Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

Reindustrializzazione?…facciamola sul ciclo dei rifiuti!

 

 

Recita l’adagio che “piove sul bagnato” e così alla pioggia di un sabato dicembrino si aggiunge la sentenza del TAR che boccia l’assegnazione dei fondi per la re-industrializzazione del sito Mahle di Potenza alla società Revoind, risultata essere comunque non in regola con le procedure per l’assegnazione dei relativi fondi stabilite dalla Legge Regionale 28/2007.

 

 

A questo punto la regione Basilicata potrebbe ricorrere al Consiglio di Stato per la revoca della sentenza, ma ottenutala non avrebbe più la ditta, a meno di non scorrere alla seconda, o tutto rimane fermo e si deve procedere ad un nuovo bando, non essendo il sito Mahle, insieme all’ex filatura di Vitalba, inserita nel bando cumulativo per la re-industrializzazione.

 

Ci chiediamo a nome dei lavoratori quali siano state allora le prassi seguite per l’assegnazione del bando e relative provvidenze per 13 milioni di euro ad una ditta risultata poi non idonea, ci chiediamo a nome dei cittadini quali siano state le prassi che portano all’apertura delle offerte senza la presenza dei proponenti, e ci chiediamo quale siano le prassi e lo scopo di tali ingenti finanziamenti pubblici a ditte non referenti al tessuto produttivo locale, quando nulla assicura che le beneficiarie non delocalizzaranno a loro volta quegli stessi siti da re-industrializzare ora?

 

Senza entrare nel merito delle sussurrate cordate politiche di riferimento delle ditte locali, cosa che di per sé non deve impedire di giudicare prioritarie a parità di piano industriale e di rientro occupazionale proprio le offerte locali, ci chiediamo oggi, avendolo già fatto in un altro comunicato, se non sia il caso di rimodulare quella legge ed i suoi criteri in un ripensamento globale sul ciclo integrato dei rifiuti in Basilicata, ciclo che crediamo possa diventare non solo un virtuoso meccanismo di riciclaggio e riduzione dei rifiuti, perseguendo una gestione a “rifiuti zero”, ma possa divenire un’occasione di industrializzazione “altra” che coniughi ambiente, lavoro ed economicità della gestione del ciclo stesso.

   

Argomenti questi che stiamo organizzando in un vero e proprio piano regionale dei rifiuti alternativo ai rispettivi piani delle province di Potenza a Matera, di cui non ci convince la troppo smaccata propensione all’incenerimento dei rifiuti in forma di combustione di CDR da ottenersi proprio da quei nostri rifiuti che ben altra finalità potrebbero avere.

Prima di addentrarci in questo ragionamento è da chiarirsi però che un comma di un articolo della legge 28/2007, prevede tra altre l’impossibilità di destinare i siti ad operazioni di stoccaggio e trattamento di rifiuti solidi urbani, prescrizione saggia, ma che andrebbe emendato dalla possibilità di derogare nel caso ad effettuare quei trattamenti siano degli enti pubblici delegati al ciclo rifiuti.

Una “alchimia” legislativa a cui un Consiglio Regionale accorto potrebbe da subito dedicarsi al posto di baloccarsi con riforme e sbarramenti elettorali di fine legislatura, facendo così apparire la possibilità concreta che, sulla scorta proprio di quelle idee di raccolta differenziata spinta di materie prime seconde che speriamo presto poter mettere sul piatto dei “fatti” politici, che l’ex sito Mahle diventi una stazione regionale di selezione merceologica del differenziato secco ed una stazione di compostaggio dell’umido per l’intero comprensorio del potentino, che ben altri piani vorrebbero serviti da una riapertura di certo anti-economica ed ambientalmente disastrosa dell’inceneritore di Potenza.

  

La posta finanziaria messa in campo dalla regione Basilicata per la re-industrializzazione del sito ex-Mahle assomma a 13 milioni euro, cifra bastante alla trasformazione del plesso in stazione ecologica multifunzione gestita possibilmente un consorzio dei comuni interessati ed alla riassunzione dei 104 ex operai Mahle “mobilitati” e dei 26 “precari” dell’inceneritore in questione, aggiungendo forza lavoro agli attuali organici municipali delegati al servizio ecologico e liberando così capacità reddituali da reimmettere nel ciclo economico, cifra che coprendo le spese dell’infrastruttura di fatto consentirebbe il trattamento di circa 70-80 tonnellate/giorno di rifiuto differenziato ed umido selezionato raccolto nell’intero bacino comprensoriale che conta circa 120.000 abitanti e 130 tonnellate/giorno di rifiuti attualmente destinati alla discarica al costo di circa 125 euro per tonnellata più trasporto.

Ma cifra bastante, in aggiunta ai risparmi di gestione del ciclo per i mancati conferimenti in discarica ed ai ricavi delle vendite ai consorzi delle materie seconde differenziate, soprattutto per l’avvio di quella raccolta porta a porta spinta nelle comunità in oggetto che consentirebbe il raggiungimento di percentuali di raccolta differenziata oltre il 60% che assicurano sia un ciclo virtuoso nella gestione dei rifiuti e nell’economicità della gestione, sia il rispetto della legge.Pensare poi di esportare questo modello sull’intero territorio regionale è questione di volontà politica, dunque di modelli di sviluppo, ma anche di quale regione vogliamo per il futuro.   

Miko Somma,

coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil.