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Assalto israeliano alle navi dei pacifisti: uccisi 19 attivisti diretti a Gaza con aiuti umanitari

 

Almeno 19 passeggeri della flotta internazionale di attivisti pro-palestinesi “Freedom Flotilla” che si dirigeva verso Gaza sono rimasti uccisi durante l’assalto di un commando israeliano. Lo ha annunciato la catena televisiva privata israeliana 10 ma la conferma è arrivata anche dall’esercito israeliano. La Tv privata israeliana ha anche affermato che sono rimasti ferite altre 26 persone, una delle quali sarebbe in fin di vita. Tra i feriti anche dieci soldati israeliani, due dei quali in modo grave. Secondo la stessa emittente inoltre lo sceicco Read Salah, leader dell’ala più radicale del movimento islamico israeliano che si trovava tra i passeggeri della flottiglia, non sarebbe tra le vittime. La flottiglia, organizzata da diverse Ong internazionali per portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza, sfidando l’embargo imposto da Israele, era partita domenica pomeriggio da Cipro. A bordo delle sei navi con circa 700 attivisti, secondo gli organizzatori, ci sono anche deputati di vari paesi europei. Tutti insieme trasportavano 10mila tonnellate di aiuti, tra cui 100 case prefabbricate e attrezzature mediche. In Israele intanto forze armate e la polizia sono state poste in stato di massima allerta.

  

La ricostruzione – L’epicentro degli scontri è stata la nave di una ong turca che guidava la spedizione: promossa dal movimento “Free Gaza”. Secondo le ricostruzioni dell’episodio, ancora frammentarie, i commando israeliani hanno aperto a un certo punto il fuoco facendo un numero di morti compreso fra 10 e venti, a seconda delle fonti, oltre a numerosi feriti. Stando a un portavoce militare dello Stato ebraico, a innescare il caos sarebbe stato il tentativo di alcuni attivisti di resistere all’abbordaggio con bastoni, coltelli e almeno un’arma da fuoco, sottratta – pare – a un soldato. Fra i militari si contano quattro feriti, ha aggiunto il portavoce, accusando i promotori della flottiglia di aver organizzato una “provocazione violenta”. Alla fine le navi sono passate sotto il controllo israeliano e sono attualmente scortate verso il porto di Ashdod (sud di Israele), chiuso ai media.

 Israele in allerta -Israele ha intanto elevato il livello di allerta sul fronte nord (con il Libano) e su quello sud (con la Striscia di Gaza). Ma a ribollire è pure il fronte interno degli arabo-israeliani: un leader radicale di questi, lo sceicco Saleh, dirigente del Movimento Islamico in Galilea, partecipava alla spedizione e risulta essere stato ferito.  

Ministro israeliano “rammaricato” – Il ministro israeliano per il Commercio e l’Industria, Binyamin Ben-Eliezer ha espresso il proprio “rammarico per tutte le vittime” dell’assalto della marina alla flotta di attivisti pro-palestinesi diretti a Gaza. “Le immagini non sono certo piacevoli. Posso solo esprimere rammarico per tutte le vittime” ha detto il ministro alla radio dell’esercito.

 Italiani a bordo, non coinvolti in sparatoria – Ci sono anche alcuni italiani, almeno cinque, fra gli attivisti della flottiglia. Lo riferisce la Farnesina interpellata sulla vicenda. Le fonti del ministero degli Esteri italiano riferiscono anche che non risultano italiani coinvolti nella sparatoria che ha provocato morti e feriti. L’ambasciata italiana in Israele ha comunque inviato alcuni funzionari ad Haifa, dove la flottiglia verrà scortata dalle forze israeliane, per verificare la situazione sul posto.  

Le minacce israeliane – Per arrivare nell’enclave palestinese, le sei navi dovevano superare il blocco israeliano. “Abbiamo la ferma intenzione di arrivare a Gaza malgrado le intimidazioni e le minacce di violenza che abbiamo ricevuto”, aveva detto domenica uno degli organizzatori della “Freedom Flotilla”. Alcune navi della flottiglia battono bandiera turca e una Ong turca sarebbe uno dei principali organizzatori dell’intera operazione di invio di aiuti a Gaza sotto assedio. Israele, la quale nega che a Gaza sia in atto una crisi umanitaria, aveva ripetutamente avvertito che avrebbe impedito alla flottiglia di arrivare nella Striscia ma si era offerto di far pervenire a destinazione gli aiuti, dopo ispezione, tramite un valico terrestre. Per Israele, perciò, l’intera operazione è una “provocazione” studiata con l’intento di diffamare la sua immagine agli occhi del mondo.

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non commenterò ulteriormente…il titolo fornisce una chiara idea di come il sottoscritto la pensi sullo stato fascista, razzista e xenofobo che qualcuno si ostina a definire un presidio dell’occidente in medio oriente