Dal Copam un nuovo modello relazioni in campo energetico
05/03/2011 20:19
La Regione, rafforzata, parla con rinnovata forza a istituzioni e compagnie: “Vogliamo le tecnologie più sicure al mondo per costruire uno sviluppo sostenibile all’avanguardia”.
De Filippo ha anche rivendicato, però, quanto già è stato fatto fino ad oggi. Mediamente 99 lucani su cento sono convinti che il monitoraggio ambiente fino ad oggi lo abbiano fatto le compagnie. Non è così, ogni anno la Regione paga 2 milioni e mezzo a Metapontum Agrobios per far monitorare acqua, terra aria, alimenti e tutto quanto possibile e i dati, sebbene rassicuranti, in qualche caso, come in un corso fluviale, hanno fatto emergere anche criticità. Ma questo non siamo riusciti a trasferirlo in modo efficace alla gente, e per questo dobbiamo fare tesoro dei nostri errori per migliorare in futuro, perché dal Copam in poi si apre una via nuova e questo deve essere chiaro a tutti, a partire dalle Istituzioni e dalle compagnie”.
La Regione, insomma, va avanti. Lo aveva già sottolineato l’assessore Mancusi spiegando che “stasera non chiudiamo qualcosa, ma apriamo un nuovo capitolo” e la partenza è rassicurante. “Una buona notizia -ha detto Carlos Dora della Organizzazione mondiale per la sanità – è aver visto l’impegno del governo regionale, delle aziende, e della società civile per fare chiarezza. E un buon punto di partenza è anche quello di voler partire dall’economia del petrolio per approdare a un nuovo modello che garantisca la transizione all’economia verde”. “Testimonianze come quelle dell’Organizzazione mondiale della Sanitá – gli ha fatto eco l’on. Salvatore Margotta della commissione Ambiente della Camera – non possono che dare affidabilità assoluta”. E Margiotta si è soffermato poi sugli scenari energetici che trovano un crocevia in Basilicata. Il petrolio, ha spiegato, nel mix energetico del Paese non è eliminabile, e “sul petrolio – ha ammonito – la nuova legislazione supera l’obbligatorietà della concertazione con le Regioni, ma per la Basilicata non mi preoccupo perché la Regione sta dimostrando che non si fa scavalcare dal governo centrale su tutela del territorio e difesa degli interessi dei cittadini”
Una scelta, quella della Regione, che è radicale e non nasce oggi. “Quando il presidente De Filippo mi ha affidato il mandato – ha spiegato il direttore generale dell’Arpab Raffaele Vita – mi ha chiesto solo una cosa: trasparenza. Su questo mandato stiamo finendo di allestire un sistema capace in continuo di cogliere le modificazioni che avvengono sul territorio e trasferirle in modo automatico alle istituzioni, agli ambientalisti e la comunità tutta. E su questo stiamo lavorando, ad esempio aggiungendo 40 centraline al sistema di monitoraggio e chiedendo all’Eni di darci la gestione delle sue centraline di controllo”. E l’Eni si è detta pronta a fare la sua parte. “C’è l’impegno – ha detto Enrico Furegato -per l’ampliamento della rete di monitoraggio che speriamo di ultimare entro 3 mesi e di trasferirle all’Arpab, perché il valore del dato verificato da loro ha più valore per la popolazione. Dal mese prossimo, approfittando di un fermo dell’impianto per l’ammodernamento, si approfitterà per verificare quale è la situazione in assenza di emissioni rumorose e in atmosfera che valga da raffronto nei monitoraggi futuri. E gli interventi ridurranno il rumore e la fumosità della terza fiaccola”.
Un passo in avanti anche verso l’intesa con gli ambientalisti che chiedono di dar più peso alla salvaguardia del territorio. Lo ha detto Gaetano Benedetto del Wwf affermando che “il petrolio qui deve creare lo sviluppo e lo sviluppo deve puntare necessariamente sul territorio e sul parco”, lo ha ribadito il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza chiedendo il progressivo abbandono delle fonti fossili, “anche se – ha detto – i livelli di inquinamento che creano le maggiori preoccupazione sono quelli delle attività di raffinazione e non quelli dell’attività estrattiva”, e lo ha confermato il commissario dell’Ente Parco dell’Appennino Lucano, Domenico Totaro. “La questione – ha spiegato – è trovare il punto di equilibrio tra una risorsa strategica nazionale, il petrolio, e un’altra risorsa altrettanto strategica che è il territorio. E allora dobbiamo dare più valore ai temi ambientali riducendo anche la psicosi che il petrolio può dare. E anche per questo servono quei fondi aggiuntivi che la Basilicata sta sollecitando in questi giorni”.
Sensibilità diverse, insomma, ma alla fine il quadro sembra abbastanza coeso. C’è la volontà di chiedere sviluppo e sicurezza, di lavorare con la massima trasparenza e senza pregiudizi. Ma, soprattutto, c’è la volontà di approfondire continuamente la questione. Il Copam chiude. Il confronto no.—————————————————————————————————————
e no caro presidente, lei che fa tutto da solo, coinvolge l’europa, lavora, etc etc, proprio non dovrebbe dire che la regione da due milioni a metapontum agrobios per i monotoraggi, ma che li dà anche per validare i dati raccolti da arpab e che arpab non può validare perchè è l’unica arpa d’italia a non possedere la potestà certificante
“Vogliamo le tecnologie più sicure al mondo per costruire uno sviluppo sostenibile all’avanguardia”. Bene, l’erroneità di tale assunto può essere saggiato in base a due ordini di motivazioni. Esemplificando, partiamo dalla fine, sviluppo sostenibile, una giaculatoria senza senso, contraddittoria di se medesima, un ossimoro, del pari del c.d. ghiaccio bollente, lo sviluppo al quale anela anche il supremo consesso lucano è quello industriale? Bene, non potrà essere dichiarato sostenibile perchè è lo stesso sviluppo ad essere insostenibile. Ne sono un esempio storie italiane come Galiano di Castelferrato, Taranto, Porto Marghera. Chissà che fra qualche decennio, con buona pace del caro estinto non diventeremmo anche noi così… Le tecnologie, la scienza e la tecnica pongono alternative di gran lunga più ripsettore dell’ambiente che ci circonda e foriere, questa volta di un progresso, sostantivo ben diverso dal termine sviluppo. Ciò a patto di chiedersi il perchè più che il come si fanno determinate cose ed il perchè di determinate scelte. Una, la più semplice da attuare, la sobrietà, il riparmio. In campo energetico, l’incentivazione di tecnologie che riducano sprechi ed inefficienze lungo la catena, dalle trasformazini all’utilizzo finale, comporterebbero, riduzione di inquinamento, prezzi, con pari aumenti occupazionali (Che di questi tempi, sarebbero ben accetti). A questo non ha pensato l’organizzzatore della manifestazione che, diversamente dal colore politico ha in mente il medesimo comune denominatore, Il medesimo modello-paradigma culturale, basato sulla crescita economica, consentita dallo sviluppo industriale, che in definitiva pongono al centro della vita umana la produzione di cose, individuando il bene degli individui con la crescita della loro prodizione. Sarebbe allora il caso di cambiare tale paradigma, altrimenti, non ci si distinguerebbe dal proprio contraddittore se non per il metodo, non per il principio ispiratore.
come non darti ragione, antonello?…qui è un modello che non va anche se le magniloquenze usate in tono propagandistico lo scandiscono come radioso futuro…la val d’agri è praticamente e definitivamente persa!!!…e presto questo modello si estenderà al resto della regione, purtroppo