precari, sempre più precari

(ANSA) – ROMA, 17 MAR – Nel quarto trimestre 2017 le ore lavorate sono state 667 milioni in meno rispetto al primo trimestre 2008 (-5,8%) mentre le unità di lavoro a tempo pieno sono circa il 4,7% in meno rispetto al 2008 (1,2 milioni di Ula in meno). E’ quanto si legge su una ricerca della Fondazione di Vittorio che ha elaborato i dati di contabilità nazionale dell’Istat. Secondo la Cgil negli ultimi cinque anni sono aumentati fortemente i part-time involontari e, soprattutto negli ultimi due, le assunzioni a tempo determinato, portando l’area del disagio (attività lavorativa di carattere temporaneo oppure a part-time involontario) tra gli occupati a 4,5 milioni di persone. In questo secondo caso sono stati elaborati i dati delle Forze lavoro Istat del terzo trimestre. In Italia lo scarto delle ore lavorate rispetto al 2008 particolarmente marcato, secondo la Cgil, “è legato al peggioramento della qualità dell’occupazione nel nostro Paese” .

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non ci voleva la sibilla per comprendere quanto gli italiani a pelle sentono da tempo, ma appunto serviva uno studio elaborativo di una realtà “allungata” nel tempo per raccontare il lavoro e che invece, se presentata mese per mese, come abitudine degli ultimi governi per magnificare i “mirabolanti” dati delle loro azioni, se presentata parcellizzata in un attimo cristallizzato e così ridotta ad unità statistica priva di qualsiasi senso, poiché priva di rapporto con la realtà dinamica che solo la comparazione dei dati con il fluire del tempo racconta nella sua interezza, se presentata quindi a medaglietta celebrativa di una sostanziale irrealtà di cui si nutre la post-verità, nulla racconta e nel non raccontare alcunché alimenta il “mito” di una crisi superata, di milioni di posti di lavoro, di un paese che si è rimesso in marcia…e non è così, quantomeno non è del tutto così…

poiché se è vero che i dati macroeconomici del paese sono in netto miglioramento, favoriti sostanzialmente da un export che “tira” – e dopotutto non aveva mai smesso davvero di farlo pur nell’ovvia contrazione della domanda a livello mondiale – è la microeconomia “banale” del giorno per giorno, ovvero quella quantità di denaro a disposizione delle famiglie per soddisfare i propri bisogni, a segnare il passo di una ripresa a senso unico, di una ripresa quindi che termina la sua corsa nei conti correnti e “meno correnti” di chi davvero controlla l’economia, “usando” come massimizzatore di ricavi non una strenua lotta per la qualità del prodotto, ma gli artifizi gius-lavoristici e le cosiddette necessità di fatto di questi anni, avallate proprio da quei governi, che hanno rosicchiato il potere di acquisto dei redditi da lavoro con la scusa del sacrificio per un domani migliore…risultato, precarizzare il lavoro e cottimizzarlo fino al punto di disporre di una silente forza lavoro ricattata per ogni bisogna di un certo capitalismo straccione che gli affari vuol farli sulla pelle dei lavoratori…

difficile poi far quadrare proprio quei dati macroeconomici, poiché se un lavoratore precario si sente tale (e nel termine precario leggeteci non solo il dato secco di chi precario lo è per davvero in forza di contratti di semi-schiavitù, ma soprattutto la condizione psicologica di chi si sente precario anche con forme di lavoro a tempo indeterminato – tale è la realtà di chi, assunto con contratti a tutele crescenti, sa perfettamente che il suo lavoro è in realtà anch’esso una forma di precariato), finirà inevitabilmente per consumare meno, per posporre ad un domani senza data certa acquisti che, se si sentisse sicuro, probabilmente farebbe già oggi…e se quel lavoratore non consuma, qualcuno non vende e non vendendo non solo non produce reddito per se stesso, ma neppure imposte per il paese, finendo per creare un circuito vizioso i cui reali effetti si misurano proprio nella minor crescita del paese rispetto agli altri paesi U.E….

vogliamo capirlo o no, che l’investimento che risolleverebbe il paese è la creazione di una sicurezza sociale che solo il lavoro “buono” riesce a dare, o vogliamo continuare a prenderci per i fondelli, raccontandoci una fiaba per auto-addormentarci, una fiaba a cui il 4 marzo il paese ha urlato di non credere più, usando gli strumenti certo banali e per molti versi sciocchi del 5 stelle e della lega perché quelli aveva a portata di matita nella cabina elettorale?…