Comunicato stampa di Comunità Lucana

La resistenza inizia da una nuova partenza

Siamo giunti a poco meno di un mese dalla presentazione delle liste elettorali per le ormai prossime elezioni di gennaio 2019 e quel che stupisce è l’assoluta mancanza di proposta di struttura delle forze politiche che, pur tra i mille distinguo perennemente perpetuati nella storia della stessa, si richiamano alla sinistra.

Appare evidente che la lega ed i 5 stelle giocheranno la partita delle prossime regionali cercando di sfruttare l’onda lunga, per alcuni anomala quanto quella di uno tsunami improvviso e che eppure aveva dato già tutti i segnali del suo arrivare anche da noi, un traslocamento dei temi dai dati regionali a quelli nazionali e ciò sia in virtù della relativa facilità di concentrare la campagna elettorale su temi che allontanano da quella bassa notorietà dei candidati, sia per quegli evidenti motivi di propaganda spiccia che finirà per fondarsi sul governo del paese ormai nelle loro mani e su quel gran romanzo popolare di cui i conoscono i titoli, politiche contro gli immigrati, reddito di cittadinanza, mini flat tax, “pace fiscale” o se volete condono, e via discorrendo.

E mentre un’altra onda monta e nessuno è in grado di misurare appieno quale sarà l’impatto nella nostra terra, ciò che si nota è il silenzio a sinistra che, si voglia prendere tempo o semplicemente non si sia maturata ancora una idea precisa, è avvertito dagli elettori come una paura di misurarsi dopo gli innegabili guasti che troppi anni di gestione non proprio ottimale hanno prodotto sia nella realtà che nella percezione di essa, dagli “addetti ai lavori”, siano commentatori o soggetti coinvolti come il segnale di una terribile confusione in cui si covano rancori, malumori, distinguo che ormai paiono attraversare ogni famiglia politica.

Roba paesana – si osserverà – le solite beghe che ruotano intorno al pd e satelliti ed ai non-pd, siano questi gli auto-espulsisi di leu o sinistra italiana, rifondazione e potere al popolo ed i tanti partiti comunisti che paiono fiorire come funghi troppo piccoli per far minestra, eppure l’unico dato che emerge è quello di un governo del paese ormai slittato a destra, troppo a destra perché l’attacco ai diritti democratici non cominci a sentirsi forte, troppo a destra perché non comincino a risuonare echi di derive quasi autoritarie fondate su un diritto della maggioranza che stride con ogni regola di democrazia, troppo a destra perché la ragion d’essere della sinistra non trovi un minimo comune denominatore nel fermare questo strame della civiltà che condurrà il paese fuori dall’UE e dal consesso internazionale e dallo spazio civile che i trattati di Roma, firmati sulle macerie ancora fumanti della guerra, hanno assicurato finora, pur tra le mille obiezioni che si possono muovere alla trazione liberista su cui sembra al momento fondarsi l’unione.

E se il tema democratico sembra doversi fermare al solo ambito nazionale, ovvero lì dove si legifera sui diritti e si muovono le leve economiche del paese, è anche qui da noi, nella nostra Lucania, che il tema dovrebbe richiamare tutte le forze che si ispirano alla sinistra alla necessità di unire le forze contro la deriva autoritaria contenuta in nuce in un perverso accordo di governo “purchè si governi”, fondato su un contratto che racconta solo per un pezzo il cammino stabilito da grillini e leghisti per il paese e che, da uomo di sinistra, aborro nella sua totalità.

Ma la sinistra – o meglio le sinistre – riusciranno a fare fronte comune non per difendere se stesse e le rendite di posizione, piccole o grandi che siano, ma per difendere i lucani da un errore clamoroso che in buona fede tutti si sarebbe tentati di commettere per sanzionare il cattivo governo di questi anni, omissivo e centommissivo, e i troppi buchi della ragione amministrativa causati da filiere di interessi e clan?

Il tema non è di mera sopravvivenza di una parte politica, ma fondante di ragioni altre e ben più profonde del semplice mantenimento di un dato numerico bastante a “tenere” la regione”, ovvero ciò che occorre davvero ad una sinistra che verrà non è il solo essere uniti contro la barbarie salviniana e l’acquiescenza di comodo grillina che in casa nostra potrebbe voler dire sacrificare il territorio alle trivelle e alle tante oscure lobbies che si intravedono dietro decreti solo apparentemente pasticciati (leggi per esempio al decreto Genova, l’art. 41 che innalza di venti volte un limite cautelativo sulla concentrazioni di idrocarburi nei fanghi di depurazione ammessi come concime per i campi stabilito dal TAR Lombardia in blocco ad una assurda delibera della giunta lombarda che lo innalzava fuori misura o la cosiddetta pace fiscale), e solo a fini di cassa per misure economiche fuori da ogni ragion pratica che anziché scaricare il costo sociale delle ristrutturazioni del lavoro sui beneficiari, lo caricano sulla fiscalità generale o che semplicemente premiano chi ha evaso e non chi è in difficoltà nei pagamenti dei tributi.

Più liberisti dei liberisti, grillini e 5 stelle non hanno padrini apparenti, ma tanti padrini quante sono le ragioni di stare al governo per trasformare paese e regione in contenitori di rabbia sociale, di creazione continua di nemici per giustificare se stessi, di becero razzismo e neo-fascismo sdoganato che comincia a far sentire la sua protervia manganellara, mentre la parola “negro” si riaffaccia la paese ad 80 anni da “faccetta nera” e dalle leggi razziali.

La sinistra deve essere unita e trovare ragioni di unità contro costoro ed i loro progetti machiavellici di cui se i mezzi si intravedono, i fini potrebbero essere molto peggiori e ripiombare il paese indietro nella sua storia peggiore, e se a Roma i tempi non sono maturi e troppo ampie le distanze ideali e pratiche su cui misurarsi, possono esserlo invece in Basilicata, dove pur esistendo tutte quelle ragioni per star lontani, è la difesa e la cura della nostra piccola comunità regionale e del suo territorio minacciato e da depredarsi ancora in tante potenzialità l’elemento comune che dovrebbe spingere gli uomini della politica ad essere tali e confrontarsi non per cercare cosa divide, ma per trovare ciò che unisce quell’universo variegato e litigioso che si chiama sinistra.

E riconosciute le ragioni che uniscono e trovato un assetto unitario che mi permetto di suggerire in una lista unica in cui ogni formazione e sensibilità trovi spazio e dignità per rappresentare il consenso ed in una lista del presidente a garanzia di un programma innovativo, di tutela ambientale, della salute, del paesaggio, della storia e delle vocazioni economiche e culturali del territorio, occorrerà però prima di tutto chiedere scusa ai lucani per sperare di avere ancora la loro fiducia.

La resistenza inizia da una nuova partenza.

Miko Somma, Comunità Lucana