comunicato stampa

 

Comunicato stampa

Possibile chiede le dimissioni di giunta e consiglio comunale di Potenza

Già all’indomani delle scorse elezioni amministrative era evidente che l’insostenibilità politica di questa giunta e del quadro consiliare emerso da elezioni dominate dal gioco delle tre carte da parte di alcuni esponenti politici apicali, sarebbe stato il fardello con cui i cittadini di Potenza avrebbero fatto il conto, e se chiare apparivano le cause politiche ed amministrativo-finanziarie che nel corso di 30 anni hanno determinato i gravissimi disavanzi di bilancio ed una politica vergognosamente mediocre (quando non altro), non altrettanto appaiono ora le motivazioni in base a cui quell’assetto politico dovrebbe essere mantenuto anche in presenza di un non governo sostanziale della città capoluogo.

Non governo che è quotidianamente sotto gli occhi dei cittadini e che, in barba ad ogni dichiarazione, sta corrodendo ogni forma di fiducia non solo verso una giunta che vive dal suo primo giorno di vita di indecenti equilibrismi e logiche di sopravvivenza, non solo verso un consiglio comunale sentito ormai rappresentativo solo di se stesso e di una sua pervicace volontà di continuare ad esistere, nonostante la conclamata inutilità di rappresentare la città attraverso una qualsivoglia progettualità concludente, ma dell’istituzione in quanto tale, rischio questo gravissimo perché mina alla base la democrazia.

Oltre tutte le belle parole e le mirabolanti promesse che da un anno e mezzo ascoltiamo con una certa ilare stanchezza, la realtà purtroppo è che se il bilancio comunale (che ricordiamo non essere solo un semplice adempimento tecnico-finanziario, ma il principale atto politico attraverso cui ogni programma si trasforma in realtà) non è ancora “politicamente” chiuso, nonostante le dazioni regionali ed i decreti estensivi che paiono più il porgere la bombola di ossigeno all’annegando che il tirarlo fuori dall’acqua, l’esistenza stessa della giunta e del consiglio comunale non ha alcun senso, essendo de facto la città già commissariata, con le tariffe ai massimi consentiti ed i servizi ridotti al minimo, tanto da far sorgere spontanea al cittadino la domanda “ma a che serve affrontare i costi della democrazia se ogni margine di manovra della stessa è ormai inesistente?”.

E non vorremmo neppure alludere al continuarsi di quel gioco delle tre carte che giunta e principale partito di “governo-opposizione” nelle sue infinite filiere di interessi mettono in pratica da oltre un anno e mezzo, nascondendo la realtà di una città che prima del bilancio è l’inefficienza e la mancanza di progetto, figlie di diffuse clientele indicibili e della sostanziale, trasversale, incapace mediocrità di una cultura proto-massonica che ha espresso finora un governo ed una cultura di se stessa, ad avere rovinato, corrodendone fondamenta sociali e economiche.

Una città che oggi corre il rischio di essere del tutto distrutta dall’incoscienza del non voler ammettere da parte delle cosiddette classi dirigenti fin qui espresse da meccanismi di consenso clientelari e legati agli interessi particolari di alcuni tycoons, che è stata la propria inadeguatezza sostanziale a delineare tutti quei progetti non aderenti alla realtà concreta di un capoluogo di regione, che deve ridisegnare i suoi ruoli e le sue funzioni, oggi all’incasso della realtà.

Ciò a dire che il sistema dei trasporti non si risolleva concludendo contratti di cui si decantano i costi, ma non l’incidenza dei tagli al servizio, che il sistema dei rifiuti non si risolve con un mero assenso ad un accordo esterno alla città e che fuori città porterebbe il beneficio del rifiuto-nuova materia prima, che il grave problema di una esazione dei tributi al 50% non si rimette in operatività senza intervenire sulla collaborazione dei cittadini e sulla fedeltà degli uffici, che il centro storico non si rivitalizza con le chiacchiere per ammansire esercenti e residenti, che le scuole non si scaldano, i pasti non si servono, i disagi dei portatori di handicap non si risolvono, andando con il cappello in mano a via Verrastro, ma con un ampio progetto che guardi alla città ed al suo ruolo di qui a trenta anni.

Un progetto ampio che Possibile sta attrezzando in forma di un programma di governo della città, che certo non trova qui sede e ratio perché sia illustrato, perché questa è purtroppo la sede della denuncia politica di uno stallo non procrastinabile ulteriormente tenendo in vita tre pazienti morti, un sindaco la cui colpa è l’incapacità a comprendere che la città non si salva giocando a risiko con i “vari pd”, di una giunta a porte scorrevoli, di un consiglio che pur ringiovanito nella composizione, come “anitra zoppa” è persino più vecchio dei precedenti.

Chiediamo così che Giunta e Consiglio Comunale guardino la realtà e conseguentemente rassegnino subito le proprie irrevocabili dimissioni per consentire alla città di andare al voto nella tornata elettorale di primavera, non prolungando inutili accanimenti terapeutici che stanno uccidendo il vero paziente, la città di Potenza, invece che guarirlo, e così ripartire con una nuova maggioranza, figlia della fiducia ad un nuovo progetto da parte dei cittadini, e non invece di quella pessima tradizione di consenso che fin qui ha corroso ogni tessuto di democrazia di una città e di una comunità che merita più di coloro che fin qui l’hanno tenuta ostaggio dei propri interessi di filiera.

A mezzo stampa si preannunceranno le iniziative di merito di cui come comitato di Possibile ci faremo carico perché sia messa fine a questa angosciosa agonia della nostra città.

Miko Somma, Possibile, comitato “Carlo Levi” Potenza