Com. stampa di comunità lucana – La fine di una stagione che richiede un atto di coraggio

La fine di una stagione che richiede un atto di coraggio

Non avendo o volendo avere alcun titolo per entrare nel merito sul lavoro della magistratura ordinaria sul “file” centro olio di Viggiano o su quello a cui è stata chiamata la magistratura amministrativa a riguardo del pozzo di re-iniezione di Costa Molina, ma volendo a pieno titolo entrare in un ambito di valutazione politica complessiva dell’intera faccenda delle estrazioni nella nostra regione, rilevo che quanto sta penosamente accadendo sulle estrazioni di greggio in val d’agri, ampiamente annunciato e denunciato dal sottoscritto per molti anni, necessita oggi di valutazioni serene in un ambito politico più che di un’attesa beckettiana per ciò che accadrà che sembra pervadere gli organi decisori lucani.

Siamo giunti alla fine di una lunga stagione, prenderne atto è operazione di verità, prima ancora che con i fatti che si palesano ormai in una drammatica prospettiva dove tornano in ordine avvenimenti, cause ed effetti, con la coscienza individuale che pure dovrebbe muovere chi, con compiti decisori, seppur transitori, sul presente e sul futuro di una terra, oggi dovrebbe giungere ad una conclusione che si presenta quasi banalmente ovvia nella sua drammaticità, il centro olio di Viggiano e l’interezza della filiera delle estrazioni in Val d’Agri in queste condizioni vanno bloccati definitivamente.

Ed è chiaro che bloccare quegli impianti richiede quella speciale responsabile volontà politica verso i propri cittadini, volontà che è mancata sinora evidentemente per calcolo dei pochi ed ignoranza dei più, e di cui oggi appare evidente ed urgente la necessità, sia nell’attivazione delle potestà legislative e decisionali regionali, autonome e sussidiarie, potestà istituzionali che intersecano direttamente la sanità e la sicurezza dei cittadini, la programmazione di territori e cicli economici, la salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico, sia in una grande domanda da porsi al paese intero prima che ai governi, ovvero al parlamento nazionale ed europeo prima che a palazzo Chigi, ovvero se a fronte di gravi danni conclamati, se a fronte a quelli maggiori ancora da accertarsi in una materialità  definitiva ed a fronte delle troppe zone ambiguamente grigie che hanno fatto sino ad oggi da scudo ad estrazioni di idrocarburi indegne di un paese civile, la proprietà esclusiva dello stato delle risorse del sottosuolo e le materie di interesse nazionale ad esso collegate e statuite negli accordi del ’98 siano motivi per superare il diritto dei cittadini ad esser tali e non sudditi tenuti all’oscuro della realtà.

Ogni considerazione economica e di bilancio si ferma di fronte al rivelarsi crudele di una realtà che solo chi non voleva vedere non ha visto, ovvero ENI inquina, ENI mente, ENI minaccia, ENI imbroglia i cittadini lucani, irridendoli e blandendoli con promesse degne più d’una feroce, famelica, compagnia delle indie occidentali che di un ente che nominalmente è ancora da doversi definire pubblico, quindi al servizio del paese e del suo interesse che non è solo economico, ma anche, soprattutto di curatela e patrocinio di un equanime diritto dei cittadini, anche di quelli lucani.

Al presidente Pittella, verso cui non nutro certo alcuna simpatia politica, chiedo oggi di assumersi, a partire dalla propria coscienza personale di uomo e di medico, il gravoso e difficile compito di un atto di coraggio che i suoi predecessori non hanno esercitato (per dolo, colpa o semplice ignoranza di concatenazioni cause-effetti non tocca al sottoscritto deciderlo), revocare in via definitiva e immediata ogni autorizzazione ad ENI, sia per il plesso del centro olio di Viggiano, sia per ogni attività connessa ad esso, estrazione, re-iniezione, stoccaggio e trasporto con ogni mezzo del greggio della Val d’Agri, di avviare da subito, come responsabile della regione Basilicata tutte le azioni legali in sede civile per il risarcimento e la riparazione del danno alle persone, all’ente ed al territorio, e di avvalersi di tutte le sue facoltà di intervento e responsabilità, stabilite dalla Costituzione, per sollevare di fronte al parlamento italiano e a quello europeo, presso corti del paese e comunitarie, presso l’opinione pubblica popolare, quella domanda che oggi nella nostra regione si alza forte dal basso, ovvero se i lucani abbiano o meno il diritto alla salute, al territorio ed alla trasparenza anche rispetto a quell’interesse nazionale che con ignominia oggi si consuma sul proprio territorio, sul diritto all’oggi ed al domani, e più banalmente, ma non meno pressante sulla propria pelle e sulla propria dignità.

Miko Somma, segretario di Comunità Lucana verso la costituente del Partito Ambientalista e Comunitario di Basilicata.