usura

Sos Impresa su rapporto Eurispes Impresa29/01/2011 10:00BAS   Il Rapporto Eurispes 2011 sull’usura conferma che in Basilicata, anche se la situazione è “meno problematica” di Calabria e Campania, in un contesto socio-economico di difficoltà, come è quello attuale, i fenomeni di “sofferenza” delle famiglie tendono ad aumentare spingendo un numero elevato di lucani nelle mani dei “cravattari”: è il commento di “SOS Impresa Basilicata”, Associazione costituita nella nostra regione sul finire dello scorso anno per iniziativa della Confesercenti.
L’Indice di Rischio Usura che Eurispes attribuisce alla Basilicata è pari a 79,9 (l’indice calcolato sulla base di vari fattori socio economici oscilla in Italia da un minimo di 60 ad un massimo di 90). Il punto di partenza è che il 28,6% delle famiglie non ha un reddito mensile tale da consentirgli di arrivare alla fine del mese; il 42,9% può sostenere economicamente le proprie esigenze di consumo solo utilizzando i propri risparmi; il 23,3% e il 18,1% delle famiglie, rispettivamente, dichiarano difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo e del canone di affitto.
Un ulteriore indicatore di “sofferenza” delle famiglie e delle imprese italiane è costituito pertanto dalla diffusione del fenomeno dell’usura che è solo in parte quantificabile sulla base del riscontro giudiziario delle denunce, come dimostra la differenza sostanziale tra il numero di quest’ultime e quello del numero di richieste di assistenza ed aiuto rivolte agli osservatori privilegiati, quali le Fondazioni Antiusura o le stesse associazioni di categoria. Tale differenza, dovuta principalmente alla ridotta propensione di famiglie e imprese a denunciare alle Autorità giudiziarie i casi di usura – scrive Eurispes nel Rapporto – “porta a ritenere più appropriato parlare di livello d i permeabilità di un territorio e di vulnerabilità dei diversi contesti sociali ed economici rispetto al fenomeno dell’usura, piuttosto che rimanere ancorati al solo dato ufficiale relativo al numero di denunce”.
Tali fenomeni di “sofferenza” coinvolgono, allo stesso modo – commenta Salvatore Groia, presidente di SOS Impresa Basilicata – il sistema produttivo e, in particolare, il sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 99% delle imprese attive in Basilicata e che, oltre alle difficoltà congiunturali e strutturali, si trovano a dover affrontare un problema di accesso al credito, dovuto anche all’entrata in vigore dell’accordo di “Basilea2” che impone regole molto più stringenti nell’erogazione del credito da parte degli intermediari finanziari. Proprio per la loro natura, le Pmi sono ritenute più rischiose e viene loro attribuito un rating molto basso, con una consegu ente minore possibilità di accesso al credito che, qualora venga loro concesso, è aggravato dall’applicazione di condizioni contrattuali particolarmente gravose.
SOS Impresa ricorda che sono stati 184 in Basilicata (131 in provincia di Potenza e 53 in quella di Matera), nel 2009, gli episodi relativi al racket estorsioni-usura con 80 incendi dolosi, 56 denunce e 48 danneggiamenti e 2 sequestri per usura.
Secondo uno studio di Confesercenti-SOS Impresa, l’usura ha un giro d’affari in Basilicata di 270 milioni di euro (su 20 miliardi di euro complessivi), ha coinvolto negli ultimi due anni ben 3mila commercianti lucani, pari al 18,7% degli operatori economici attivi, a cui è stato applicato un tasso d’interesse sui prestiti in media pari al 10% mensile
Quanto ai beni confiscati alla criminalità organizzata, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia nazionale che ha annunciato l’apertura di nuove sedi a Palermo, Napooli e Milano, all’1 novembre di quest’anno, sono 11.152 i beni confiscati definitivamente, con una distribuzione geografica che e’ del 44,57% in Sicilia, 15,06% in Campania, 13,85% in Calabria, l’8,58% in Lombardia, l’8,12% in Puglia, il 4,32% nel Lazio e, al di sotto del 2%, via via le altre Regioni. Infine, la Fondazione per il Sud tra le iniziative per rafforzare la cultura della legalità ha già finanziato 124 progetti “esemplari”, cioè potenziali modelli di riferimento per il territorio, e la nascita delle prime 3 “Fondazioni di Comunità” del Mezzogiorno (Salerno, Napoli, Messina), interessando 6 regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia), oltre 1.000 organizzazioni coinvolte nelle partnership (terzo settore e volontariato, enti e istituzioni, privati), circa 55.000 destinatari diretti, soprattutto giovani, e migliaia di beneficiari indiretti.