Lettera aperta a Nino Falotico Segretario Cisl Basilicata

Riceviamo dall’amico Armando e, volentieri, pubblichiamo la seguente lettera aperta:

Caro Segretario,

ti scrivo a proposito dell’articolo pubblicato su La Nuova del Sud, giovedì 29 ottobre u.s., dal titolo: CENTRALE MERCURE, il si della Cisl.
Non è la prima volta, da quando ho deciso di aderire alla Cisl, che mi trovo a leggere dichiarazioni sulle scelte in materia energetica, da parte di alcune categorie di lavoratori iscritti al nostro Sindacato.
Qualche mese fa, i giornali locali riportarono la notizia che un’altra categoria Cisl, non ricordo esattamente quale, si era dichiarata favorevole al nucleare.
Questa volta, è stato il turno della Flaei-Cisl, che con un ragionamento, mi sia permesso di dire, opinabile, si è schierata a favore della riapertura della Centrale del Mercure.
Queste estemporanee e autonome dichiarazioni fanno supporre, che all’interno della Confederazione, della quale tu sei il massimo rappresentante, il problema “energia” visto nella sua interezza e da ogni angolazione, non sia mai stato affrontato come una delle due indifferibili e intrecciabili questioni nodali ed epocali, l’altra è il lavoro, alle quali nessuna parte sociale può più defilarsi o lasciare la responsabilità ai singoli convincimenti personali, spesso dettati da una disperata, quanto comprensibile difesa ad oltranza del posto di lavoro.
Mi chiedo e ti chiedo, esiste una posizione ufficiale della Cisl nazionale e regionale riguardo questa problematica?
Se si, ebbene che venga resa pubblica, altrimenti che si apra subito una seria discussione all’interno della Confederazione. Che siano tutte le categorie Cisl a pronunciarsi sul tema e a formulare un parere unanime ed ufficiale.
Una organizzazione sindacale moderna come la Cisl, non posseduta dal dogma ideologico, che focalizza la sua intera azione sindacale e spende tutte le sue energie a tutela dei diritti dei lavoratori, della loro salute e della loro sicurezza, a prescindere da chi governa, non può non interrogarsi su una questione così vitale.
Tornando alle argomentazioni utilizzate dagli amici della Flaei-Cisl per sostenere la necessità di riavviare la Centrale, proponendo all’Enel un utilizzo ridotto dell’impianto per monitorare l’impatto ambientale, voglio ricordare loro, intanto, che quella del Mercure non è una piccola centrale, ma il suo contrario. Che le biomasse da utilizzare per i suoi 30 e più mw non sono certo tutte reperibili in loco e sicuramente ciò darà origine a movimenti di legname dall’estero poco controllabili e dalle certificazioni ecologiche tutte da verificare, senza contare gli impatti ambientali che le rassicurazioni dell’Enel certo non sopiscono affatto.
Sempre per correttezza d’informazione, gli pseudo ambientalisti, le associazioni, i comitati, i movimenti, i rappresentanti di molti Comuni e delle Province interessate, alcuni consiglieri dell’Ente Parco del Pollino che si sono opposti e che si oppongono, lo hanno fatto e lo fanno con cognizione di causa e non per mero disfattismo, come pare emergere dalla nota ufficiale rilasciata alla stampa dalla Flaei-Cisl.
Sulla questione, inoltre, si è espresso contro la riapertura della Centrale del Mercure, anche l’Avvocatura dello Stato. Una Istituzione e non un manipolo di pseudo ambientalisti.
Spiace doverlo ricordare agli amici della Cisl e non solo, che spesso, per difendere il posto di lavoro, l’unica ricchezza per migliaia di uomini e donne, il sindacato ha chiuso non solo uno ma tutti e due gli occhi su impianti e insediamenti industriali, accolti come la salvezza di questa terra, rivelatisi poi, con il passare degli anni, portatori di morte, di malattie gravissime, di malformazioni e di disoccupazione.
Circola da qualche mese, tra le associazioni più sensibili a queste questioni, un docufilm realizzato da un giovane lucano regista-giornalista d’inchieste, dal titolo “Amara Lucania”.
Racconta il grande inganno dello sviluppo della Valbasento, e in uno scenario spettrale, per l’appunto la valle del basento, dove centinaia di sacchi di amianto sono ancora lì stipati nei capannoni della Materit, passando per il sito della Liquichimica di Ferrandina, autentica fabbrica di veleni, entrambe vissute dalle popolazioni dell’epoca, come fabbriche della speranza, storie di operai morti (200 per l’amianto e tantissimi per le sostanze chimiche) e gravemente ammalati accompagnano immagini che colpiscono dritto allo stomaco e atterriscono gli animi.
Un docufilm da vedere assolutamente, per capire cosa è successo realmente in quella parte di Basilicata.
Dov’era allora tutto il Sindacato? Cosa fece allora tutto il Sindacato? Qualcuno risponda, per cortesia!
Vogliamo, continuare a rivivere lo stesso dramma? Lavorare dovrebbe permetterci di vivere dignitosamente e non farci morire.
Allora, ci si interroghi su quale sviluppo è necessario a questa Regione, e si chieda alla politica, prima responsabile del “flagello” di questa terra e di errate scelte di politica del lavoro, fatti concreti per uno sviluppo economico e sociale improntato al rispetto della vita delle persone e della natura e non proclami elettoralistici. Occasioni di lavoro vero e non “elemosine” come, purtroppo, sta avvenendo oggi per precari e tirocinanti. Investimenti seri e non inutili sprechi.
Con la stima di sempre.

Armando Bronzi, iscritto Slp-Cisl e membro di Comunità Lucana – Movimento No Oil

7 pensieri su “Lettera aperta a Nino Falotico Segretario Cisl Basilicata

  1. Condivido perfettamente le osservazioni di Armando, purtroppo il problema che attanaglia le Regioni del Sud e in particolare la Lucania è che la scarsa occupazione ci rende troppo spesso e troppo facilmente ricattabili.

  2. Nel campo delle politiche ambientali nel settore elettrico, grande ruolo sta assumendo da qualche anno il ricorso alle biomasse, ampiamente disponibili e che rappresentano una risorsa indigena, pulita e rinnovabile.
    L’energia da biomasse non contribuisce all’effetto serra poiché la quantità di anidride carbonica rilasciata durante la decomposizione è equivalente a quella assorbita durante la crescita delle stesse biomasse: non vi è dunque alcun incremento del livello di CO2 nell’atmosfera.
    In un’ottica di diversificazione delle fonti rinnovabili, le biomasse rappresentano – soprattutto per l’Italia – un importante giacimento energetico potenziale, in considerazione che il nostro Paese produce ben 17 milioni di tonnellate di residui agro-alimentari utilizzabili come combustibile pulito ed economico.
    E la Centrale del Mercure è a biomasse e brucerà esclusivamente legno e residui delle attività forestali.
    Riconosciamo, tuttavia, che l’utilizzo delle biomasse richiede lo sviluppo dell’infrastruttura di logistica dei combustibili e di raccolta delle biomasse; ma, a ben pensarci, è proprio la soluzione di dette problematiche che può finalmente determinare ricadute positive in termini economici, ambientali, occupazionali e di infrastrutturazione dell’area; che può determinare nuove opportunità di sviluppo anche industriale in una zona marginale a cavallo di due regioni, fino ad oggi trascurata forse anche per questo.
    Ma bisogna crederci. In primo luogo è necessario che ci credano le Istituzioni Locali; in una realtà frammentata è facile per chiunque rifugiarsi nei veti incrociati: un alibi dietro al quale spesso la “politica” nasconde le proprie responsabilità.
    A tal proposito valga, come esempio, l’ostentata difesa del Parco del Pollino, il quale nella specifica vicenda c’entra davvero poco: l’opposizione ad una Centrale a biomasse non può essere motivata dalla salvaguardia dell’ambiente.
    Di questo passo, il Pollino rischia di rimanere un “sacro suolo” che perfino gli “agognati” turisti evitano di calpestare per paura di devastarlo.
    Infatti, non abbiamo contezza di significative iniziative imprenditoriali che abbiano tratto vita dal Parco, né della dinamica turistica e delle sue ricadute in termini economici. Abbiamo invece certezza di un Ente quotidianamente conteso, immobilizzato, incapace perfino di scegliere cosa fare, dove farlo e con chi farlo.
    Di certo non vi sono stati investimenti; le infrastrutture sono rimaste al palo. Perfino gli abitanti delle zone contigue sembrano preferire altre mete per le loro escursioni.
    Il Parco fin qui è rimasta una potenziale opportunità; le stesse Amministrazioni della Valle non ci pare che abbiano posto in essere quelle azioni per uscire dal letargo, per creare le premesse per lo sviluppo, eppure tutte sembrano essere persuase dell’agonia lenta a cui l’area è destinata; tutte paiono sensibili a iniziative di riscatto.
    Di tutto questo ci spiace! Assicuriamo, tuttavia, che i nostri interventi testimoniano unicamente l’interesse per la Valle del Mercure e per l’intera Basilicata.
    Nell’attesa di una crescita consapevole delle coscienze, indispensabile per il rilancio dell’Area, intratteniamoci con questa favola:
    “nelle storie di Bertoldo – una grande scuola di pensiero per un’epoca di grandi trasformazioni come la nostra – c’è un personaggio che da questo punto di vista si può considerare profetico: Cacasenno.
    A Cacasenno piacevano molto le castagne (e siamo proprio nella stagione giusta). Ma non aveva voglia di raccoglierle, né di cuocerle, né di pelarle; e, neppure, di masticarle.
    La castagna bollita, infatti, per quanto gustosa, ha il brutto vizio di impastar la bocca.
    Il suo sogno era che a tutte queste sgradevoli incombenze ci pensasse un qualche servitore e che a lui restasse soltanto il sapore in bocca e la pancia piena (sic!)”.

  3. la ringrazio dell’intervento…il problema è come lei dice crederci nelle bio-masse ed io non ci credo affatto e cercherò se possibile di essere il più sintetico possibile…la logica delle bio-masse è una logica che attiene alla produzione energetica locale…mi spiego meglio, se difficoltà logistiche di trasferimento di energia o costi elevati della stessa a causa proprio di questo rendono di fatto praticabile la costruzione di piccole centrali da 3 MW (questa è la dimensione legale degli impianti, checchè se ne dica), centrali che si auto-giustificano per ciò che riguarda le emissioni di co2 (e concordo pienamente con lei sul discorso dell’equilibrio equivalente assorbimento-rilascio, pur facendole notare che dovremmo procedere verso una diminuzione e non certo verso un pareggio del bilancio, come da direttive europee), ciò che va rimarcato è che proprio procedendo su questa logica le legge consente l’utilizzo di cippato o legna biologica (che hanno una serie di parametri precisi per essere definiti tali, dalle macchine usate ai contratti di lavoro) solo nel raggio di 70 Km dal luogo di ubicazione della centrale stessa…ora per quanto la speranza di utilizzo della legna dei nostri boschi possa legittimamente o meno rappresentare la parte combustibile, non si può non tener conto del fatto che la maggior parte di essi sono vincolati e la raccolta di legna consentita non basterebbe di certo a compensare le necessità di un impianto da 30 e passa MW…dove si prende la parte residua?…di certo non può derivare da quelle tonnellate di residui agricoli di cui lei parla, trattandosi di materiale non conforme ad ogni direttiva e soprattutto alla ragione, trattandosi di materiali umidi a cui occorrerebbe aggiungere frazioni combustibili non meglio precisate…materiali che di fatto non rientrano nelle direttive, materiali di sicuro meglio utilizzabili per la produzione di compost da masse vegetali. materiali che forse attraverso dissociazione molecolare potrebbero dare origine a bio-gas, ma che ripresenterebbero lo stesso problema circa la riduzione dei gas-serra…ma la vera problematica delle bio-masse nella zona del mercure risiede ancora una volta nella domanda…ma serve una centrale tanto grande?…la risposta è no, senza se e senza ma, poiche la logica stessa di produzione energetica da fonti rinnovabili nega di fatto che si possa produrre tanta energia rispetto ai consumi reali di una zona (sarebbe un po’ la stessa cosa rispetto ai famosi quadrati di 40 km per 40 km di pannelli solari che soddisfarrebbero i bisogni energetici dell’intero paese…non so se mi segue…dove li facciamo?…quale zona sacrifichiamo?)…tenga poi presente il fatto che la regione basilicata ha di fatto equiparato alla legna ecologica il cdr, che lei conoscerà senz’altro, rendendolo combustibile anche in centrali a bio-massa, e le bio-masse rappresentano il 15% del piano energetico regionale…la centrale del mercure poi si aggiungerebbe a tale 15%, raddoppiando la percentuale rappresentata dalle stesse…vogliamo però leggere le cose per come stanno davvero?…il rischio è che quelle centrali diventino degli inceneritori legalizzati da classi politiche che stanno a ruota degli interessi dell’affare energia da rifiuti…i sindacati molto spesso dovrebbero avere percentuali di presa visione della realtà che sappiano andare oltre la pur legittima mission di tutela del lavoro, per approdare magari a visioni più organiche tra ciò che non deve perdersi e ciò che potrebbe acquisirsi in un circolo virtuoso e solo in quello…capisco poi le sue critiche verso il parco, ma vogliamo dirlo che è stata sobillata molta confusione presso le popolazioni, facendo passare per problemi e criticità del parco quelle che erano problemi e criticità dell’ente parco e di una idea del tutto fuorviata di gestione del territorio?…ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità a riguardo, dai sindaci ai governi, passando anche attraverso sindacati come il suo che non dovrebbero mai confondere la complessa realtà delle cose con qualche informazione raffazzonata e copincollata da wikipedia sulle energie rinnovabili…e mi perdoni quest’ultima affermazione, ma la citazione di bertoldo, bertoldino e cacassenno francamente la dirigerei verso consorterie sindacali che in questi ultimi decenni hanno di certo fatto inseguire il sogno di cacasenno a milioni di lavoratori, salvo poi doverli risvegliare con la cena servita a tavola ed – ahimè – rappresentata solo dalla pelatura frettolosa di quelle castagne…castagne che sarebbe meglio rimanessero nei boschi del pollino a disposizione di tutti e non finissero con tutti i castagni nei forni di qualche centrale a bio-masse per ingrassare il portafogli di una multinazionale
    miko somma

  4. e mi perdoni di aver risposto io, ma essendo la lettera aperta di armando rivolta a persona terza che non s’è degnata di rispondere, permetterà che a rispondere a lei sia io, altra persona terza

  5. Gent.le Nicola,
    solo ora ho letto il botta e risposta tra Lei e Miko Somma. Evito di ritornare sulla questione: riapertura della Centrale del Mercure, anche perché mi sembra, che la risposta di Miko, sia stata più che esaustiva.
    Le Sue argomentazioni, pur essendo state espresse in assoluta buona fede, tendono a minimizzare il problema. Una sua affermazione convinta e piena di certezze, ne è la prova: “E la Centrale del Mercure è a biomasse e brucerà esclusivamente legno e residui delle attività forestali”. Quale legno, quanto legno, quanti residui delle attività forestali occorrono per far funzionare una centrale da 30 MW reperibili nell’arco di 70 km dal sito?
    Ma davvero crede che la gente del posto, molti anziani agricoltori, mamme con bambini, lavoratori di ogni settore, oltre agli pseudo-ambientalisti, Sindaci, Consiglieri Provinciali, ecc. ecc., erano lì a protestare perché contrari allo sviluppo della zona?
    Fortunatamente per tutti noi, la gente comune comincia a pensare con la propria testa. Legge, si informa, segue le inchieste, è meno disincantata di una volta. Diffida e a ben vedere.
    Sa in questi ultimi mesi quanti comitati spontanei di cittadini sono nati in Lucania per opporsi alla costruzione di mega-discariche, di termovalorizzatori (inceneritori), di centrali a bio-masse? Tantissimi ed agguerriti. Perché hanno capito che la loro salute e quella dei loro figli non sono barattabili.
    Comunque, volevo portarLa sul significato vero della mia lettera aperta a Nino.
    Può autonomamente una sola categoria di lavoratori decidere per tutti su questioni così delicate, quali sono diventate quelle ambientali?
    Se anche i governi cominciano a porsi alcune domande, gli scienziati lanciano continuamente messaggi poco rasserenanti, si organizzano finte o vere conferenze mondiali, si firmano protocolli internazionali, che poi valgono quanto la carta straccia, probabilmente perché esiste un problema s.o.s. terra reale. L’umanità l’avverte a prescindere dall’essere un “fondamentalista” ambientalista o no. Etichetta che non accetto, perché non lo sono ma, come tanti altri, comincio a pormi delle domande.
    Tornando al vero motivo della mia lettera: quello di sapere se, un grande sindacato come la Cisl, su questi temi abbia una posizione ufficiale, oppure demanda il potere di decidere sulla questione “energia” alla singola categoria.
    Se permette, esternazione legittima, perché da iscritto di una Organizzazione Sindacale dove si pratica l’esercizio della democrazia, è impensabile che una minoranza possa decidere per la maggioranza.
    Nella mia lettera ho citato la visione del docufilm Amara Lucania e una serie di domande, alle quali Lei, involontariamente, ha evitato di rispondere. Gradirei tanto conoscere il suo pensiero.
    Vorrei chiarire il malinteso creatosi non certo per mia volontà. La lettera, come già ripetuto più volte, era diretta a Nino. Il titolo scelto dalla redazione de la Nuova del Sud: Chiediamo chiarezza dalla Cisl sulla questione energia, ha confuso, accidentalmente, i destinatari.
    A sua disposizione per ogni ulteriore chiarimento, La saluto cordialmente.

    Armando Bronzi

  6. Caro Armando,
    siamo parte della stessa famiglia pur pensandola in modo differente: questo, in fondo, é il bene più prezioso su cui si fonda la CISL. Di certo, nella grande casa abbiamo diritto di cittadinanza entrambi, consapevoli della pericolosità delle scuole di pensiero uniche che non devono più appartenerci né devono spingerci ad interrogativi senza risposte.
    Se la tua domanda fosse: “vivere o morire?” Tutti sceglieremmo la prima opzione. Ma, spero, ci sia dell’altro. In primo luogo comprendere le necessità energetiche a cui anche la nostra regione non può sottrarsi e come legare queste necessità ad uno sviluppo sostenibile, compatibile con l’ambiente e la sicurezza dei cittadini. Su questi temi vorrei che si discutesse di più, davvero e “laicamente”. E questo era l’unico vero scopo del mio intervento.
    D’altra parte, io sto già dialogando con te, senza alcuna presunzione di convincimento, sostenendo le mie idee e con l’umiltà di riconoscere eventuali errori o ignoranze. Ma deve essere così per tutti, anche per chi ritiene di interpretare i miei interventi come prodotti da chi vuol far finta di non vedere o di non sentire esclusivamente per tutelare il lavoro in regione. Nel mio dire c’era tanto di più e la voglia di andare alla radice del problema.
    Ti leggerò ancora, con l’interesse e la curiosità del neofita ma non ti commenterò più. Il futuro non dipende da me, né da te; per le sensibilità espresse, insieme avremmo potuto comprendere e meglio orientare la realtà che ci circonda e per questo mi batterò ancora, anche dall’interno della CISL come farai tu anche nella legittima veste di iscritto CISL.
    Saluti, Nicola Fiore

  7. Se posso darle del tu… caro Nicola,
    se leggi attentamente, in un passaggio della mia lettera aperta, ho scritto testualmente: “Una organizzazione sindacale moderna come la Cisl, non posseduta dal dogma ideologico, che focalizza la sua intera azione sindacale e spende tutte le sue energie a tutela dei diritti dei lavoratori, della loro salute e della loro sicurezza, a prescindere da chi governa, non può non interrogarsi su una questione così vitale.” Sono laico di pensiero e agnostico di fede. Ho smesso da tempo di indossare magliette e di vivere da tifoso o, ancor peggio, in maniera “dogmatica” tutto ciò che è “politica”.
    Apprezzo la tua affermazione e colgo il tuo invito: “In primo luogo comprendere le necessità energetiche a cui anche la nostra regione non può sottrarsi e come legare queste necessità ad uno sviluppo sostenibile, compatibile con l’ambiente e la sicurezza dei cittadini. Su questi temi vorrei che si discutesse di più, davvero e “laicamente”.
    Così come te, mi batterò all’interno della Cisl affinchè lavoro, rispetto per la vita delle persone e della natura, convivano in un auspicabile equilibrio.
    Ricambio i saluti.
    Armando Bronzi

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