la finanza non basta

AGRICOLTURA, COLDIRETTI: DELIBERA STATO DI CRISI NON BASTA
 
08/11/2009 10.10.27
[Basilicata]

“Una delibera di Giunta che non prevede strumenti reali di sostegno alle imprese in difficoltà”. E’ questo il commento del vice presidente regionale di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto al termine del direttivo provinciale della Federazione di Matera. I dirigenti provinciali – si legge in un comunicato stampa della Coldiretti – prendono le distanze in modo formale dalla linea seguita dall’assessore regionale all’Agricoltura che in una delibera di giunta ha dichiarato lo stato di crisi, rimpallando la situazione al Governo nazionale. “Aver scelto la strada della dichiarazione dello stato di crisi di mercato del settore primario regionale – ha continuato Quarto – al fine di richiedere al Governo nazionale i benefici previsti dall’art. 1bis della legge 29 aprile 2005 n.71 sapendo che tale legge non ha mai funzionato nemmeno per la crisi di mercato del settore ortofrutticolo per cui venne istituita, significa aver voluto chetare i rumori della piazza con risposte demagogiche e populiste. Significa, inoltre, aver voluto spostare la problematica su altri tavoli, quello nazionale, sapendo che la strada indicata non può essere percorsa neanche dal Ministero. La delibera che è stata presentata come l’uovo di Colombo e finalmente risolutiva della crisi del comparto agricolo non solo è un grande bluff, ma può essere un grave boomerang proprio per quelle imprese in difficoltà che attendono lo sgravio dei contributi Inps, la ristrutturazione della debitoria pregressa, la sospensione della tariffa della bonifica, ecc., perché resteranno in attesa di un provvedimento che non avverrà mai e nel frattempo crescerà l’indebitamento. Ma anche se si avverasse un solo provvedimento di sospensione di tributi questo significherebbe solo spostare più avanti il problema rendendolo ancora più difficoltoso. E’ quello che è successo negli anni passati con le varie proroghe a seguito delle calamità che hanno fatto cumulare una gran quantità di debiti alle imprese rendendole fragili ed impotenti rispetto al sistema bancario ed allo stesso mercato”. Diverso sarebbe se il Governo regionale avesse individuato nel proprio bilancio dei finanziamenti disponibili immediatamente – ha continuato Quarto – per coprire gli interessi di eventuali sospensioni di tributi della bonifica, per la ristrutturazione delle rate di mutuo attivate con il sistema bancario, per ripristinare le strutture danneggiate dalle calamità, per ridare slancio ad un credito agrario ormai inesistente nei confronti delle imprese agricole meridionali. L’agricoltura è il settore produttivo che è obbligato a guardare avanti, non può fermare l’impresa per turare le falle, deve protendere al futuro. Le aziende hanno la necessità di iniziare una nuova campagna agraria e si può fare solo dando ad esse liquidità, cioè accompagnandole a nuovi investimenti e quindi a creare nuovi e più forti strumenti di mercato che permettano un reale ritorno di valore alle imprese produttive”.
La Coldiretti richiama la Regione e il presidente De Filippo a voler concertare risposte e strumenti seri, responsabili e realisticamente perseguibili.
Il momento del confronto non è l’estemporaneità di un incontro – ha precisato Quarto – ma il tavolo agroalimentare regionale, formalmente costituito dalla Regione, come richiesto più volte da noi ma non operativo. Il tavolo se operativo permette di individuare le responsabilità, i ruoli, i tempi ed i mezzi di realizzazione delle soluzioni proposte, la capacità progettuale e le misure”.
Secondo la Coldiretti l’occasione della stesura del nuovo bilancio regionale, può essere l’elemento immediato perché il Presidente della Giunta regionale riprenda direttamente in mano il confronto con le Organizzazioni rappresentative del mondo agricolo ed accompagni il settore primario sull’uscita di una crisi che coinvolge l’intera società ed economia lucana.

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tutto verissimo, ma il tavolo dell’agroalimentare non può bastare, anche se attivato, se non coinvolge più attori in un ripensamento dell’agricoltura lucana che deve essere legato ad un pensiero più ampio su tutti i comparti produttivi…guai a considerare l’agricoltura qualcosa di avulso dall’ambiente e dalla “sanita” dei consumatori e proprio su questo punto occorrerebbe interrogarsi, soprattutto da parte delle organizzazioni di categoria e degli stessi agricoltori, su quale modello di coltivazione è stato finora utilizzato, come si è disposto sul mercato, quali sono stati gli strumenti di interazione tra esso ed una cura generale del territorio che non può più tollerare un’agricoltura “massimalista”, al pari delle emissioni nocive di tanti plessi industriali ed energetici…la sfida, in altre parole, non è trovare strumenti finanziari per sorreggere le aziende in un periodo di crisi, ma approntare “salti culturali” in nuovi concetti produttivi, prima di tutto legati al mercato interno ed alle dinamiche distributive, che se abbisognano si di finanziamenti cospicui, hanno altresi bisogno che si attivi un pensiero leggermente più ampio sulla società nel suo complesso e sui suoi schemi economici, sovvertendo la logica che lega ai consumi e solo a quelli una ripresa che non può essere solo p.i.l., ma anche come quel pil viene prodotto, distribuito e quali ne sono i costi energetici, ambientali, umani in una nuova equazione sociale che forse è proprio dall’agricoltura e dai suoi “metodi” che dovrebbe partire