attenzione a deflazione e stagflazione

ROMA, 11.17
Inflazione: Istat, e’ scesa all’1,6%
05/02/2009 11.17.00
[Italia/mondo]

(ANSA) – ROMA, 5 FEB – L’inflazione a gennaio e’ scesa all’1,6% dal 2,2% di dicembre, tornando cosi’ ai livelli di agosto 2007. Lo comunica l’Istat.Sono le stime preliminari aggiungendo che i prezzi su base mensile sono scesi dello 0,1%. L’indice armonizzato, sempre a gennaio, comprensivo delle riduzioni temporanee di prezzi (gennaio e’ periodo di saldi),e’ sceso all’1,5% dal 2,4% di dicembre, attestandosi ai minimi dal 2001. Il dato e’ piu’ alto di quello europeo comunicato da Eurostat e pari all’1,1%.

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potrebbe sembrare un dato positivo questa repentina caduta dell’indice inflattivo ed in realtà lo è, ma alcune considerazioni vanno fatte…se infatti in economia il termine inflazione indica un incremento della quantità di moneta circolante senza alcun controvalore corrisposto (un tempo si usava l’oro che essendo molto stabile ancorava il valore della moneta a dati poco variabili, mentre oggi si seguono altri sistemi che sarebbe troppo lungo descrivere ora) e seppure ciò  non indica in senso stretto un aumento dei prezzi dei beni di consumo e dei servizi, semmai essendone una delle cause, viene di solito usato per indicare proprio questo…quindi a leggere questo dato parrebbe che i prezzi siano in calo, come dimostrato proprio dall’incide armonizzato…ovvio che poi se le valutazioni sono fatte sui panieri istat di beni facilmente contestabili per il loro inserimento proprio nei panieri (vi cito ad esempio il caso per fortuna superato del prezzo dei cappotti valutato anche in estate) l’incidenza reale dell’inflazione è ben poco visibile…ma non è questo il punto…un calo così repentino senza che vi siano stati interventi specifici di riduzione della massa monetaria o altri tipi di interventi significa la possibilità di due eventi entrambi gravissimi, l’uno a breve termine, la deflazione, l’altro in ambiti temporali più lunghi, la stagflazione

la deflazione che è una diminuzione del livello generale dei prezzi (da non  confondersi con la disinflazione, che è un rallentamento del tasso di inflazione) e che deriva da una palese debolezza della domanda di beni e di servizi offerti, cioè una minore  spesa che tende, nell’aspettativa di ulteriori cali dei prezzi, ad una spirale negativa…la riduzione dei prezzi si ripercuote per le imprese sui ricavi, in genere in calo, derivandone il tentativo da parte delle imprese di recuperare reddito attraverso una riduzione dei costi sia per l’acquisto di beni e servizi da altre imprese, sia del costo del lavoro e delle norme di sicurezza, che ricorrendo al minor credito possibile…una forte deflazione induce inoltre il problema della tesaurizzazione, cioè l’incetta di denaro liquido, del quale si prevede un ulteriore aumento del potere d’acquisto, diffondendo così una vera e propria depressione economica che colpisce in modo massiccio le fasce di lavoratori a reddito fisso…in parte ciò sta già accadendo e credo che a tutti sia ben visibile…se nel mese di febbraio l’inflazione dovesse ridursi ancora a questi ritmi, il rischio sarebbe molto serio 

la stagflazione (combinazione di stagnazione ed inflazione) indica situazioni in cui sono presenti sia un aumento generale dei prezzi che una mancanza di crescita dell’economia in termini reali…fenomeno presentatosi per la prima volta alla fine degli anni sessanta nei paesi occidentali, presentandosi invece precedentemente inflazione e stagnazione sempre disgiuntamente…l’abbandono graduale delle teorie keynesiane in favore delle teorie liberiste di milton friedman, nobel 1976 in economia, avvenne a partire proprio da quel periodo in conseguenza forse più della sua corretta previsione che della giustezza della soluzione proposta…spendiamo poche righe per spiegare che se nella visione keynesiana, la disoccupazione è causata da un livello non sufficiente della domanda aggregata, quindi dei consumi totali, mentre l’inflazione è giustificata solo quando il mercato raggiunge il pieno impiego (anzi in quei casi non andrebbe contrastata con troppa decisione), l’eccesso di domanda rispetto all’offerta, non potendo riversarsi su quantità reali non più espandibili, si riversa sui prezzi, incrementandoli e determinando un aumento del p.i.l. nominale, cioè dei prezzi e non delle quantità non compatibile con una situazione di forte disoccupazione, da contrastarsi con politiche economiche improntate a forte espansioni finanziate dall’aumento del debito pubblico…situazione che applicate a quel periodo però aggravarono la tendenza al rialzo dei prezzi dei beni senza drastici cali della disoccupazione, come auspicato invece dai governi e ciò fu spiegato col prevalere di comportamenti di monopolio sia nel mercato del lavoro (per la rigidità dei salari), che in quello dei prodotti per la presenza di cartelli (in special modo nei mercati delle materie prime)

fu così che prevalsero le logiche di milton friedman, tanto care ai neo-liberisti ed ai teorici del mercato capace di auto-regolarsi…la lotta alla stagflazione è complessa, in quanto per diminuire la spinta inflazionistica le banche centrali dovrebbero ridurre la massa di moneta circolante e, indirettamente, contenere la domanda di beni e servizi, ma una diminuzione della domanda causata da scarsità della massa monetaria non favorisce la crescita economica e quindi il rientro della disoccupazione…così si decise di disancorare i prezzi dai salari (ricordate la cancellazione della scala mobile?) quindi spingere verso un aumento dei prezzi, soprattutto petrolio e materie prime, non corrisposto automaticamente ad un adeguamento inflattivo delle richieste salariali, condizionate dalla possibilità per le imprese di esportare sempre di più la produzione in paesi che hanno un costo del lavoro nettamente inferiore (outsourcing), impedendo così di ricontrattare aumenti salariali nei paesi più sviluppati senza produrre ulteriori peggioramenti del tasso d’inflazione…a questo punto, secondo friedman, una politica monetaria restrittiva è inefficiente, dovendosi agire su quella fiscale, con sensibili riduzioni della spesa corrente e della pressione fiscale, unico strumento efficace per stimolare i consumi

questo accadde nei primi anni settanta e durante tutti gli anni ’80 e portò come conseguenza ad una forte ripresa economica con aumenti vertiginosi delle rendite finanziarie legate alla redditività della produzione e ad una disarticolazione dei movimenti sindacali, incapaci di contrastare il progressivo immiserimento delle classi lavoratrici prima e delle classi medie poi, fenomeno che comincia dalla metà degli anni ’90 in europa e particolarmente in italia…il cosiddetto mercato globale è proprio in questa serie di passaggi che consuma il suo prevalere su ogni altra ipotesi economica di sviluppo equilibrato…l’assioma della difesa dei redditi più alti e delle rendite finanziarie come volano per la tenuta e la crescita continua del pil, che ha visto nella politica di reagan la rottura degli equilibri precedenti, in quella di bush padre l’inizio della messa a sistema, il rodaggio e la maturità nel periodo di clinton. l’apogeo e la caduta nell’epoca di bush figlio. obbligato a quel punto a sostenere l’economia americana con la “necessità” di un nemico a cui far guerra per sostenere il sistema attraverso le commesse militari e l’indotto ma perchè parlo di stagflazione quando il rischio evidente ai più è quello di un “solo” fenomeno deflattivo?è di questi giorni il varo di molte strategie di salvataggio dell’economia reale, dopo che con varie metodologie si è preferito salvare prima il sistema finanziario e delle grandi banche, cosa abbastanza ovvia dal punto di vista di una certa “comunanza” politica tra amministrazioni e quel sistema finanziario che ha causato la bolla speculativa premendo sull’acceleratore di un capitalismo sempre più concentrato sulle aspettative di reddito attraverso la speculazione (bond, futures e strumenti derivati) che sulla produzione in quanto tale di merci e servizi…tralasciando la considerazione in base alla quale ogni paese si sta muovendo per proprio conto (cosa che la dice lunga sull’incapacità di concertazione di fronte ad una crisi che si è presentata quando non esistevano più, “suicidate da anni” teorie economiche alternative al sistema vigente o addirittura nuove)la faccio breve…negli stati uniti obama parla di riconversione ecologica della produzione, spinto in questo anche dalle lobby che pur di sopravvivere si accolleranno una parte dell’investimento su cui fino ad ora hanno sempre glissato per via del basso costo dell’energia immesa sul mercato americano, e butta sul mercato considerevoli aiuti per le imprese che innoveranno in tal senso e che accetteranno in garanzia la presenza dello stato nei consigli di amministrazione, mantenendo inalterati i livelli occupazionali, negli altri paesi molti lo dicono, pochi lo faranno per via dell’attività di lobbies meno attente o forse solo più garantite dalle strutturazioni dei sistemi di potere (pensiamo all’italia)…insomma un sacco di soldi liquidi che, spesi per un grande salto di qualità, valgono la pena di affrontare il pericolo stagflazione

il denaro immesso nel sistema produttivo infatti stimolando la ripresa dei consumi e degli acquisti impedirebbe, secondo calcoli ottimistici, la recessione di lungo periodo, ma dovrebbe fare i conti con le imprese desiderose di rimpinguare i portafogli vuotati da una lunga crisi…ora se l’investimento è nel comparto tradizionale, diciamo l’auto, che pare essere sempre il settore di punta, a saturazione ormai avvenuta, nessuno comprerebbe qualcosa che non sia radicalmente nuovo, quindi in mancanza di nuove tecnologie e motivazioni (l’ecologia, per esempio, con la creazione di modelli a grande risparmio energetico e bassissimo impatto) la ripresa dei consumi sarebbe nulla in breve tempo e non eviterebbe la recessione, dovendosi confrontare con un probabile aumento dei prezzi dovuto alla necessità di far cassa per le imprese per ripagare i passivi accumulati…ecco il rischio stagflattivo…che i prezzi aumentino di nuovo e che non si crei ripresa della domanda

occorre quindi che l’investimento sia davvero innovativo per superare il rischio, controllando come stato ogni fase del processo e mettendo le mani nelle cosiddette auto-regole del mercato, sovvertendo addirittura il concetto di mercato stesso per come abbiamo imparato a conoscerlo, e pur non avendo alcuna particolare simpatia per obama e per il suo staff, clinton in testa, credo che sia una strada obbligata percorrere quella direzione e percorrerla in tempi rapidi, pena una crisi tanto grave da mettere in dubbio la sopravvivenza stessa del sistema americano, oppresso da un debito pubblico enorme, una struttura industriale energivora, una disoccupazione potenziale gigantesca e nessun ammortizzatore sociale diffuso, dai sussidi al sistema sanitario…ve li immaginate però voi berluska (imprenditore colluso e protetto dalla politica, vedi craxi) tremonti (da poco convertitosi ad un anti-global che sa troppo di pentimento tardivo per essere credibile) e scajola (che è parte di quel sistema di poteri forti di cui anche alcune lobby fanno parte integrante) a fare da guardiani ad una operazione che richiede idee che non appartengono certo al loro dna politico, per non dire ai loro neuroni…incrociamo le dita!!!

e magari se qualche idea riuscissimo a svilupparla anche a livello locale, magari anche dalla nostra picoola basilicata, qualche passettino in avanti lo faremmo pure

miko