la buona medicina

PARDI (FNP CISL): COLLEGATE NON AUTOSUFFICIENZA E POVERTÀ
 
10/11/2009 11.23.13
[Basilicata]

Le famiglie con disabili non autosufficienti sono anche quelle più a rischio di povertà, soprattutto in regioni come la Basilicata. Il grido di allarme lanciato a più riprese dalla Fnp Cisl di lucana viene ora suffragato da uno studio pilota che si basa sui dati delle fonti ufficiali nazionali e internazionali, dall’Ocse all’Istat all’Inail, curato da Georgia Casanova e Roberto Lillini, rispettivamente del San Raffaele di Milano e dell’Istituto nazionale di ricerca sul cancro di Genova.
L’incidenza di povertà, spiega l’indagine, cresce dove il tasso di disabilità e l’indice di dipendenza sono alti, o in presenza di altri fattori di contesto (livello di istruzione bassa, numerosità elevata del nucleo familiare). Sul fenomeno pesano anche i dati territoriali, che rendono le condizioni diseguali a seconda della regione in cui si vive. Infatti, la variabile che pesa di più nel rapporto tra disabilità grave e povertà familiare è proprio la presenza di servizi pubblici fruibili sul territorio. Laddove il pubblico sostiene le famiglie nella presa in cura del malato, la disabilità incide meno sulla
povertà.
“L’indagine – commenta Vincenzo Pardi, segretario generale dei pensionati Cisl di Basilicata – mette in evidenza come al solito un’Italia a due velocità, in cui il Sud appare dotato di una bassa offerta di servizi pubblici socio-assistenziali e un supporto economico familiare debole. In altre parole, , come denunciamo da tempo, il Mezzogiorno presenta una grossa difficoltà da parte delle famiglie nel rispondere alla disabilità, con l’incidenza di povertà familiare spostata progressivamente verso l’alto”.
Dal Patto per la Salute, è notizia recente, arriveranno sul Fondo nazionale per la non autosufficienza 400 milioni di euro: “Si tratta di risorse significative – conclude Pardi – ma potranno solo tamponare l’emergenza, che vede coinvolte circa 24.000 famiglie in Basilicata. La vera svolta, a livello locale, si chiama pianificazione di una spesa più efficace, nell’ambito di politiche sociali positive per gli anziani, su un tema caldissimo come l’invecchiamento della popolazione. L’obiettivo primario è ridurre il peso economico ed assistenziale sulle famiglie, ad oggi troppo esposte a rischi di ogni tipo per supplire alle carenze del servizio pubblico”.

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tutto purtroppo facilmente verificabile in lucania come altrove nel mezzogiorno…però mi chiedo se servano più 400 milioni di euro spalmati su un sistema largamente inefficiente e che, nel migliore dei casi, finirebbero per essere ancora mera ed a volte inutile assistenza, e non pianificazione della stessa al fine di abbattere il disagio a monte, oppure non serva una ricalibrazione strettamente locale, cioè regione per regione, e via di seguito a scendere fino ai comuni, di una spesa pubblica ingente che si perde nei rivoli burocratici delle strutture sanitarie in forma di sprechi, clientele e parzialità nei criteri di assegnazione degli aiuti…ricalibrazione delle spese per l’assistenza che necessita ovviamente di criteri generali stringenti, ma di applicazioni locali e caso per caso, e soprattutto di una netta sterzata nel criterio di base della redistribuzione del reddito…altrimenti a parlare di relazione tra povertà, disagio socio-culturale e non autosufficienza, uno dei termini rischia di non essere affatto compreso nel risultato finale

la povertà non è una malattia incurabile, necessità solo di cure al paziente e salubrità dell’ambiente…come dire che senza accorta prevenzione e profilassi, il paziente muore anche con una buona medicina!!!