PD avrebbe significato continuare a digerire ciò che non è più digeribile, un moderno medioevale fatto di vassalli e qualche volta di felloni che misurano i propri poteri mentre la regione affoga nelle mire di petrolieri, privatizzatori d’acqua, padroni del vento, signori dei rifiuti ed in ogni genere di nefandezza coloniale che caratterizza una regione dove gli eletti ed i nominati sono la rappresentazione plastica di piccole signorie o pronte alla svendita o dedite al sonno della ragione.

Continuare a rimanere nel PD avrebbe allora significato soffrire la malattia dei militanti che credono in una politica strumento di crescita civile e sociale di una comunità ed ogni giorno però devono misurare la distanza tra il loro desiderio e l’amara realtà che li prende in giro, francamente troppo per uno come il sottoscritto, abituato da anni a combattere per l’idea di regione possibile in cui crede, sostanziata in un impegno reso concreto in un programma politico-amministrativo che è ormai tempo di rimettere in marcia, piuttosto che sperare ne sia presa ed applicata la ragione profonda.

E così senza rancore alcuno riprendo il mio cammino, che oggi necessita di strumenti di cambiamento non più delegabili ad “empirei di indispensabili”, ma da costruirsi quotidianamente nella pratica di che sinistra a livello nazionale possa essere alternativa alle logiche della destra e non più fotocopia delle stesse, e quale progetto possa convincere i lucani che questa terra può ancora farcela.

MIko Somma