Comunicato stampa di comunità lucana – movimento no oil

Che si lasci il tenente Di Bello libero di indagare

  

Avremmo voluto raccontare dell’audizione del nostro movimento in commissione ambiente della Provincia di Potenza martedì 17 u.s. a tema osservazioni e suggerimenti sul Piano Provinciale dei Rifiuti e del buon clima respirato durante l’audizione, dove abbiamo fatto osservazioni a 360° sul piano, della disponibilità della commissione e dell’assessore all’ambiente Macchia a valutare proposte organiche di miglioramento delle ottiche di fondo del piano rifiuti, proposte che presenteremo previo coordinamento tra le varie associazioni, ed ancora della proposta di avviare un osservatorio partecipato sui rifiuti, di un controllo dei meccanismi di affidamento ai privati delle discariche e dei processi del ciclo, di un circuito pubblico di web-cam per il controllo delle discariche e degli impianti, della pubblicazione dei codici CER e MUD delle ditte operanti in Basilicata sul sito internet della Provincia, dell’individuazione di meccanismi di raccolta differenziata puntuale porta a porta, della trasformazione della TARSU da tassa in tariffa, delle forme di contenimento a monte della produzione di rifiuti, della improponibilità della trasformazione del vagliato in CDR come ratio di una raccolta differenziata che “deve” in un paio di anni passare al 60%, e dell’impiantistica relativa.

  

Ci troviamo invece costretti a dover denunciare indebite impedimenti nelle attività ispettive degli uffici della Polizia Provinciale di Potenza ed in particolare inerenti l’operato del tenente Giuseppe Di Bello, responsabile del vasto distretto di Potenza ed estremamente attivo nell’opera di ispezione e denuncia di reati ambientali di estrema gravità, come nel caso dei “veleni” (fosfogessi e non solo, contenuti in enormi quantità in contenitori di pvc la cui tenuta è dopo anni praticamente nulla) che inquinano Tito Scalo, in particolare il sito ex Liquichimica, sito dichiarato di interesse nazionale per la bonifica, ma dei cui relativi fondi si è persa ormai ogni traccia.

  

Ed è forse proprio su questo punto che nascono gli impedimenti denunciati dal tenente.

Che fine hanno fatto quei denari, pur stanziati in non copiosa abbondanza, ma di cui la certezza siano stati spesi tutti in “consulenze” varie, è forse la realtà con cui qualcuno non vuol fare i conti?

Attendiamo risposte da chi di competenza su questa delicata materia che attiene certo non solo all’efficacia della spesa pubblica, ma forse all’etica stessa che dovrebbe informare le istituzioni a cui si rivolgono le domande dei cittadini non solo circa salute, modello industriale, tutela del territorio, sorveglianza ed attività sanzionatoria, ma anche sugli stessi circuiti decisionali.

  

Ma restiamo al punto, al tenente Di Bello viene posto un filtro, un collo di bottiglia attraverso cui dovrebbe da oggi passare la sua attività di polizia giudiziaria e di sicurezza, un superiore gerarchico storicamente non troppo attivo, pregiudicandosi così quella libertà ispettiva che alla legge e solo alla legge deve rispetto, intendendosi nella gerarchia l’organizzazione burocratica del servizio e non mai altro.

  

Intendiamo quindi non solo esprimere vicinanza e solidarietà ad un operatore di pubblica sicurezza del cui valore e della cui dedizione alla causa della tutela dell’ambiente abbiamo più volte avuto prova diretta ed appassionata, ma stigmatizzare il ripetersi di avvenimenti che, dopo i “richiami superiori” già intervenuti in seguito alla partecipazione del tenente ad alcuni nostri incontri pubblici (partecipazione garantita dalla legge in tema di attività di informazione sulla tutela ambientale) che avevano impedito nei fatti all’ufficiale di continuare questa attività, purtroppo ora si palesano con maggior peso sotto forma di espropriazioni della legittima facoltà di indagine del responsabile di un distretto, facoltà sottoposta ora all’inedito potere di un funzionario superiore con l’avallo di chi presiede l’ente Provincia di Potenza, il presidente Lacorazza, a cui chiediamo di farsi garante della legalità e della democrazia dell’attività dell’ente provinciale e solo di quella, certi di un suo rapido intervento di ripristino della stessa.

  

Miko Somma,

coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil