il fallimento delle politiche turistiche

UNIONCAMERE BASILICATA: REPORT SU ECONOMIA DEL TURISMO
 
13/02/2009 13.43.49
[Basilicata]

In Basilicata, nell’ultimo decennio, Regione ed Enti locali hanno speso mediamente 11,84 Euro per presenza turistica: un valore quasi doppio rispetto alla media meridionale (6,91 Euro) e ancor più elevato rispetto a quella nazionale (4,26 Euro). La spesa pubblica ha quindi offerto un contributo importante allo sviluppo del settore turistico, orientandosi soprattutto sugli investimenti in infrastrutture materiali e immateriali e, quindi, su interventi in grado di creare le condizioni di base per un’offerta turistica adeguata. Tuttavia, a fronte delle risorse investite, la crescita del valore aggiunto turistico (comunque, una delle più elevate tra le regioni italiane) è risultata proporzionalmente meno intensa, in un contesto di difficoltà nell’intercettare una domanda con una più elevata propensione alla spesa e nel trattenere entro i confini regionali i benefici economici generati dall’espansione dell’attività turistica. Un Euro di spesa pubblica ha infatti determinato una crescita di 63 centesimi del valore aggiunto del settore, in media all’anno, contro i 73 centesimi del Mezzogiorno ed i 93 dell’Italia. L’ammontare medio degli investimenti realizzati nel settore per ogni Euro di spesa è stato di 2,96 Euro, contro i 3,74 del Mezzogiorno e i 4,87 dell’Italia.
Sono queste alcune delle indicazioni contenute nel Rapporto sulla dimensione economica del turismo nella regione, redatto dal Centro Studi Unioncamere Basilicata nell’ambito delle attività dell’Osservatorio Turistico Regionale….“Il turismo si configura come un consumo ‘trasversale’ rispetto all’insieme delle attività economiche – aggiunge l’assessore alle Attività Produttive della Regione Basilicata, Gennaro Straziuso – e ciò determina la difficoltà di delimitarne i contorni. Ciò premesso, si è reso necessario scandagliare in tutta la sua complessità uno dei settori ‘vocazionali’ per antonomasia della nostra regione, superando il quadro informativo generale (che solitamente si limitava ad analizzare flussi e caratteristiche dei turisti) così da orientare e mirare meglio le politiche da mettere in campo nel breve e nel medio periodo”. Il Rapporto sottolinea i passi in avanti registrati negli ultimi anni, pur rilevando che la dimensione economica del turismo in Basilicata, misurata attraverso la spesa turistica, è relativamente inferiore alla sua dimensione fisica, espressa in termini di presenze turistiche. Ciò si spiega con la minore incidenza delle tipologie di turismo caratterizzate da una maggiore propensione alla spesa (turismo d’affari e culturale, turismo straniero), sia alle minori opportunità di spesa che il sistema locale di offerta è in grado di assicurare, a causa della debolezza/carenza di attività e servizi complementari rispetto alle attività ricettive e di ristorazione, che assorbono la maggior parte della quota di spesa turistica.
La relativamente bassa diffusione di consumi turistici nella regione spiega il non elevato contributo del turismo alla produzione di ricchezza regionale: soltanto il 3,3% del Prodotto Interno Lordo della Basilicata è ascrivibile, infatti, alle attività turistiche, contro una media meridionale del 5,0% e nazionale del 5,1%.
Per ulteriori dati di sintesi e per visualizzare/scaricare il Rapporto integrale completo di dati, grafici e tabelle, cliccare su www.bas.camcom.it

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non aggiungo altro a questo quadro desolante che, nonostante le cornicette che la politica vuol sempre apporre per limitare i danni alla propria immagine derivanti dall’incapacità conclamata di gestione e di programmazione, sempre desolante rimane…in altri termini la regione e gli enti pubblici spendono più di altre regioni, ma i ritorni al sistema sono inferiori…da qualche parte c’è un inghippo…la mancanza di idee davvero nuove che mettano in evidenza il reale valore aggiunto del turismo in basilicata, l’incontaminatezza (relativa, purtroppo) del proprio territorio, valore che non si può pensare di sfruttare attraverso “grandi attrattori”, ma solo attraverso una politica di “penetrazione” turistica nel profondo del territorio assecondata da una intermodalità non invasiva…questi invece pensano solo ai grandi progetti e nel frattempo continuano a svendere la regione all’imprenditoria più “inquinante”…come dire che se estraggo petrolio in una zona o ci faccio chimica pesante, ma quale turista vorrà mai visitare quelle zone…a meno di non pensare, come il sindaco di calvello ed alcuni dirigenti eni, che si possa fare il turismo delle estrazioni…ma nelle mani di chi stiamo?

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