qualcosa su cui riflettere insieme

copincollo

PACE (PD): ELEUANA NON È MORTA

 
05/02/2009 17.36.20
[Basilicata]

“Ho aspettato molto prima di scrivere. Di Eleuana, della sua famiglia, di una questione che merita la sedimentazione di un ragionamento prima di parlare. Solo così è possibile per me assumere la responsabilità di esprimere una visione, anche se solo a titolo personale”. Lo afferma, in un comunicato stampa, Aurelio Pace, componente dell’assemblea regionale del Pd.
“Nel mio ascoltare e leggere – continua – e cercare di comprendere prima di portare un contributo, tuttavia, invidio molto quanti si mostrano granitici nelle loro convinzioni. Quanti sanno sempre cosa è giusto e cosa è sbagliato. Per mia natura, sono iscritto al pensiero dubitativo del filosofo popolare. “Solo gli stupidi non hanno dubbi. Ne sei sicuro? Non ho nessun dubbio”. Dubbio inteso come interrogazione personale, come umiltà nell’approcciare le questioni e non certo come sinonimo di silenzio.
Il silenzio, infatti, non credo sia la soluzione; non credo neppure che il padre di Eleuana Englaro abbia chiesto a nessuno di tacere: di rispettare un dolore profondo sedic’anni, sì. Lo ha chiesto e gli è dovuto di principio, prescindendo dalla possibilità che abbia smesso di chiedersi quali siano le posizioni, più o meno condivise, di ognuno di noi. Soprattutto se mirate ad istillare in lui sensi di colpa, più che ragionevoli dubbi, in maggior modo, se espressione di una difficoltà di gestione più che di una sentita vicinanza.
Non credo che il rumore di fondo che una vicenda come questa ingenera abbia mai potuto distoglierlo da un dramma che ha dimensioni, proporzioni, interlocutori differenti.
Dubbio o no, le certezze che non posseggo non cancellano l’indignazione per l’assenza della comunità scientifica, spesso ridotta a definire il termine eutanasia, cancellando il profilo umano, la carne e il sangue dell’uomo che muore.
Annoto il commento delle forze politiche che, non riuscendo a fare sintesi nemmeno in mezzo a loro, lasciano alla coscienza la valutazione del caso. O meglio, lascerebbero alla coscienza, se solo avessero il coraggio, che peraltro è un dovere per chi fa politica, di legiferare su un materia che è, assieme al testamento biologico, la prova di maturità del Parlamento. Per fortuna nessuno ha avuto l’ardire, tra i banchi di Montecitorio, di contestare la posizione legittima della CEI. Insomma, politici impegnati a spendere parole di comprensione per la famiglia di Eleuana e vescovi ripiegati su un documento che è assieme dichiarazione di intenti e difesa della vita. Verrebbe da dire: preti che fanno politica e politici che fanno i preti, ma rischieremmo di alimentare posizioni strumentali contro entrambe le categorie. L’onestà intellettuale mi costringe, tuttavia, ad ammettere che siamo di fronte ad una politica che non sa scegliere, decidere, lacerata com’è all’interno degli schieramenti sul tema, ad una comunità scientifica incapace di trovare una posizione comune sulla definizione del termine “vita”, sulla differenza tra la sua tutela e l’accanimento contro di essa ed alla stampa che si limita a raccoglie le posizioni più disparate. Non posso non esprimere una mia convinzione, fragile e spero rispettosa: Eleuana non è morta, non ancora. Perché, finché qualcuno non mi contraddice in maniera convincente, Eleuana è viva. La scelta che si è presa su di lei non avrebbe dovuto essere questione da Tribunale, da toghe, da camici bianchi. Interrogarsi e scegliere per il bene del Paese era ed è compito della politica: latitante, quasi impaziente di chiudere la vicenda, spero accoratamente evitando un no secco, spaventato e non condiviso con tutte le forze politiche, e di tornare a preoccuparsi della quota di sbarramento alle lezioni Europee.

Finirà come non doveva finire – conclude Pace – con un altro caso Welby, con un altro caso Coscioni. Con la sofferenza di una famiglia che non morirà mai, con una vita che si spegne, con una politica che non legifera. Spero e prego affinché le lacrime di papà Peppino non siano materia solo per Bruno Vespa, che non sia un secondo caso Cogne, che non siano l’ennesima occasione perduta per pronunciare una parola chiara per le tante Eleuana che vivono in un letto”.

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per una volta qualcosa su cui riflettere…bravo a pace che pure essendo del pd dimostra di essere prima di tutto un essere umano senziente…è pazzesco infatti che, nonostante l’assoluta legittimità di ogni posizione che è e deve rimanere personale, poichè altrimenti si trasforma in una vuota e retorica liturgia dell’appartenere, su un caso che è si quello di eluana englaro, ma con sfumature differenti è il caso di tantissime persone costrette a vivere una vita non degna di essere vissuta (è sono solo loro a poterlo dire e non qualcuno che pontifica da uno scranno o da un altare) ed in tantissimi altri casi una vita che è tale solo poichè la si prolunga attraverso tecniche di sopravvivenza che nulla più hanno a che fare con la biologia dell’esistere…mi riferisco nel primo caso ai tanti piergiorgio welby che giacciono ad attendere ciò che non solo non si può eludere, ma che diviene un pensiero fisso e costante nell’impossibilità di esorcizzarlo attraverso la vita stessa ed i suoi accadimenti, nel secondo a tutti coloro i quali nell’impossibilità di dare un senso autonomo alla propria esistenza divengono oggetti di un accanimento alla sopravvivenza che vorrei tanto potesse riguardare le migliaia di bambini che ogni giorno muoiono di denutrizione e malattie a volte banali, eppure così gravi quando il diritto alla vita è messo in discussione non dalla volontà personale o dalla legge, ma dallo stato dei fatti di una povertà che non si vuole sconfiggere, ed ecco forse per chi varrebbe la pena spendersi non eticamente, ma nei fatti concreti…la politica italiana riesce a decidere di obbligare persino i medici a denunciare un clandestino (come se in un caso del genere non vi sia dell’etica, distorta, malata, crudele, eppure etica), ma non riesce a prendere altra posizione che decretare in consiglio dei ministri un divieto che pare una condanna perpetua, più che un tentativo, magari sbagliato, magari anche’esso crudele, di dare un senso a ciò che oggi senso non ha, qualunque sia il concetto del limite della vita che si voglia applicare nel metro di giudizio…trovo giusto accanirsi sulla tutela della vita in ogni sua fase, ma pazzesco voler considerarla tale solo poichè è una macchina a tener desto il riflesso del respiro e del battito cardiaco…altrettanto pazzesco è però affermare che una vita del genere debba spegnersi per interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione…sono entrambe posizioni ipocrite…il problema è ancora una volta una politica che non sa decidere e che pure dovrebbe per mandato, per dovere e per diritto prendere una posizione qualsiasi, anche con tutti i dubbi che possano sorgere in merito…a cosa serve una commissione etica? e qual’è l’etica di riferimento? ed è giusto che siano dei “saggi” e non il popolo tutto per mezzo dei suoi rappresentanti o della consultazione popolare a prendere una decisione su una materia che non può più rimanere priva di un quadro di riferimento chiaro e preciso…ecco, io propongo che si lanci subito un referendum consultivo nazionale, senza alcuna raccolta firme, ma anzi “voluto” fortemente dalla politica per prendere una posizione in merito alla continuazione della vita quando non vi è alcuna possibilità di scelta personale…si chieda agli italiani che a volte sanno essere molto più saggi dei “saggi” e comunque spesso dei loro rappresentanti di esprimersi in merito con due domande chiare, “è possibile permettere l’interruzione volontaria ed assistita della vita, in perfette condizioni di intendere e volere, quando la coincidenza tra decorso negativo e fatale di una condizione clinica e volontà personale alla non continuità della vita è chiara, espressa, informata ed inequivoca?…è possibile l’interruzione procurata e rapida della vita quando vi sia coincidenza tra impossibilità cronica, irreversibile, alla capacità di intendere e volere ed una condizione clinica che obbliga al proseguimento delle condizioni minime vitali solo con l’ausilio di macchinari esterni e tecniche di sopravvivenza forzata?”…e due risposte possibili, “si” e “no”

a consenso o dissenso espresso secondo coscienza dei cittadini, riuscirebbero finalmente a legiferare i nostri rappresentanti?

io non posso accettare il consumo della vita di un essere umano fino ad uno scadimento fisico tale da non essere più supportabile neppure dalle macchine e non posso accettare che si ponga fine ad una esistenza per mancata alimentazione ed idratazione, per fame e sete cioè

faccio mie le ultime frasi di pace, che ringrazio per aver riempito per una volta lo spazio istituzionale delle notizie regionali di basilicatanet con delle riflessioni e non solo del passeggiare tronfio, ma spesso claudicante tra la lingua italiana ed i corridoi di via anzio di tanti altri politicanti, “finirà come non doveva finire, con un altro caso Welby, con un altro caso Coscioni. Con la sofferenza di una famiglia che non morirà mai, con una vita che si spegne, con una politica che non legifera. Spero e prego affinché le lacrime di papà Peppino non siano materia solo per Bruno Vespa….”

ed aggiungo che spero  sia la natura stessa a far terminare questa sofferenza con la morte più improvvisa e dolce possibile per una persona, eluana englaro, che se riuscisse a sentire quanto la sua condizione stimola non il coraggio di una nazione, ma la vigliaccheria ipocrita di tanti pavoni, non desidererebbe forse altro che la “nera signora” la porti via subito con sè…meglio il nulla o la vita eterna, come sono e devono essere le nostre convinzioni a dar corpo a ciò che è oltre la vita biologica, che questo chiacchiericcio da pollaio