La dismisura della crescita

Sta accadendo qualcosa in Lucania, bei blog, sui quotidiani, nelle piazze, nelle strade, nei teatri affollatti quando si parla di Elisa Claps o della mafia in Basilicata; qualcosa che nessuno di noi avrebbe potuto sperare fino a qualche tempo fa…

Sta nascendo un fermento nuovo, una vitalità di pensieri, di menti, di cuori che vibrano, che si confrontano e si oppongono a una politica da brontosauri che ripete in un rituale stanco concetti, idee, promesse: sempre uguali, sempre le stesse , da decenni… Già, perché cambiano i volti, cambiano le professionalità, le generazioni; ma i modi di pensare e di agire, quelli si tramandano da una generazione all’altra, in una triste continuità. 

Un concetto, ad esempio, che resta immutabile, a destra come a sinistra, è quello della crescita economica, intrinsecamente legata alla crescita del prodotto interno lordo, che continua a rappresentare un indicatore di qualità della vita, un miraggio cui ciascuno deve tendere per il progresso dell’umanità.  

Questa concezione aberrante che pervade ogni programma e obiettivo politico, in modo trasversale, giustifica e rappresenta come assolutamente necessari tutti gli interventi di distruzione del territorio, delle sue risorse e dei suoi beni, che trasformati in merci, diventano solo oggetti di produzione, uso e consumo. In tal senso se si consuma petrolio, quindi benzina, si contribuisce all’aumento del P.I.L., se si preferisce non utilizzare l’auto si pratica un comportamento asociale, perché non diretto alla crescita economica.  

Tale obiettivo folle è sostenuto dalla ricerca scientifica e dall’innovazione tecnologica: innovazione di processo, perché aiuta a produrre di più e più velocemente merci; innovazione di prodotto, perché aiuta a persuadere il cittadino-consumatore a sostituire sempre più velocemente merci, rese subito obsolete, con nuove merci: produzione-consumo-sostituzione-rifiuti-inquinamento, un folle circuito verso il nulla! Ed è nella logica priva di ragione, nella dismisura, che già i Greci indicavano con “hiubris”, al servizio di questo folle circuito di produzione e consumo, che vengono giustificate, anzi rappresentate come l’unica soluzione ai problemi di occupazione, sviluppo, crescita di un territorio e di una comunità, le azioni di consegna di quest’ultimo a multinazionali del petrolio, della finanza, dell’industria e simili.  

QUALCUNO DEVE PUR COMINCIARE A DEMOLIRE ILPARADIGMA DELLA CRESCITA ECONOMICA QUALE UNICO OBIETTIVO DEL PIANETA E DELL’UMANITA’, LA QUALE PRODUCE SOLO ULTERIORE RICCHEZZA PER I RICCHI ED AUMENTA IN MODO ESPONENZIALE IL DIVARIO TRA QUESTI E GLI ALTRI CITTADINI E TRA PAESI INDUSTRALIZZATI E PAESI POVERI.E’ UN PERCORSO CORAGGIOSO MA IMPROROGABILE: SI TRATTA DI COSTRUIRE UNA NUOVA VISIONE DEL MONDO, DI ATTUARE UNA RIVOLUZIONE CULTURALE… ORA…        continua

Un pensiero su “La dismisura della crescita

  1. Bisogna cambiare, se non lo faremo conseguenze certe e terribili.
    Il ruolo dell’Italia. Il consumo incontrollato riguarda tutti i paesi e l’Italia, sebbene dietro al resto dell’Europa, è al 29esimo posto nella classifica mondiale delle nazioni scialacquatrici. E’ evidente, che anche l’Italia deve cambiare rotta al più presto e imboccare la strada della sostenibilità del proprio sviluppo, integrando le politiche economiche con quelle ambientali.
    franco

I commenti sono chiusi.