ILLUSTRATI I RISULTATI DELL’INDAGINE MET
 
22/12/2009 15.56.28
[Basilicata]

(AGR) – Nel 2008 il PIL della Basilicata è diminuito dell’1,7%, in linea con il sud Italia ma peggiore rispetto al dato nazionale (-1,0%) ed una forte contrazione del Valore aggiunto industriale, per la componente negativa del comparto auto e dell’industria del mobile. Nell’export si afferma il binomio Auto (50-60% del totale) petrolio greggio (20% del totale) mentre perdura la crisi del comparto del mobile
In questo contesto l’indagine MET risponde all’esigenza di comprendere la struttura produttiva ed i comportamenti delle imprese, in modo da individuare i punti critici su cui intervenire con le politiche pubbliche.
In Basilicata è stato intervistato un campione di 800 imprese, nel settore dell’industria in senso stretto ed in quello dei servizi alle imprese; le interviste sono state realizzate fra il 2008 ed il 2009, a ridosso della crisi economica internazionale.
Nel 2008 oltre la metà delle imprese dichiara di aver realizzato investimenti (51,3%) ed è stata rilevata anche una buona propensione a introdurre innovazioni (23,4% delle imprese contro il 22,2% del dato nazionale) mantenuta soprattutto grazie alle microimprese (fino a 9 addetti); pur avendo risentito della generale contrazione delle strategie innovative registrata in Italia nel 2009, in Basilicata ha dimostrato una migliore capacità di tenuta.
Come su scala nazionale, anche in Basilicata la classe di imprese più dinamica è quella delle piccole e medie, mentre ancora inferiore al dato nazionale (5,5 contro 7,5%) è la percentuale di imprese regionali che effettua attività di R&S.
Interessante è poi il grado di apertura internazionale del sistema produttivo regionale: la quota di imprese che hanno svolto attività con l’estero, sia attraverso l’esportazione diretta che come attività commerciali e scambi tecnologici, è passata dal 12,6% nel 2008 al 15,6% nel 2009, soprattutto per un aumento netto delle micro e piccole imprese esportatrici. Fra i settori con le migliori performance, la gomma, la plastica e l’abbigliamento; in contrazione invece le imprese della filiera alimentare.
Sofferenza è manifestata anche nei rapporti con il credito, nel senso di riduzione delle concessioni (45,6%) e/o aumento dei tassi di interesse (45,7%).
Qui come negli altri punti di fragilità occorre l’intervento mirato delle politiche pubbliche, che possono rafforzare i percorsi virtuosi e rimuovere gli ostacoli ai programmi di crescita.

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e se i dati sono del 2008-2009, a ridosso della crisi come dite, non vi passa neppure per l’anticamera del cervello che questi numeri possano non essere più realistici?…certo che poi se l’80% dell’export è affidato a comparti che di locale hanno solo i siti di produzione (fiat-sta di melfi e sistema petrolio in val d’agri) e la manodopera ( in val d’agri neppure quella!!!) di che export stiamo parlando…fa pensare che quella contrazione del settore di filera alimentare, che poi dovrebbe essere il settore di punta a rigor di logica di valorizzazione del territorio, contrazione che si è poi tanto aggravata quest’anno da risultare forse fatale al comparto, meriti solo un piccolo rigo