Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

In attesa di programmazione

 

Una nebbiosa giornata di pioggia non è il miglior momento per una visita a Piano del Conte, il borgo agricolo d’interesse della Sovrintendenza ai Beni Architettonici di Basilicata per le quelle peculiarità paesaggistiche, edilizie e funzionali di cui sono testimonianza i vecchi silos a memoria di tempi in cui ancora si tentava di dare organicità ed efficienza al mondo agricolo uscito dal latifondismo.

 

Ma la scarsa visibilità che impediva di scorgere sia la mole del castello federiciano che Lagopesole e le peculiarità geologiche della conca lacuale da cui deriva il suo stesso nome, la Valle di Vitalba e la romana Atella alle pendici del Vulture non ha però impedito di scorgere un’altra bizzarra peculiarità di  quello scorcio di Lucania storica immersa suo malgrado nella modernità di scarto che un sindaco sta tentando di imporre ad una comunità, un centro di raccolta di rifiuti solidi urbani (RSU) e rifiuti speciali posto proprio all’ingresso del centro abitato e nel centro abitato stesso.

 

Il caso di Piano del Conte non è lana caprina riconducibile alla dialettica nimbysta (ricordo a chi non sia pratico di stucchevoli anglicismi che l’acronimo NIMBY per esteso è Not In My BackYard, non nel mio giardino di casa) con cui spesso le autorità bollano le resistenze delle popolazioni all’allocazione di impianti e strutture di “pubblico interesse” sul proprio territorio, ma affonda radici nella sconosciuta o malintesa parola programmazione del ciclo integrato dei rifiuti.

 

Che un sindaco, massima autorità territoriale locale e per le leggi vigenti in potestà di emettere atti di forzata esecuzione di decisioni, bypassi su materie di interesse pubblico l’informazione e il consenso delle popolazioni interessate – e vogliamo ricordare che l’ordinamento italiano è chiaro al riguardo? – decidendo un plesso di trattamento e stoccaggio rifiuti in un centro abitato, è materia di sensibilità democratica che a volte manca a chi, eletto sindaco, crede di vestire anche la stella di sceriffo, ma è  anche e soprattutto un problema di ruolo istituzionale su cui troppo spesso si sorvola con leggerezza.

 

Abbiamo ricordato che la latitanza nella programmazione del ciclo dei rifiuti, una programmazione di carattere provinciale nella più ampia cornice di programmazione regionale, è causa di malintesi e di incomprensioni nella gestione applicativa della programmazione stessa, cosi che spesso è ai sindaci che rimane il cerino di come e dove allocare i rifiuti della propria comunità in attesa di migliori e più funzionali sistemazioni definitive, ma nel caso Piano del Conte si è superata probabilmente la stessa legge, sia in termini di rapporto istituzionale, sia in termini di compatibilità ambientale e tecnica dello stoccaggio stesso, sparito dopo le proteste e l’avvio di una petizione, ma a quanto pare in predicato di riapparire non solo come disagio olfattivo a cui si tenta di ridurre le legittime rimostranze civili, ma nell’assurdità tecnica e legale di un’impiantistica che non esiste in quel sito, un semplice autoparco.

 

Ricordiamo che lo stoccaggio anche temporaneo di rifiuti organici od in genere originanti percolati, emissioni o processi ossidativi delle materie richiede idonee strutture assolutamente non presenti in quello che a tutti gli effetti è un semplice deposito con annesso spiazzo in normale pavimentazione in asfalto e ricordiamo che il lavaggio dei cassoni interni di autoveicoli atti al trasporto e compattaggio di rifiuti origina liquami da doversi trattare a loro volta con operazioni di captazione e depurazione degli stessi, cosa del tutto impensabile nel plesso in questione dove non esiste alcuna struttura di merito e dove le acque di lavaggio scaricano a lato strada, in un arginato torrentizio che scende a valle.

 

Inidoneità tecnica assoluta del sito, ma ricordiamo inoltre che la zona è ad alta valenza turistico-paesaggistica – il paesaggio e le sue componenti a tutti gli effetti sono tutelate dalle leggi dello stato – e che gli eventuali siti di trattamento e stoccaggio temporanei più funzionalmente potrebbero essere allocati nella sottostante e più infrastrutturalmente fornita zona industriale di Lagopesole.

 

Chiediamo pertanto al sindaco in questione di ritornare al proprio ruolo istituzionale e voler rimettere le proprie soluzioni di una problematica di sicuro esistente, l’allocazione dei rifiuti delle tante contrade della zona, a chi detiene specifiche competenze di programmazione del Piano Rifiuti della Provincia di Potenza, in attesa di quella attesa definizione di compiti e responsabilità della Regione Basilicata, a cominciare dall’ente di gestione del ciclo integrato dei rifiuti.

 

Caso Piano del Conte e forzature sul ciclo locale dei rifiuti a parte, il dubbio è che non vi sia governo dell’interezza del ciclo e che si navighi a vista senza quelle idee virtuose sulla problematica dei rifiuti solidi urbani che potrebbero trasformare i rifiuti in una risorsa, come da tempo ripetiamo.

A Tramutola, venerdì scorso questo movimento ha spiegato alla popolazione locale sensibile al tema dei rifiuti e delle sue emergenze, come si possa far tesoro di ciò che ancora ci ostiniamo a “rifiutare” piuttosto che re-immettere utilmente nel ciclo delle economie locali e nella salvaguardia ambientale.

 

E crediamo di esserci riusciti.

  Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil