comunicato stampa comunità lucana-movimento no oil

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Con ogni mezzo democratico necessario

 

Fin dalla nascita del comitato no oil-potenza (novembre 2007), la sua trasformazione in comitato no oil-lucania (primavera 2008), la filiazione diretta da questi del progetto politico comunità lucana-movimento no oil (2009), abbiamo sempre sottolineato veementemente che sul petrolio in Basilicata si giocava una partita di programmazione a lungo periodo del territorio e non solo quella di una tutela ambientale e sanitaria che in nuce è l’estrazione ed il trattamento stesso degli idrocarburi a negare.

 

Lungi da alcuni furori ambientalisti che non appartengono alla sfera del politico, abbiamo così avvisato della necessità di pensare attentamente a scelte irrevocabili, quali quelle sul petrolio, implicano per aree vocate ad altre attività, e lo abbiamo fatto sempre nelle more di una consapevolezza, quella che le estrazioni avevano interessi a monte che ne impedivano la messa in discussione – quel dubbio interesse nazionale in primis. Arriviamo così nonostante dubbi e criticità che sollevati da questo movimento non hanno ancora trovato risposte serie che non fossero alcune “parate mediatiche”, a rilanciare il tema dell’aumento delle estrazioni quando ancora una intera regione non ha compreso quali siano stati i benefici di quelle che finora sono state effettuate.

 

Logica avrebbe voluto che messe a sistema le attuali – cosa che avrebbe implicato discussioni e nuovi accordi sugli impatti, sulle compensazioni, sugli indotti, finanche sulle quantità tollerabili di petrolio estratto e trattato non solo alla luce di evenienze ambientali e sanitarie finora sovieticamente negate o distorte, ma anche alla luce di logiche di conservazione strategica della risorsa e di ricadute sui sistemi produttivi – e solo allora si fosse poi passati a nuove e più ampie e democratiche discussioni nella società.

 

Non è stato così e lungi dall’aver qualche conferenza dipanato dubbi o sciolto riserve di merito – quasi che il carattere olistico ed enciclopedico dei temi trattati sia stato dei verbum da accettare a dogma e non mai ad elemento dialettico di confronto – si passa alla nuova fase, quella dell’ulteriore aumento delle estrazioni e così del trattamento (implicando questo sostanziale adeguamento in crescita del centro olii di Viggiano) determinata si dalla pervicace volontà di Stato ed Eni di trarre maggior greggio dal nostro sottosuolo (il petrolio è prodotto del sottosuolo ed in quanto tale di proprietà dello Stato), ma da un sostanziale assenso che il presidente De Filippo non ha mai negato o discusso, semmai auspicato, e da un dibattito in un consiglio regionale dove la maggior parte dei suoi membri sono all’oscuro della materia e di fatto praticheranno assenso temiamo non in base non alla legittima libertà di coscienza dell’eletto, ma a precise indicazioni bipartisan delle segreterie regionali.

 

Inutile probabilmente chiedere ai consiglieri maggiore attenzione e maggiore lungimiranza, inutile sicuramente chiederlo ad un presidente che non ha mai fatto mistero della sua convinzione alla trasformazione di questa regione in hub energetico, inutile chiederlo ad una giunta spalmata sulla convenienza della maggioranza a seguire la corrente, inutile chiederlo a chi crede che contrattare strade ed assai dubbi sviluppi industriali siano pretium adeguato alla violenza alla regione che si autorizza.

 

Utile forse preannunciare che in caso di assenso del consiglio una nuova pagina di lotta politica si aprirà in questa regione e questo movimento farà la sua parte con ogni mezzo democratico necessario.

 Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

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