comunicato stampa

Un piano energetico indigeribile.

  

Dopo un’attesa di qualche anno tutti i cittadini lucani sono finalmente venuti a conoscenza dell’approvazione del Piano Energetico Regionale in giunta. Sono però venuti a conoscenza della sua approvazione e non certo del piano stesso e dei suoi contenuti, che apparsi ieri per la prima volta sul sito istituzionale Basilicatanet finalmente hanno disvelato intenzioni non mai condivise con i cittadini o le associazione ambientalista in un percorso democratico-partecipativo del tutto assente.

 Ma evidentemente è proprio il contenuto dello stesso piano, la sostanza quindi, ad aver richiesto la più assoluta mancanza di partecipazione al processo cognitivo che pur avrebbe dovuto precedere l’approvazione in giunta di questo strumento che consegna la regione Basilicata alla terrificante prospettiva di divenire una produttrice netta di energia nel sistema Paese.

Si parla nel Piano di fonti rinnovabili e di rispetto dell’ambiente, ma oltre le dichiarazioni d’intenti, occorre in primo luogo sottolineare che se la caratteristica delle fonti rinnovabili, oltre la rinnovabilità stessa della fonte energetica, giunge al concetto di minor impatto territoriale possibile, cosa che limita la produzione stessa di energia ai piccoli impianti e non certo alla produzione industriale, la logica del piano ci appare del tutto scorretta quando cita le fonti rinnovabili come suo fondamento, ponendo invece las produzione di energia su di un piano prettamente industriale.

Andando con ordine, si parte da una stima di fabbisogno energetico in crescita annua del 7%, percentuale che non corrisponde in alcun nodo a previsioni realistiche di crescita del comparto industriale e dei consumi privati in questa regione, senza peraltro citare affatto che in termini globali la produzione di idrocarburi attuale nel nostro territorio assomma già al 5-6 % della produzione netta di energia del nostro paese, mentre la nostra popolazione è solo l’1% ed il territorio il 3,5 % dei rispettivi totali nazionali, e si continua sulla base di questi presupposti volutamente sbagliati a prevedere un fabbisogno da colmare di ben 2.300 GW annui.

Una cifra energetica quindi del tutto smisurata alla realtà e destinata ad essere coperta per  il 60% dall’eolico, con una potenza installata di 981 MW ed una produzione stimata in 1374 Gw annui, in pratica tra le 300 e le 450 torri eoliche, considerando potenze installabili dai 3 ai 2 MW per torre, che andrebbero ad aggiungersi alle tante già presenti sul nostro territorio, per il 15% dagli impianti a  bio-masse, 50 MW da installare e 343 GW da produrre, cosa che lascia intuire che a leggi vigenti potremmo trovarci in regione dieci impianti di combustione di materiale ligneo per il cui reperimento appare ormai chiaro la finalità di “forestazione produttiva” dell’accordo raggiunto recentemente in regione e persino la ratio della delibera di giunta del novembre 2005 che equiparava la frazione secca dei rifiuti solidi urbani alla legna ecologica, rendendola combustibile come bio-massa.

Si prosegue con un 20% di fotovoltaico che appare una presa in giro rispetto a potenzialità installabili molto superiori, considerando i gradienti di irraggiamento presenti sul territorio, un 5% di idroelettrico che vogliamo sperare installabile attraverso impianti ad acque fluenti, e 0% di solare termico che considerando il volume degli utilizzi a bassa temperatura, riscaldamento ed acqua calda domestica assommabile al 60% degli utilizzi totali, appaiono come un’assurdità che non tiene in alcun conto la necessità di raggiungere il 20% di risparmio energetico indicato dalla Comunità Europea lì dove è più facilmente ottenibile in una regione a bassa densità industriale, nei consumi domestici.

Va inoltre rimarcato che un Piano Energetico che non tenga conto dei trasporti e della necessità di realizzare risparmi energetici, con ovvie conseguenze di minor impatto ambientale, anche in un settore come quello del trasporto pubblico, fornendo indicazioni e disponendo risorse per la riconversione del parco macchine pubblico e consortile a metodologie già esistenti ed di comprovata efficacia è alquanto imprevidente tenendo anche conto che in questa regione il movimento di passeggeri è stimato al 90% avvenire attraverso autobus.

Tutte considerazioni queste che, aggiunte alle tante altre che per motivi di spazio preferiamo ora rinviare, ma di cui daremo a breve contezza in una critica più approfondita, ci portano alla convinzione più volte espressa nei nostri interventi che questo Piano, lungi dall’essere risolutivo di alcuna criticità energetica, possiede nella sua genetica una caratteristica che lo rende del tutto indigeribile, quello di essere stato pensato ed approvato per i soli interessi delle lobbies energetiche e non certo per gli interessi dei cittadini lucani o per la salvaguardia del territorio e ci fa riflettere sulla destinazione che certa politica riserva alla nostra regione sulla scorta di una frase indimenticabile del nostro presidente, quella di una regione sexi che non si sa vendere.

Abbiamo ora l’impressione che sia già cominciata l’asta. 

Miko Somma.