fonti energetiche rinnovabili – quinta parte

6.   energia da biomasse – le fonti di energia da biomasse sono costituite da sostanze non fossili, di origine animale e vegetale (queste ultime anche coltivabili), che possono essere usate come combustibile per la produzione di energia (biocombustibili) o come generanti gas  a sua volta combustibile (biogas)…tratteremo in seguito i biocarburanti…va subito chiarito che in questa trattazione viene categoricamente esclusa dal concetto di biomasse ogni operazione sul ciclo dei rifiuti urbani (termodistruzione), materiali che in nessun caso possono essere considerati come fonte di energia rinnovabile…la precisazione è doverosa, vista la equivocità di talune interpretazioni in merito

distinguiamo subito le principali categorie di biomasse in:

  • biomassa secca e legna ecologica
  • biocombustibili da coltivazione
  • biogas

le biomassa secche e la legna ecologica, utilizzate come combustibili per la produzione di calore da utilizzare in quanto tale in impianti di teleriscaldamento o di calore da applicare alla produzione di energia elettrica, sono ricavate da uno sfruttamento razionale delle superfici boscate esistenti o da piantumazioni artificiali con essenze arboree od arbustive a crescita rapida…le biomasse secche e la legna ecologica utilizzate per produrre calore o energia elettrica possono rivestire una grande importanza come fonti energetiche rinnovabili, ma solo se strettamente legate alle necessità energetiche del luogo d’origine, quindi in centrali di ridotte dimensioni, vista la possibile snaturalizzazione dei processi biologici legati a sfruttamenti e/o coltivazioni organizzate in scala industriale…la biomassa secca e la legna ecologica infatti devono avere come caratteristiche per essere riconosciute tali, la provenienza del materiale ligneo da abbattimento di piante già morte, da scarti di potature, forestali ed agricole, da sfruttamento razionale delle superfici boscate (matricina per piccole strisce di bosco o 1 pianta ogni 4, ad esclusione di alberi secolari, essenze protette, boschi storici, ecosistemi ed habitat protetti), una lavorazione ecologica (sega a mano, sega e cippatrice elettrica, etc.), l’assenza di costi aggiuntivi energetici significativi per il suo trasporto e determinate caratteristiche di retribuzione per ora lavorata…torneremo comunque in seguito sull’argomento sul rischio dei processi industriali

i biocombustibili per la produzione di energia elettrica sono derivati da coltivazioni pilotate di vegetali a rapida crescita da utilizzare come combustibili nel processo calore-energia, come ad esempio il miscanto (miscanthus giganthus), una graminacea ibridata alta fino a quattro metri dall’elevata resa (60 tonnellate di materia secca per ha. equivalenti a circa 60 barili di petrolio in termini di potere calorico, sperimentata anche in italia), semi di leguminacee (soia, senape, etc.) ed essenze cerealicole (mais e frumenti), anche modificate geneticamente (ogm)… come per le biomasse secche e la legna ecologica, anche in questo caso, nonostante l’apparente naturalità del processo di coltivazione, il rischio dei processi industriali è molto alto per l’ambiente e per l’uomo ed è legato sia alla possibile contaminazione di grandi superfici agricole da parte di quelle componenti transgeniche che il processo industriale sembra suggerire come le essenze più appetibili per una grande produzione, sia per la possibile destinazione di enormi superfici agricole ad utilizzi energetici e non più legati alle coltivazioni in senso stretto…anche su questo aspetto torneremo in seguito

il biogas è il prodotto della fermentazione anaerobica (anaereobiosi, cioè fermentazione in assenza di ossigeno), operato da microorganismi batterici su materiale organico, vegetali, rifiuti urbani, scarti agricoli e liquami da deiezioni animali o da fognature ed è attualmente utilizzato come combustibile per la produzione di calore o di energia elettrica, previo passaggio in fermentatori chiusi (digestori) da cui viene captato e filtrato…con il termine biogas si intende una miscela composta da vari gas (anidride carbonica, idrogeno molecolare e prevalentemente metano) che si forma spontaneamente negli accumuli di materiale organico ( es. le discariche di rifiuti urbani ne sono grandi produttrici, così come le vasche di contenimento delle deiezioni animali negli allevamenti)…esistono varie tipologie di impianti di produzione a seconda delle matrici organiche, liquide o solide…è da osservare che nella combustione del metano così ricavato, la quantità di anidride carbonica (co2) emessa è quasi pari a quella fissata direttamente dai vegetali o indirettamente dagli animali, quindi in un ciclo breve che riguarda il presente, al contrario di quella emessa dai combustibili fossili per i quali il processo di fissazione di co2, avvenuto in epoche lontane, porta al suo rilascio nell’atmosfersa con la combustione nell’epoca attuale, aumentandone la concentrazione…un ulteriore vantaggio del recupero e dell’utilizzo del biogas riguarda la captazione di metano, emesso si naturalmente con la decomposizione di vetegali ed animali, ma enormemente aumentato dallo sfuttamento umano sulle attività animali e vegetali…è da ricordare come l’immisione in atmosfera di una tonnellata di metano (ch4) , in 100 anni, equivale all’immissione di 21 tonnellate di anidride carbonica (co2)…l’ossidazione del metano che avviene con la combustione porta alla sua degradazione in anidride carbonica (meno pericolosa) ed acqua 

veniamo ora ad una serie di considerazioni finora solo accennate a riguardo dell’utilizzo delle biomasse animali e vegetali come fonte di energia rinnovabile…per le biomasse secche e per le biomasse da coltivazione i rischi insiti nei processi industriali a cui le logiche dei grandi impianti di produzione energetica inevitabilmente conducono, portano a grandi rischi di snaturalizzazione dei processi biologici primari, in termini sia di uno sfruttamento massiccio ed irreversibile del patrimonio forestale, ben oltre quindi la propria capacità auto-rigenerante e ben oltre il naturale processo di decomposizione degli scarti vegetali, sia di impianti di enormi foreste antropizzate o coltivazioni transgeniche poco naturali, su terreni agricoli, a pascolo od a riposo, e quindi destinazioni forzate delle originarie vocazioni di vaste porzioni di territorio…è da rimarcare come, non riuscendo o potendo trovare suoli bastanti alle necessità energetiche attuali dei paesi del primo mondo, i rischi di una possibile esportazione industriale di queste colture in paesi del terzo mondo, paesi dalle economie fragile ed assetate di entrate finanziarie (già realtà in molti casi, vedi centro e sud america con le coltivazioni per il biodiesel statunitense) e le conseguenti monocolture che ne deriverebbero,  impatterebbero direttamente sulla destinazione dei suoli destinati alla sussistenza alimentare delle popolazioni locali…infine il conto energetico globale verrebbe ad essere squilibrato dalle necessità energetiche di trasporto e di lavorazione industriale delle biomasse

la combustione di biomasse genera comunque grandi quantitativi di anidride carbonica, seppur già fissata dagli organismi, ed il loro utilizzo come fonti energetiche non può non tener conto di una necessità, conclamata nei fatti e normata dagli stati aderenti al protocollo di kyoto, di diminuire i gas-serra immessi in atmosfera, intervendo quindi con una costante diminuizione dei processi di carbonificazione…per i motivi sopra esposti è auspicabile quindi che tali impiantistiche a biomasse ed a biogas rimangano sussidiarie alle necessità strettamente locali di produzione energetica in una logica di piccoli impianti integrati volti alla auto-produzione ed all’autosufficienza di piccole comunità.