il petrolio del paese…

posto l’articolo, tratto dal sito ansa – sezione scienza – per commentare questo brevetto del politecnico di milano, frutto di una tecnologia affatto sconosciuta, quella dei micro-impianti ad acqua fluente, che soprattutto in una regione come la nostra, macrofornitrice di acqua, aprirebbe prospettive interessanti di recupero e produzione energetica del tutto “pulita”…si tratta, per il momento e per questa tipologia, di impianti di recupero energetico, ma appare del tutto ovvio che la moltiplicazione di questi stessi impianti su una rete di acquedotto (sperabilmente pubblica) e la messa in rete del “risparmio” porterebbe a sostanziosi miglioramenti dei costi energetici di un comparto ad alto (e spesso non visibile) impatto energivoro, in grado nell’immediato di abbassare i costi della fornitura alle utenze (una buona parte del costo della bolletta dell’acqua è costituita proprio dalle spese energetiche di sollevamento per l’immissione nelle condotte) ed in prospettiva, anche in associazione ad altre fonti rinnovabili di produzione energetica – pensate per esempio a quei progetti di installazione di pannelli fotovoltaici cui si parla da anni e per i quali nulla finora si è fatto, nell’incertezza soprattutto di chi deve “gestire” politicamente la costruzione, gestione e manutenzione degli impianti – di divenire un interessante fattore di produzione energetica che ci “libera” dalla dipendenza dagli idrocarburi…

e pensate allora che il vero “petrolio” del paese non è certo l’aumento delle estrazioni di idrocarburi a cui mira con nettezza agghiacciante e con un particolare “occhio di riguardo” alla nostra terra lo sbloccaitalia, quindi ben fuori dall’ipocrisia deviante del nostro presidente della regione e dei suoi sodali stolti che ancora mentono, sapendo di mentire sulla faccenda degli aumenti estrattivi, ma con certezza il risparmio ed il recupero energetico che veicola anche e soprattutto attraverso la capacità di ricerca ed innovazione delle nostre università…pubbliche!!!  

ansa – Acquedotti e impianti di teleriscaldamento sempre più ‘amici’ dell’ambiente grazie alle nuove valvole di regolazione della pressione che consentono di recuperare l’energia dissipata dal flusso nei tubi. Brevettate dal Politecnico di Milano, possono essere inserite in qualsiasi impianto industriale o idraulico esistente senza modificarne funzionamento e struttura delle linee idrauliche.

Il risparmio che ne consegue è notevole: per avere un’idea dell’energia che viene dissipata su una singola valvola di un impianto di distribuzione di un acquedotto, dove il fluido scorre con potenza durante l’intero corso della giornata, basti pensare che questa si aggira sui 60-100 MWh/anno, equivalente al consumo annuale di 17-28 famiglie medie europee.

Le valvole sono del tipo a sfera, a globo e a fuso, ovvero le più diffuse sul mercato. Gli elementi che le costituiscono sono gli stessi delle valvole tradizionali: un otturatore, un corpo valvola, un deviatore. A questi elementi sono stati aggiunti una girante, un albero e dei supporti necessari a mantenere in asse la girante. Quest’ultima, costituita da un insieme di pale di forma diversa a seconda dell’applicazione, è direttamente collegata all’albero che trasmette all’esterno l’energia meccanica estratta dal flusso. L’albero di trasmissione è poi connesso a un generatore elettrico. Al Politecnico di Milano è in corso la messa a punto anche di una valvola per applicazioni off-grid, da utilizzare in zone dove non è disponibile una connessione alla rete elettrica. Tale valvola è in grado non solo di autoalimentarsi per le manovre di apertura e chiusura, ma anche di recuperare energia per il funzionamento di sistemi di monitoraggio.