informazione e petrolio nell’epoca del consenso-dissenso

non scopriamo oggi che le logiche delle multinazionali (e quelle del petrolio in modo particolare) prevedono la creazione di un sistema diffuso di controllo delle opinioni che passa anche attraverso un’informazione che veicoli messaggi “buoni”, “positivi” legati allo sfruttamento della risorsa…rientra in un più generale discorso sul neo-colonialismo di cui abbiamo già scritto e di cui non si può fare a meno di scrivere ancora…ma andiamo con ordine…il sistema economico attuale (definiamolo pure “globalizzazione”, parola pure fortemente deviata dal suo senso originario) prevede in nuce la creazione di opinioni dominanti al fine di marginalizzare ogni voce di dissenso che non sia già accuratamente calcolata nei suoi effetti dal sistema stesso…mi spiego, oggi assistiamo ad una generale riduzione dell’elemento critico sul consumo solo alla dialettica tra produzione ed associazionismo dei consumatori, attraverso la concentrazione dell’interesse mediatico non più sulla criticità verso un certo tipo di consumo, ma sulla customer satisfaction, la soddisfazione del cliente, che ridotta per sua stessa natura alla criticità verso la corrispondenza tra i costi e le aspettative materiali del consumatore, allontana la capacità di comprensione della logica produttiva di quello stesso consumo…in altre parole, deviando domande di base che potrebbero sorgere nell’opinione pubblica se sia giusto o meno per l’ambiente e per la società un certo tipo di consumo e concentrando l’attenzione solo su prezzi e soddisfazione del cliente, si ottiene un allontanamento sostanziale di ogni dubbio ed ogni criticità verso il sistema stesso…nel caso degli idrocarburi la deviazione classica è quella di spostare l’attenzione non più verso la sistematica distruzione dell’ambiente e della democrazia a cui naturalmente porta il sistema energetico basato sulle fonti fossili, ma o sugli alti costi che bisognerebbe sostenere per un sistema altro e che bloccherebbero uno sviluppo solo di tipo “economicista” (quello basato sul PIL, per intenderci, e che negli USA è il sistema dominante ed è lo stesso che impedisce l’adesione di quel paese a qualsiasi trattato di riduzione delle emissioni o del consumo energetico in generale) o sulla prospettiva “riduzionista” che lo sviluppo di maggiore efficienza energetica porti a minori consumi della stessa risorsa energetica (modello europeo e giapponese) senza tuttavia metterla mai in discussione come fonte primaria…in questo quadro appare abbastanza ovvio che chi detenga mezzi economici e politici tali da tenere nelle proprie mani il futuro energetico dell’intero pianeta, non abbia il minimo problema ad intraprendere campagne di “sensibilizzazione” che, come in epoche di totalitarismi non troppo lontani, prevedono la creazione di un sistema di consenso proprio attraverso i media…i mezzi ovviamente si sono raffinati e se ieri il consenso non prevedeva alcun dissenso che non fosse immediatamente espulso, oggi il consenso deve necessariamente trovare in se stesso anche quel dissenso canalizzabile e riassumibile nel mainstream, nel pensiero dominante, affermando la logica del consumo come fonte stessa dell’esistenza delle generazioni attuali, senza per nulla preoccuparsi con una rimodulazione dei sistemi di quelle future…ed è in questa logica mediatica che rientrano gli associazionismi dei consumatori (che non intendo certo come controllati all’origine o sovradeterminati malignamente, ma come facenti parte di un sistema che li prevede come elemento di base), strutture organiche al sistema stesso…facciamo ora un esempio pratico a proposito delle estrazioni di petrolio in basilicata…io, compagnia petrolifera, dopo essermi assicurata a vario titolo l’appoggio dei soggetti o delle classi dominanti locali, ho necessità di mantenere un clima di ottimistica fiducia dell’opinione pubblica sul sistema, affinchè nessuno si opponga…è primariamente un compito dell’interfaccia politico che mi sono conquistato spiegare alla popolazione quanto benessere porteranno le royalties rispetto ai danni ambientali e sociali delle trivellazioni…per un certo numero di anni, complice la povertà della regione, la chimera dello sviluppo ha funzionato elementarmente secondo la prima delle logiche, quella diciamo totalitaria…il consenso, cioè era assicurato dalle aspettative di benessere a cui non era possibile opporre alcunchè…ed ovviamente sappiamo tutti come è andata a finire!!!…le contraddizioni del sistema cominciano ora ad essere evidenti…l’ambiente viene massacrato, il benessere collettivo è nullo, la presa di coscienza che qualcosa non va comincia a farsi spazio tra i lucani e l’eldorado di quella california che fino a qualche anno fa qualche irresponsabile ventilava come il futuro prossimo (mi consentite una battuta?…futuro posteriore!!!) diventa una favola da focolare…il sistema corre ai ripari e guarda caso qualcuno comincia a parlare di sconti e franchigie sul costo dei carburanti, di zone franche, etc…il rapporto dialettico a cui accennavo in precedenza dovrebbe ora essere più chiaro…tramontata la prospettiva di sviluppi impossibili, occorre ora spostare il tema nascente della criticità sulle estrazioni di petrolio al tema dei vantaggi di consumo immediato che potrebbero derivare ai cittadini lucani…dal benessere generale all’interesse particolare, dal collettivo al personale…siamo alla seconda delle logiche del consenso, liddove la prima fase contiene anche la seconda, spostando l’asse dall’improponibilità di questo sistema di estrazioni ai vantaggi particolaristici e locali che ne deriverebbero…ed il sistema dell’informazione, che non è escluso da ognuna delle due fasi, ma anzi in una società dello spettacolo, al quale anche la nostra ristretta società lucana appartiene suo malgrado (devo forse ricordare le pagliacciate mediatiche dei giovani dietro l’attuale presidente su di un palco in campagna elettorale?) diviene determinante in un circo che prevede un uso alternato dei media che contemporaneamente magnificano il sistema e ne precostituiscono anche degli elementi critici addomesticati, al fine di lasciare esattamente tutto così come si trova…noi del comitato no oil potenza diffidiamo dei venditori di consenso localistico e diffidiamo chi chiunque sia fuori dei confini che stanno tra le parole “no” e “si” di un forte e risoluto…no al sistema del petrolio, si alle energie alternative…miko     

Un pensiero su “informazione e petrolio nell’epoca del consenso-dissenso

  1. Ritengo che l’analisi della strategia elaborata dalle compagnie petrolifere, coadiuvate sia dal sistema politico che informativo/disinformativo locale, sia lucida e arguta e solleciti a una riflessione individuale e collettiva!

    Spero vivamente che scritti di tal genere, che sottengono analisi complesse e non convenzionali dei problemi e degli eventi, possano costituire un utile contributo ad aprire le menti dei cittadini luvani e indurli a prendere coscienza del proprio diritto alla democrazia reale e alla partecipazione, della necessità di non deresponsabilizzarsi e delegare ad altri il prorpio futuro e la propria vita.

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