piano casa

GLI ARCHITETTI MATERANI SUL “PIANO CASA” REGIONALE
Inviata alla Regione Basilicata un’istanza di rivisitazione della legge
07/11/2009 11.42.07
[Basilicata]

Dopo che il Governo nazionale ha impugnato la legge regionale 25/2009 del cosiddetto “Piano Casa”, la Regione Basilicata sta lavorando ai correttivi che, proprio in questi giorni, dovrebbero rendere definitivo il testo di legge. L’Ordine degli Architetti di Matera ha inoltrato alla Regione un’istanza dove si pone l’esigenza di una rivisitazione della stessa legge regionale e si propongono osservazioni e richieste di chiarimenti.
Gli architetti materani – spiega una nota – hanno espresso preoccupazione per il carattere eccezionale, non coordinato di sostegno all’edilizia che assume la legge in merito alle procedure per gli interventi previsti, avvertendo che un processo di crescita edilizia intensa e mal regolata può determinare effetti pericolosi e perversi al di là delle buone intenzioni. Il richiamo alle tematiche della qualità deve essere controllabile sulla base di regole chiare ed inoppugnabili. Incontrollabile, invece, può diventare la trasformazione urbana che questa Legge autorizza.
Gli interventi previsti in “deroga agli strumenti urbanistici comunali vigenti” – prosegue il comunicato dell’ordine degli architetti – azzerano i principi alla base della pianificazione e della progettazione urbana. Si tratta di un risultato di carattere amministrativo e tecnico che indebolisce il valore dei Piani Regolatori. L’impostazione proposta dall’intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009 sul “Piano Casa” e la conseguente legislazione regionale che da essa discende si rivela pericolosa, perché non dà priorità alla messa in sicurezza generalizzata e coordinata del patrimonio edilizio e del territorio. È insostenibile, perché continua a proporre un modello di benessere legato alla quantità delle risorse consumate e non alla riqualificazione delle dotazioni e del patrimonio esistente. Risulta, infine, inadeguata rispetto all’emergenza abitativa, perché incentiva l’aumento ulteriore di vani, già potenzialmente sufficienti alle esigenze abitative, senza favorirne la loro locazione residenziale. Occorre ricordare che l’Amministrazione Comunale di Matera, benché abbia ribadito di voler dare una svolta alla pianificazione con il concerto e controllo di tutti i processi pianificatori previsti dalla Legge Regionale 23/99 abbia, poi, prodotto una delibera di semplice presa d’atto di una proposta progettuale su una vasta area (di circa 60 ettari nella zona San Francesco) in assenza del Regolamento Urbanistico, dando la sensazione di abdicare alle sue imprescindibili prerogative registrando quasi asetticamente la proposta progettuale. I soggetti privati proponenti la realizzazione di vere e proprie “New Town”, pur potendo avvalersi delle procedure di accelerazione di approvazione, (l’edilizia sociale è considerata opera strategica) non possono comunque sottrarsi all’iter amministrativo, generando una forte “deregolazione”. Cosa avverrebbe nell’eventualità che le nuove realizzazioni fossero attuate e, nel perdurare della crisi, non si riuscisse a completare le infrastrutture e le opere pubbliche previste? Cosa avverrebbe se più privati proponenti avanzassero analoghe proposte di realizzare “New Town” in più parti del territorio comunale, in assenza di piano sulle destinazione delle aree? Come potrà l’Amministrazione Comunale opporsi?
Infine, incomprensibile e poco chiara appare l’applicazione dell’articolo 5 (comma 2) secondo il quale sono consentiti cambi di destinazione d’uso di immobili o loro parti senza opere di trasformazione e che non sono soggette ad un obbligo di certificare un miglioramento della qualità abitativa, attraverso l’aumento della sicurezza, il risparmio energetico e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili. Quanto previsto comporterebbe, inoltre, un pericoloso cambiamento nelle procedure che contrasta con la giurisprudenza prevalente. Ribadiamo, infine, che in un Paese normale i bisogni dei cittadini dovrebbero trovare soddisfazione tramite procedure ordinarie di governo e non attraverso strumenti straordinari, in “deroga” o improvvisati per rispondere ad esigenze pur legittime”.

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motivazioni che non fanno una piega…la legge nazionale sul piano casa è una vera schifezza di centrodestra, ma quella regionale lo è (una schifezza) di centrosinistra…la nostra regione ha necessità di un controllo ancora più penetrante sulla programmazione edilizia ed urbanistica, vista la sua natura “ballerina” sia dal punto di vista sismico, sia per via della precipua condizione idrogeologica, e qualcuno pensa di deregolamentare ulteriormente?…già oggi nella maggior parte dei casi una semplice d.i.a. (dichiarazione di inizio attività) con un’assunzione minima di responsabilità da parte di un tecnico che firma la pratica è atto concessivo trascorsi i pochi giorni di possibile opposizione da parte dei comuni e noi vogliamo render tutto ancora più semplice?…certo, se vivessimo in un paese sano, dovere delle amministrazioni dovrebbe essere quello di semplificare quanto più possibile il processo che autorizza un diritto “potenziale” (avere il diritto generico di costruire non significa certo che questo diventi automaticamente un diritto acquisito, e dopo la storiaccia dei paesi del messinese, mi pare che le responsabilità di alcuni cittadini siano abbastanza palesi), ma questo non è un paese normale!!!

qui si scambia un’esigenza, di per sè legittima, di voler ingrandire, modificare, riqualificare, cambiare destinazione d’uso, etc. etc., già con un diritto concreto, dimenticando l’interesse prevalente, quello pubblico, che nel caso dell’edilizia si esprime nei concetti di pianificazione, salubrità, sicurezza, servizi, diritto al paesaggio e via discorrendo…ovviamente l’ideologia di fondo è quella che si basa sul concetto dell’edilizia motore dell’economia senza voler mai distinguere o porre vincoli che spingano verso la riqualificazione dell’esistente ben prima della costruzione del nuovo, ideologia che in questa regione il centro-sinistra pare avere sposato così saldamente da essersi saldato in talamo nuziale con gli interessi di una lobby tanto potente da aver deciso come, dove e quando vanno spesi per esempio anche i denari del p.o. val d’agri