comunicato stampa di comunità lucana-movimento no oil

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La mannaia e le politiche virtuose

 

I consistenti tagli ai trasferimenti statali verso la maggior parte dei comuni del sud che il federalismo fiscale imporrà (Potenza – 56%), al netto di solite smentite, apre prospettive fosche nella gestione dei servizi essenziali da parte degli enti istituzionali più prossimi ai cittadini, i comuni.

 

 

Non è nostra intenzione commentare ora il fare di una parte della maggioranza che siede al Governo del Paese e delle sue becere visioni che non tengono conto né della storia (il nord deve le fortune dell’oggi alle braccia ed ai cervelli meridionali “costretti” ad emigrare), né di considerazioni giuridico-costituzionali che vogliono i diritti ed i doveri uguali per tutti, ma di spingere ad una riflessione.

 

Possono ancora questo sud e questa Basilicata proseguire nello sperpero delle risorse, ancorché del tutto insufficienti, come hanno sinora fatto nella continuazione di politiche orientate più al clientelismo ed alla continuità dei poteri baronali che all’assistenzialismo tout court da cui spesso erroneamente si creda dipenda la situazione disastrosa delle finanze locali con cui si ha a che fare?

 

E’ infatti opinione diffusa in una parte del Paese che tutte le politiche di sviluppo del sud abbiano nell’assistenzialismo puro il cardine di causalità tra il finanziato ed il realizzato, cioè tra quanto viene messo in cantiere (l’investimento) e quanto invece si realizza nella realtà (l’opera in senso lato), ricavandosi nel differenziale quanto viene “sprecato” per le clientele locali ed il malaffare diffuso che oggettivamente sono percepiti come una costante dell’agire delle classi dirigenti meridionali.

 

Ora se al pensiero politicamente primitivo diventato costante governativa, sfuggono le differenze tra assistenzialismo storico targato Cassa per il Mezzogiorno, che pur delle motivazioni di ordine politico aveva nella necessità di compensare nell’immediato sperequazioni dei redditi ardue da ripianare con parificazioni reali delle condizioni di accesso al benessere (determinandone però storture clientelar-baronali volte al consenso che tutti conosciamo come “male” del sud), e le gestioni odierne, pur nate da quelle pratiche di gestione della cosa pubblica, che oggi subiscono un contesto di marginalità dai processi democratici ed economici altrove stabiliti, pensare di scaricare il problema dei bilanci da mettere in ordine sui cittadini attraverso drastiche politiche di riduzioni dei trasferimenti è pura follia.

  

Ma le considerazioni d’ordine storico-politico lasciano il tempo che trovano ed è con la realtà dei fatti, il maggior peso della politica spostata sugli interessi del nord del paese e gestita da personaggi la cui lunghezza di veduta politica si misura sulle viscere del proprio elettorato e non sul senso dello stato, che occorre fare i conti e questi conti parlano chiaramente di un collasso a breve dei bilanci locali dei principali comuni del sud del Paese a cui occorre una risposta politica fuori dagli schieramenti attuali.

 

Spostandoci così sulle prospettive locali il prezzo dei tagli imposti ai trasferimenti si può scegliere che a pagarlo siano i cittadini, con inevitabili sforbiciate ai servizi essenziali o drastici rincari degli stessi, o che per una volta a pagarlo siano le classi dirigenti e le loro sodalità, in primis attraverso una seria politica di riduzione del loro peso totale sulla società lucana.

 

Ritorniamo alla nostra domanda iniziale, se cioè sia possibile proseguire in sperperi di risorse che dalle nostre parti si chiamano progetti inutili, quando non dannosi, consulenze ed incarichi con cui si ripaga il lavoro per i partiti o clan politici, stipendi pubblici fuori da ogni logica di contesto economico  locale, enti e sotto-commissioni in fotocopia, mancata valorizzazione di risorse, politiche di sviluppo fuori da ogni logica reale, oltre ai veri e propri clientelismi con cui si ammorba la gestione economica degli enti comunali e così di tutta la regione.

 

Se ad un comune come quello di Potenza si potrebbe così forse chiedere di tagliare gli stipendi dei manager e dei maggiori funzionari, a sindaco ed assessori di rinunciare al 50% del proprio stipendio, ai consiglieri di non ritirare il 30% dell’indennità, di rinunciare ai progetti inutili ed a tutte le spese di rappresentanza, di consulenza o di patronato, di riconsiderare gli affidamenti di immobili o cominciare tutte le azioni legali affinché ogni ammanco pubblico (milioni di euro fuori bilancio) venga restituito, a risparmiare sulle spese di gestione, e potrebbe così fare ogni comune coinvolto nel mancato afflusso di denari, forse ciò non basterebbe, dovendosi nei fatti per un piccolo contesto amministrativo come quello lucano porsi la domanda a tutti i livelli, dal più piccolo dei comuni alla stessa regione.

 

Chiediamo così che ai mancati afflussi corrisponda una seria politica di risparmio e riconsiderazione di investimenti sulla base della necessità e dell’efficienza dei risultati, ponendo al centro la necessità di procedere ad una rapida “ciclizzazione” dell’economia lucana, a cominciare dalla gestione dei rifiuti sulla quale il piano regionale presentato da questo movimento ed inviato ai consiglieri regionali ed alla giunta indica delle soluzioni ragionevoli, tecnicamente ed economicamente realizzabili.

 

Chiediamo infine che si apra un tavolo di ri-negoziazione locale dei proventi derivanti dal petrolio e dalle acque minerali, come dal presidente De Filippo promesso in campagna elettorale, passando così dalla mannaia di un pensiero politico aziendalista a monte a vere politiche virtuose dal basso.

 Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil

2 pensieri su “comunicato stampa di comunità lucana-movimento no oil

  1. Riflessione di grande portata, anche se per completezza mi sarei soffermato anche a commentare le ragioni che hanno spinto questo oscurantista governo di centro (?)destra, in totale balia degli umori di pancia dei leghisti, ad imporre tagli indifferenziati verso i comuni del sud! Le generalizzazioni sono estranee al mio modo di vedere le cose, ma non sono certamente una leggenda metropolitana i clintelismi, le inutili cattedrali nel deserto, gli sperperi a cascata,i progetti inconsistenti, le consulenze date come se piovesse a perfette figurine assenti e gli incarichi affidati senza nessuna meritocrazia ! Se certi pregiudizi col tempo si sono solidificati e diventati certezze col tempo, qualcuno ha pur fatto in modo che ciò accadesse e io sulle responsabilità dei pochi amministratoti ho sempre avuto i mie dubbi…si è permesso che tutto ciò accadesse in virtù della salvaguardia del proprio orticello e sacrificando il bene comune… Se non si viene fuori dal pantano di certe logiche gestionali egoistiche della cosa pubblica, io la vedo molto, molto dura…

  2. caro antonello, hai ragione ma la completezza dell’analisi richiederebbe spazi maggiori di una pagina dattiloscritta (ed è già inusuale come spazio per un comunicato), ma più di tanto non possiamo chiedere ai giornali…così ho imparato a sintetizzare in quello spazio pensieri che certamente di maggiori e più approfondite analisi avrebbero bisogno, analisi che però sono sempre negli articoli…dal pantano DOBBIAMO venire fuori ed al più presto o i rischi di dissoluzione dell’istituzione non sono neppure più dietro l’angolo, ma ci incocceranno direttamente in un impatto devastante per la società civile ed i valori che ancora la sorreggono

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