cinghiali del pollino

PARCO DEL POLLINO, PARTE LA CACCIA AI CINGHIALI
 
21/04/2009 16.43.23
[Basilicata]

Parte la cattura dei Cinghiali prevista nell’ambito del Piano sperimentale adottato dal Parco Nazionale del Pollino per il contenimento della specie.
E’ stato siglato stamani dal direttore dell’Ente, Filippo Aliquò il contratto per la cattura con la ditta “Valle delle Ginestre”, di Tursi (MT) che provvederà a fare le catture di circa 500 capi sotto la stretta sorveglianza del Corpo Forestale dello Stato. Il contratto, della durata di sei mesi, che non ha nessun costo per l’Ente, prevede la cattura in otto comuni del Parco, due in Basilicata e sei in Calabria. I capi che saranno catturati saranno destinati agli scopi dell’azienda, compatibili con quanto previsto dal Piano sperimentale. Intanto, l’Ente sta procedendo alla liquidazione dei danni da fauna selvatica, perlopiù dovuti proprio ai cinghiali, per l’anno 2008, danni che ammontano a circa 500mila euro. “Erano anni – ha dichiarato il presidente del Parco, Domenico Pappaterra – che l’Ente non liquidava i danni così velocemente data l’indisponibilità finanziaria esistente. Con la previsione in bilancio delle somme dovute siamo riusciti ad accelerare i tempi dell’indennizzo, ferma restando la volontà di riuscire a contenere all’origine i danni causati dai cinghiali”. Le richieste da indennizzare per il 2008 sono circa 800, equamente divise tra i due versanti.

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con la morte nel cuore devo dire che la situazione dei cinghiali si è incancrenita sino al punto di rendersi necessaria una simile operazione di riduzione del loro numero e non solo nel parco del pollino…ma occorre fare una breve riflessione al riguardo…come si è arrivati a tuto questo?…la natura lasciata ai propri ritmi è capace di limitare una specie, sia essa animale o vegetale, attraverso la selezione ed il contenimento della stessa per mezzo sia della predazione di altre specie animali, sia del contenimento “ambientale” che opera quando la densità di una specie su un dato territorio supera la capacità del territorio stesso di fornire alimentazione sufficiente…questo se la natura è libera di fare il proprio corso in tempi che non necessariamente devono coincidere con quelli umani

ed ecco il punto…quando l’uomo ci mette del suo, alterando alcune condizioni di partenza del delicato equilibrio tra le specie, qualcosa comincia ad incrinarsi proprio a cominciare da quell’equilibrio che viene a pendere verso una specie le cui caratteristiche la rendono più resistente, a detrimento di altre…bene, da alcuni anni per motivi di caccia sportiva sono stati introdotti in varie zone dell’appennino delle varietà di cinghiali provenienti dai balcani, varietà molto più grandi e resistenti alle malattie ed alle predazioni dei cinghiali appenninici, molto più piccoli per via di quella selezione naturale che le condizioni particolari dello stesso appennino hanno determinato nel corso di decine di migliaia di anni…questi cinghiali di taglia maggiore hanno sviluppato una particolare resistenza all’ambiente locale finendo spesso per soppiantare la specie autoctona e migrando in zone anche molto lontane dagli ambiti in cui erano stati introdotti…primo punto…è l’uomo, il cacciatore nello specifico, che ha alterato per motivi che nulla hanno a che vedere con i ritmi naturali la composizione della fauna….cinghiali più grandi, più forti e più voraci…secondo punto…mancano predatori naturali, lupi ed orsi in modo particolare, per motivi che sono chiari a tutti, le sole specie ciòè in grado di predare i cinghiali deboli o malati o i cuccioli, particolarmente numeroso per ogni nidiata…conseguenza…il numero di cinghiali aumenta senza controllo, il sottobosco non è in grado di assicurare più nutrimento ai gruppi, la territorialità dei branchi spinge alcuni gruppi di animali ai margini delle zone boscate dove la fonte di nutrimento è assicurata dalle coltivazioni

tutto chiaro quindi….si parte dall’errore umano e dalla protervia dei cacciatori, protervia reiterata (qualcuno ricorda il caso del pesce siluro nel ticino?) e si prosegue con la difficoltà di reintroduzione di specie animali “non tollerate” dalla necessità dell’uomo di non doversi confrontare con altre specie animali “concorrenti”

nell’immediato quindi la riduzione dei cinghiali è d’obbligo, ma se non si interviene con la reintroduzione del cinghiale “nostrano”, con una maggiore protezione dei lupi, con la reintroduzione di alcuni orsi alpini (la specie appenninica si è estinta e la varietà dell’orso marsicano è una endemismo tipico della sola marsica), con maggiori controlli sugli incendi boschivi e con una seria programmazione delle attività circostanti il parco, altrimenti tra cinque anni siamo punto e a capo!!!