gli emendamenti di pirro…

bene, proviamo a sviluppare qualche ragionamento su questi emendamenti che il governo presenta e che modificano il dlgs 152/2006 e  l’art. 38 dello sblocca-trivelle del famigerato sblocca italia (e ne vedrete ancora delle belle a causa di questo decreto monstre che destruttura buona parte delle garanzie ambientali e non solo che, nel bene e nel male, fin qui rappresentavano un punto fermo) e di qualche altra legge che a questo si lega…

parlare di marcia indietro del governo, come pure molti giornali e politici fanno, mi pare davvero poco avveduto in considerazione del fatto che il governo aveva espresso idee molto chiare a proposito delle estrazioni di idrocarburi, e se pure la pressione dei consigli regionali (ben 10) che avevano chiesto l’indizione dei referendum è stata forte e sintomatica di uno scollamento istituzionale che rischiava di crearsi con la sottrazione di competenze e funzioni che fin qui costituzione e leggi affidavano a regioni e comuni, ciò da solo non basta a dimostrare un ravvedimento dello stesso governo, a cui se la pressione delle lobbies non deve essere mancata per la redazione di quel decreto così permissivo, è del tutto impensabile che oggi questa stessa pressione venga a mancare…

evidentemente sono altri che il ravvedimento i motivi che hanno spinto il governo ad auto-emendarsi, in primis e con evidenza lampante la minaccia di dover andare ad una vera e propria conta popolare sui referendum, che trattando di temi a sviluppo locale, non avrebbero potuto non influire a giugno sui risultati delle amministrative e questo renzi non può permetterselo in un momento di calo di consensi per il suo partito, passato nel volgere di un anno mezzo dal 40,8% dei consensi alle europee ai sondaggi odierni che lo indicano al 32-33% e che localmente avrebbe potuto avere contraccolpi gravi in occasione del voto per i comuni…

chiaro a tutti appare quindi l’intento tutto politico di evitare effetti traino dai referendum al voto amministrativo e così “cedere” sui punti dolenti indicati dai consigli regionali è pura tattica, ma non solo a mio avviso…

chiariamo subito che nonostante questa lettura molto critica sono contento delle modifiche, ma ci sono molti “ma” di cui occorre tenere conto per una visione libera dai condizionamenti del momento e dal “tifo” che la notizia pare aver scatenato tra i fan di qualcuno (quella sorta di “maggioranza trasversale piddina” che a qualcosa pur deve attaccarsi per giustificare la propria esistenza in vita, e che oggi plaude allo scampato pericolo, che però tale a dicembre dello scorso anno non deve essergli parso, vista la mancata opposizione al decreto ed alla legge di recepimento dello stesso)…

il primo “ma” ovviamente riguarda il passaggio dal dire al fare, la recezione cioè di quegli emendamenti che certo potrebbero essere anche “bocciati” o passare così come sono stati presentati…ma quando si voteranno?…prima di giugno 2016, cioè prima della data di indizione dei referendum che magari le regioni potrebbero già ritirare proprio in virtù della graziosa concessione e magari ben prima dell’approvazione degli stessi emendamenti per l’apertura di uno spazio di mediazione in cui inserirsi o addirittura mai, persi in una calendarizzazione dei lavori parlamentari frutto di alchimie a volte difficili a comprendersi e di fatto dominati dalle conferenze dei capigruppo?…

il secondo “ma” su cui pure molti glissano è che ad ottobre 2016 si vota il referendum confermativo sulla riforma costituzionale che, guarda caso, a dispetto dello specchietto per allodole del nuovo senato, contiene una modifica sostanziale del titolo V della costituzione, particolarmente all’art. 117 secondo comma che spodesta le regioni da ogni competenza in materia energetica e non solo, di fatto aprendo così le porte ad una sostanziale inutilità degli emendamenti che potrebbero essere subito ri-emendati o addirittura cancellati da un nuovo decreto in materia in un senso questa volta perfettamente costituzionale e come tale non opponibile…perché se non hai più competenze a cosa ti opponi?

e così ricordo anche che vige il ricorso alla corte costituzionale di molte regioni contro l’art. 38, corte di cui però si sta bloccando il funzionamento, ritardando l’esame di molte questioni, a causa delle mancata elezione di 3 giudici da parte del parlamento, ritardi che peseranno molto sui tempi e che di fatto impediranno che una opposizione presentata a gennaio 2015 venga di fatto esaminata prima del 2016…insomma la discrasia dei tempi appare chiara, decadendo i ricorsi per la modifica costituzionale intervenuta, nel caso ovviamente la riforma venga confermata dal voto popolare e non magari, per un sussulto di senso democratico degli italiani, bloccata…

ma se qualcuno potrebbe darmi del complottista per avere indicato tale subdola intenzione di un governo che ci ha abituati a cose subdole, intenzione che al sottoscritto invece appare del tutto logica e realistica visti i presupposti, allora andiamo all’aspetto tecnico, senza troppo annoiare con articoli, commi e capoversi…

molto chiaramente (ma a qualcuno magari è sfuggito) negli emendamenti si parla solo e soltanto di ricerche ed estrazioni in mare, punto questo fondamentale, e non certo in terra dove invece tutto prosegue con la celerità impostata dallo sblocca-italia, sia dove già si estrae e si continuerà ad estrarre nonostante il basso prezzo raggiunto dal petrolio (chi ha impianti funzionanti può ben sopportare per periodi non troppo lunghi un prezzo al barile di 35 euro),  sia dove si ricercheranno idrocarburi sulla base del titolo concessorio unico e, ben conoscendo il reservoir lucano che contiene idrocarburi ovunque, si estrarrà non appena le condizioni di mercato lo consentiranno (molti indicatori parlano di un prezzo al barile intorno ai 42-44 dollari che già giustifica i costi estrattivi e di ricerca)…quindi, sia ben chiaro, di estrazioni in terra nulla si dice e la normativa continua ad essere quella dello sblocca-italia che introduce il titolo unico e la strategicità…

così se forse alla fine le estrazioni in mare non saranno più strategiche (ma si continua a parlare di pubblica utilità), quelle in terra lo rimangono eccome ed esattamente pericolose come prima…non fidatevi così di chi vi racconta di vittorie, perché non si tratta di vittorie (se non assolutamente parziali e così molto alla “pirro”) e la lettura del disposto emendativo presentato lo chiarisce senza alcun dubbio…

– quindi riassumendo sono vietate le estrazioni entro le 12 miglia, ma nulla si dice per quelle oltre le 12 miglia ed alla salute del mare poco importa se si tratta di 11 miglia o 13, e fatti salvi i titoli già concessi

– si perde il carattere di strategicità, certo un capestro che incaprettava tutto, e si parla di pubblica utilità, di fatto non perdendosi che in misura minore il carattere coercitivo di simili procedure che si fondano comunque su un esproprio di territorio altrimenti disponibile per altre attività, ma è un punto che apre la porta ad opposizioni e competenze locali prima cassate proprio dal carattere strategico

– si abroga il comma 1 bis che, modificando l’art. 38 e predisponendo un piano delle aree, riapriva in qualche modo una discussione con le regioni attraverso la conferenza unificata, ma nulla attesta che il ritorno sarà effettivamente alla normativa precedente (che già lasciava troppi spazi di intervento allo stato), potendo infatti il governo intervenire, come già spiegato sopra, a riforma costituzionale approvata definitivamente…qui riporto il testo abrogato

1-bis. Il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, sentito il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, predispone un piano delle aree in cui sono consentite le attivita’ di cui al comma 1. Il piano, per le attivita’ sulla terraferma, e’ adottato previa intesa con la Conferenza unificata. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa, si provvede con le modalita’ di cui all’articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239. Nelle more dell’adozione del piano i titoli abilitativi di cui al comma 1 sono rilasciati sulla base delle norme vigenti prima della data di entrata in vigore della presente disposizione)).

non si abroga quel titolo concessorio unico che è il grande pericolo piuttosto si chiarisce che la procedura avviene o con la vecchia normativa o con la nuova, lasciando aperta alle compagnie la possibilità o di seguire gli iter procedurali già avviati o di poter ricorrere alla richiesta di un più semplice titolo concessorio unico, lasciando del tutto non normata ogni ipotesi di trasformazione dei titoli attualmente in vigore in nuove richieste di titoli concessori unici…e giusto per ricordare vi riporto il comma 6 dell’art. 38 che in merito proprio al titolo concessorio unico recita:

6. Il titolo concessorio unico di cui al comma 5 e’ accordato:
    a) a seguito di un  procedimento  unico  svolto  nel  termine  di
centottanta giorni tramite apposita conferenza di  servizi,  nel  cui
ambito e’ svolta anche  la  valutazione  ambientale  preliminare  del
programma complessivo dei lavori espressa, entro sessanta giorni, con
parere della Commissione tecnica di verifica dell’impatto  ambientale
VIA/VAS del Ministero dell’ambiente e della tutela del  territorio  e
del mare;
    b) con decreto del  Ministro  dello  sviluppo  economico,  previa
intesa con la regione o la provincia autonoma di Trento o di  Bolzano
territorialmente  interessata,  per  le  attivita’  da  svolgere   in
terraferma, sentite la Commissione per gli idrocarburi e  le  risorse
minerarie e le Sezioni territoriali dell’Ufficio nazionale  minerario
idrocarburi e georisorse;

– è utile ricordare che proprio sull’intesa pesa sempre quella clausoletta coercitiva di cui all’articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239 ovvero se gli enti territoriali non si esprimono entro 150 giorni attraverso la conferenza unificata e così non si arriva ad un’intesa, il ministero dello sviluppo economico accorda alla conferenza ulteriori 30 giorni ed in caso di esito negativo, il ministero rimette gli atti alla presidenza del consiglio, che entro 60 giorni successivi assume unilateralmente la decisione…e mi pare che sia del tutto chiaro l’inghippo…si ritorna al via del titolo concessorio, passando per la prigione di una mancata intesa che rimette tutto in mano al presidente del consiglio…

e ben oltre le motivazione politiche che mi pare  chiariscano del tutto che si tratta di emendamenti di pirro, anche quelle tecniche vanno nella stessa direzione, in nulla incidendo sia sulla potenzialità del governo di rifare tutto come precedentemente normato, sia di raggirare con l’accordo delle società estrattive ogni ipotesi di ritorno di competenze alle regioni, semplicemente dando la possibilità alla compagnia di presentare una istanza di titolo concessorio unico…

ne vogliamo parlare o preferiamo tacere?…ed infine lasciatemi dire che anche ammesso le competenze ritornino in capo alle regioni, stante questa maggioranza e questi uomini che la compongono,  “vi fidate ancora di chi da sempre è stato favorevole alle estrazioni?”

miko somma