verso un modello altro di piano energetico regionale – 4

4.     individuazione delle fonti locali e tutela del territorio

Stabiliti una serie di presupposti di democrazia della produzione e della distribuzione, di accorciamento delle reti distributive, di auto-sufficienza energetica delle comunità e modelli di consumo consapevoli, passiamo all’individuazione delle fonti energetiche presenti sul territorio ed alla necessaria tutela ed attenzione che proprio in questo caso va riservata al territorio.

Premettiamo che allo stato delle tecnologie attuali di utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili è possibile rinvenire in loco e praticamente ovunque apporti significativi e sostanziali di energia volte al soddisfacimento quasi completo dei bisogni locali.

Studi e sperimentazioni in merito sono stati condotti in molti paesi ed in italia (vedi il comune di cles in trentino http://www.comune.cles.tn.it/UploadDocs/838_PA_Cles.pdf).

Grazie ad un attento studio delle potenzialità energetiche offerte dal territorio si può arrivare gradualmente ad una produzione di energia da fonti rinnovabili in grado di soddisfare ogni esigenza della comunità, ed in alcuni casi la produzione eccede i bisogni sino al punto di poterla esportare nelle reti dei gestori esistenti ricavandone ulteriori benefici economici da reinvestire nella comunità stessa, sotto forma di miglioramenti delle rete energetica locale o di interventi sociali.

Appare chiaro che il rinvenimento di fonti energetiche non può essere affidato al caso od alla superficialità, nè tanto meno all’improvvisazione. I piani di individuazione delle fonti e le commissioni incaricate (vedi al punto 3.) non solo dovrebbero tenere di conto la produzione di energia per la comunità in termini di valori assoluti (quindi in accordo ai bisogni), ma allo stesso tempo valutare l’impatto, secondo una serie di parametri ormai acquisiti scientificamente che l’utilizzo di quelle stesse fonti porterebbe all’equilibrio dell’ecosistema locale ed a quello generale, in una equazione equilibrata tra costi e benefici sia economici, che ambientali…ciò vale a dire che anche individuata una fonte di energia rinnovabile atta allo scopo produttivo, è solo da una valutazione globale che tenga conto delle necessità energetiche della comunità, delle possibilità energetiche da sviluppare, degli impatti ambientali, economici, vocazionali, che si può passare ad una fase pratica, cioè a quella fase che dall’individuazione di una fonte possibile porti al suo utilizzo pratico.

Accorti studi delle dinamiche orografiche, eoliche, geologiche, di soleggiamento, etc. di uno specifico territorio necessitano ovviamente di studi accorti, condotti da specialisti del settore, ma in questa fase di studio, è la cittadinanza stessa che può e deve essere investita di un ruolo fondamentale, primario nel percorso di democratizzazione dell’energia, ossia quello dell’analisi preventiva e contestuale delle consuetudini naturali di quello stesso territorio…in altri termini, se una commissione tecnica decidesse che un ruscello sia adatto all’impianto di una o più microturbine idroelettrica, ma in sede “popolare” fosse poi dimostrabile che quel ruscello rimane asciutto per sei mesi all’anno, che senso avrebbe un impianto su quel ruscello, se non come aggiuntivo ad altre fonti e solo per un certo periodo dell’anno? Appare quindi chiaro che la stesse commisioni tecniche dovrebbero essere impostate e prevedere momenti consultivi con le popolazioni, organizzate in comitati stabili locali per l’energia supportati da elementi tecnici scelti direttamente dalle comunità.

E’ infatti dalle popolazioni, interessate e coinvolte democraticamente nell’intero processo che conduce verso l’auto-sufficienza energetica, che dovrebbe derivarsi una buona parte dell’attività di individuazione delle fonti, sulla base di quelle precedenti vocazioni economiche e naturali del territorio che esse conoscono molto meglio di quanto qualsiasi commissione potrebbe indagare, ed ovviamente sulla base delle vocazioni future di quegli stessi territori, che sono solo le comunità locali a poter stabilire, all’interno di un quadro generale che tenga conto di ognuna di queste richieste, inserendole in un piano armonico di sviluppo sostenibile ed antropico delle attività umane.

Le tecnologie attuali, che necessitano certo di ulteriori sviluppi, finora contrastati da una serie di fattori per così dire politici ed economici (mi riferisco agli orientamenti di ricerca pubblica nel settore che possono e sono stati troppe volte influenzati e frenati da attività lobbystiche delle multinazionali attraverso i loro addentellati politici trans-partitici, ora invocando i soliti problemi di costi eccessivi, che ora appaiono del tutto superati, visti i costi attuali degli idrocarburi, ora invocando strategie mai del tutto chiarite di interessi nazionali), consentono l’individuazione di parametri di sufficienza energetica tali da poter stabilire quali e quante fonti energetiche rinnovabili un territorio può fornire senza che ne vengano alterati gli equilibri naturali.

Nel caso di una zona a prevalente attività agricolo-zootecnica, ad esempio, le possibili fonti energetiche aggiuntive al solare fotovoltaico e termico ed all’eolico, sono naturalmente rappresentate dalla fermentazione delle deiezioni animali, che dopo aver rilasciato elementi gassosi a base carbonica, rimangono poi utilizzabili come concimi naturali, e dalle bio-masse derivanti dalle eccedenze o dagli scarti foraggeri-orticoli. Ma appare chiaro che non potendosi concentrare per motivi di impatto ambientale, paesaggistico ed economico, quantità massive di liquami o di scarti/eccedenze in un unico sito di stoccaggio e sfruttamento, sarà solo il concetto di autosufficienza della singola unità agricola, o di gruppi di unità agricole, attraverso i meccanismi già descritti, a rinnovare il ciclo produzione/consumo sulla singola particella di territorio, con l’installazione di impianti misti, solari, fotovoltaici, biomasse, micro-eolico (cioè pale di ridotte dimensioni), reimmettendo in rete tutto il superfluo in favore della comunità ed attuando un “replicamento cellulare” del sistema che cominciamo a delineare.

Ma in questa sede stiamo analizzando la fase teorica o meglio concettuale di un nuovo modo di vedere l’energia e le problematiche connesse, e di tutte le tecnologie e le metodologie paratiche avremo modo di parlare oltre.

Ciò che qui occorre ribadire è la possibilità di rinvenire svariate fonti rinnovabili e naturali, da integrarsi in sistemi misti, praticamente ovunque…la loro conseguente immissione nel circuito di produzione energetica dipende esclusivamente da uno studio accurato del territorio, che non prescinda mai dalle esigenze di tutela dello stesso e delle attività umane già naturalmente inserite in esso e rientranti in una categoria di basso o scarso impatto ambientale che dovrebbe diventare regola assoluta nelle relazioni tra uomo e territorio.

miko somma (continua)