“Ancora una volta il Governo ha dato prova di grande insensibilità nei confronti dei gravissimi problemi dell’agricoltura specie meridionale. La decisione di porre la fiducia alla Camera sulla finanziaria per il 2010 non solo esautora il Parlamento, ma impedisce, di fatto, anche eventuali correzioni ad un testo, quello licenziato dalla Commissione Bilancio di Montecitorio che, nonostante alcuni passi avanti, non soddisfa le esigenze dei nostri agricoltori”. E’ quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori di Basilicata.
“La fiducia alla manovra economica per il prossimo anno – rileva la Cia – conferma che da parte del governo ci sono soltanto promesse nei confronti dell’agricoltura, ma poco e nulla di concreto. Gli impegni presi vengono puntualmente disattesi. Per i produttori agricoli, asfissianti da pesanti costi e da un crollo verticale dei prezzi praticati sui campi, non ci sono risposte valide. Il maxi-emendamento alla finanziaria, presentato dal governo e approvato, appunto, in sede di Commissione Bilancio, pur rappresentando un passo in avanti, ottenuto grazie anche alla nostra mobilitazione, non risolve affatto i problemi del settore. Basta rilevare che le risorse previste per il Fondo di solidarietà nazionale vengono prelevate per oltre la metà dalle ‘tasche’ degli stessi agricoltori attraverso l’articolo 68 e la Ocm vitivinicola. Niente, invece, per questioni di vitale importanza per gli agricoltori, come la proroga degli sgravi contributivi e previdenziali per le aree svantaggiate e le agevolazioni sui carburanti”.
“Non a caso – aggiunge la Cia – avevamo deciso di proseguire lo stato di mobilitazione per sollecitare il Parlamento ad utilizzare tutti gli strumenti possibili e necessari per migliorare il testo del maxi-emendamento e renderlo così valido alle necessità degli imprenditori agricoli. E proprio in quest’ottica avevamo chiesto al governo di non utilizzare lo strumento della fiducia. L’esecutivo ha, però, scelto un’altra strada e così per l’agricoltura l’emergenza si aggrava ulteriormente”.
“Noi – sottolinea il presidente della Cia lucana Donato Distefano – comunque, dopo tutte le iniziative che hanno avuto il culmine con le “tre giornate di presidio della Regione”, la manifestazione interregionale di Napoli, il sit-in davanti la Camera, a novembre, andremo avanti nella mobilitazione. E fin da adesso annunciamo che intraprenderemo tutte le iniziative possibili perché vengano adottati interventi adeguati per il mondo agricolo. E in tale senso rinnoviamo la nostra richiesta di proclamare lo stato di crisi del settore e di convocare a Palazzo Chigi il Tavolo agroalimentare”.
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l’argomento è utile per soffermarci su un piccolo “particolare” che mi pare entrambi i comunicati eludano…le risorse sono del tutto insufficienti a coprire i forti problemi finanziari delle aziende agricole, le fonti di prelievo lasciano dubbiosi circa la reale volontà di sostenere il comparto primario evocando piuttosto interventi “a pioggia” sulle sovrastrutture finanziarie CON UNA CAMBIALE DI FIDUCIA NEL LORO CONSEGUENTE INTERVENTO IN FAVORE DEGLI AGRICOLTORI (fiducia che abbiamo visto con i tremonti bond non essere assolutamente corrisposta dalle banche), ma il problema vero è un altro, solo sfiorato dal comunicato sindacale…il mercato e la composizione del prezzo…individuare le dinamiche che influiscono sul prezzo corrisposto agli agricoltori, così come influire sulle regole dei mercati interni sono i due elementi principali per affrontare “sul campo” una crisi sistemica che non può essere elusa con scuse tipo l’internalizzazione dei mercati e pensando ad ogni misura di salvaguardia del prodotto italiano (e lucano per noi) come ad un “protezionismo” che la u.e. boccierebbe come aiuto di stato o turbativa del libero mercato…ecco il punto dolente!!!…non voler intervenire attraverso misure forti e di contrasto ad un mercato che è libero solo a parole, non essendolo poi nei fatti…il mercato è qualcosa in cui domanda ed offerta si strutturano liberamente su parametri non imposti, cosa che oggi i vari cartelli che agiscono sull’agricoltura (distribuzione, sementi, macchinari, finanziamento bancario, etc etc.) impediscono, falsando una delle posizioni, quella della domanda, attraverso la creazione di una struttura del prezzo che impedisce all’offerta di stare sul mercato con prezzi equi e che salvaguardino le ovvie necessità del comparto agricolo di poter non solo sopravvivere, ma ricavarne un reddito che incoraggi sempre migliori produzioni…da questo punto di vista gli interventi dovrebbero essere più politici che finanziari, cercando un’inversione di rotta che solo la politica può attuare riprendendo il timone di un mercato “delicato” che non può più rimanere nelle sole mani di pochi grandi gruppi imprenditoriali capaci di “internazionalizzare” la domanda e portare merci sui mercati dai costi tanto più bassi di quelle locali per una serie di fattori (costo della manodopera e costi ambientali ) da innescare gare al ribasso dagli esiti scontati…il sindacato qui è estremamente carente nelle proposizioni, avendo individuato l’esigenza della valorizzazione, ma non praticando quella della protezione, che non significa protezionismo, ma ricerca del punto di equilibrio tra mercato, lavoro e salute umana ed animale con l’occhio attento all’econonia ciclica locale…e tanto si può fare utilizzando le leggi attuali senza collidere con le direttive europee!!!
tornerò sull’argomento con proposte organiche!!! |