acqua demo-cristiana

che perle di ragionamento…

FLOVILLA (CP-RB): L’ACQUA E I RANCORI DELLA POLITICA
La dottrina sociale della Chiesa ci soccorre indicandola come “bene comunitario”
24/11/2009 15.12.08
[Basilicata]

  (ACR) – “L’acqua è un bene irrinunciabile del nostro Pianeta. Senza acqua non si fa niente. La vita dipende dall’acqua. La vita è acqua. Ecco perché la risorsa idrica in quanto ‘valore’ non si deve e non si può privatizzare, bensì si deve gestire con molta cura, trovando una via d’uscita, una mediazione tra pubblico e privato”. E’ la convinzione del consigliere regionale del Centro popolare – La Rosa per la Basilicata, Antonio Flovilla.
“In Italia – continua Flovilla – pressoché ogni regione, paese e città piccola o grande ha le sue sorgenti. La Basilicata è in questo senso una regione fortunata. La risorsa è cospicua. Ma, spesso, nella sua gestione sono stati commessi e si commettono errori gravi. Per esempio nella dispersione. Nello spreco, insomma nella cattiva organizzazione di impianti, reti, modelli di gestione. Nella creazione di ‘carrozzoni’, questi sì pubblici, costosi e inutili rispetto agli interessi generali. Uno spirito manageriale, invece, aiuterebbe ad amministrare meglio la risorsa. Se il bene è pubblico, se il prezzo ai cittadini deve essere sociale, se la fruibilità deve essere universale ed omogenea, nulla vieta che i privati possano, a cascata, intervenire nella ottimizzazione dei servizi erogati. In Italia le autostrade le costruisce lo Stato poi, però, la gestione delle stesse viene affidata al mercato. La proprietà resta pubblica, la gestione del servizio è privata. Non dobbiamo spaventarci che in futuro l’acqua e le reti possano essere gestite in maniera più manageriale. Fissati per legge i criteri di massima, i tetti delle tariffe, fatte salve le politiche di tutela delle fasce più povere della popolazione ben vengano gestioni imprenditoriali fondate su efficacia ed efficienza, su un miglioramento delle performance prezzo – qualità”.
E’ inimmaginabile – sottolinea Flovilla – che il 40 per cento della risorsa idrica vada dispersa per obsolescenza degli impianti e degli acquedotti. Così come bisogna sviluppare, come si fa nel settore energetico, politiche di education che attivino consumi più sobri e mirati. Gli sprechi di famiglie e imprese vanno ridotti progressivamente, fino a renderli fisiologici. La politica, come sempre di più accade, si è divisa in uno sterile dibattito dal furore falsamente ideologico sulla privatizzazione. La logica sta, invece, da un’altra parte. L’acqua non potrà mai essere privatizzata. E’ un bene di tutti. La dottrina sociale della Chiesa ci soccorre indicandola come ‘bene comunitario’. Altra cosa è gestirne al meglio possibile l’uso in un rapporto virtuoso fra Stato centrale, Regioni, sistema delle autonomie e privati. Le forme migliori di flessibilità organizzativa e logistica dovranno essere sperimentate. Certo è che il cattivo esempio di Acquedotto lucano in Basilicata, gestito al 100 per 100 da enti pubblici non può che aiutarci a capire che le soluzioni migliori per i cittadini sono quelle che abbassando le tariffe migliorano, contemporaneamente, la qualità del servizio. Senza ipocrisie e lasciando perdere le contrapposizioni faziose”.

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cioè una botta al cerchio ed una alla botte, flovilla introduce la privatizzazione “etica” dei servizi, come se ai privati interessasse altro che il profitto, fatto di massimizzazione dello stesso e minimizzazione delle perdite (quindi anche delle dispersioni in rete, della manutenzione delle condotte e delle migliorie) in un’idea di capitalismo sociale che è sempre rimasta una teoria di alcune componenti “sociali” della chiesa cattolica

dopotutto se i carrozzoni funzionano come funzionano lo dobbiamo anche e soprattutto alle logiche spartitorie della politica a cui lo stesso flovilla ed il suo “partito” non sono certo indenni…ma guardiamoli in faccia, ogni tanto questi geni che siedono in consiglio regionale e che ci propongono perle coltivate di pensiero

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