una guerra civile ad arte

Morti e feriti in piazza. Fiamme al museo egizio

 

Scontri al Cairo tra gruppi pro e contro Mubarak, Usa condannano violenza contro manifestanti

 03 febbraio, 00:20

di Danila Clegg

 IL CAIRO – La notte cala sulla piazza e i manifestanti sono sempre li’, inneggiano alla caduta del regime, non mollano. Anche dopo un giornata di violenze nella quale migliaia di sostenitori del rais Hosni Mubarak hanno affrontato i manifestanti anti-regime provocando tre morti, fra cui una recluta dell’esercito, e il ferimento di oltre 1.500 persone. Anche dopo l’ennesimo invito a lasciare piazza Tahrir, lanciato dal vicepresidente Omar Suleiman, condizione indispensabile – ha detto – per far partire la transizione politica. Lontanissima l’atmosfera e le scene festose della piazza e del centro del Cairo quando, solo ieri, sono stati ‘invasi’ da due milioni di manifestanti. Sassaiole, seguite da un fitto lancio di bottiglie molotov, alcune piovute anche nel cortile del museo egizio, la cui delicata antichita’ non e’ fatta per resistere alla guerriglia urbana. I manifestanti pro Mubarak, che dalla mattina si sono portati attorno alla piazza, hanno anche tentato di caricare i manifestanti contro il rais con cavalli e perfino cammelli. L’esercito non si e’ schierato. In mattinata aveva fatto diffondere un messaggio sulle televisione di stato nel quale chiedeva ai manifestanti di ritornare alle proprie case e alla vita di tutti i giorni, perche’ le loro richieste erano state comprese e rimaneva il rischio per la sicurezza della citta’. Ma i manifestanti, in piazza da sabato scorso, non hanno ascoltato l’invito e sono rimasti mentre le opposizioni si riunivano per fare il punto dopo il discorso di Hosni Mubarak e l’intervento, due ore dopo, del presidente Usa Barack Obama. In serata il vicepresidente Suleiman ha avvertito che il ”dialogo con le forze politiche dipende dalla fine delle proteste”. Anche se il presidente egiziano ha detto che non si ripresenta’ alle prossime elezioni e che avviera’ la riforma costituzionale per mettere in gioco anche altri candidati, le opposizioni hanno ritenuto l’annuncio insufficiente per sedersi al tavolo del confronto ed hanno annunciato che l’intifada prosegue. Sempre in mattinata, prima che nella piazza si vedessero scene da guerra civile, erano venuti segnali di un timido ritorno alla normalita’ con la ripresa, anche, dei collegamenti a internet. Il coprifuoco e’ stato ridotto di due ore ed e’ stata annunciata la riapertura delle banche a partire da domenica, consentendo alle gente di ritirare stipendi e contanti dopo giorni di casse chiuse. Segnali anche dalla politica quando il presidente dell’assemblea del popolo, Mohamed Fathi Sorour, ha annunciato che le sedute parlamentari sono sospese fino a quando non saranno valutati i ricorsi per irregolarita’ nelle ultime elezioni legislative a novembre. Ma che l’aria nella piazza cominciasse a cambiare lo si e’ capito non appena si sono presentati i manifestanti pro Mubarak, arrivando a confrontarsi fisicamente con gli anti rais prima in risse sporadiche e poi in veri e propri tumulti. Fra i manifestanti della piazza girava gia’ da questa mattina la voce insistente che dietro i manifestanti per il rais ci fossero agenti in borghese e supporter ”prezzolati”, che stavano provocando la piazza per creare scontri. Circostanza smentita dal ministero dell’Interno, ma che introduce un nuovo elemento di preoccupazione insieme alle intimidazioni anche fisiche contro i giornalisti stranieri. La casa Bianca ha chiesto la fine immediata di ”ogni violenza istigata dal governo”, ed ha reso piu’ urgente la richiesta di avviare la transizione immediata, definendola, dopo le violenze di oggi, ”imperativa”. Ma in giornata era gia’ arrivato uno stop dal ministero degli Esteri egiziano, secondo il quale questi richiami dall’esterno servono solo ”ad infiammare la situazione interna”