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Il cumulo autorizzativo ed il regalo

  

La recente Delibera di Giunta Regionale n.1177 dell’08/08/11 pur non innovando in alcun modo la questione petrolio in Val d’Agri, trattandosi in larga misura di atti dovuti in conseguenza di accordi già stipulati e normazioni intervenute, pone una lunga serie di riflessioni alla luce del memorandum di intesa firmato nella parte concessoria della disponibilità della Regione Basilicata e non seguito da alcuna novità in tema di adeguamento di royalties o interventi sul mercato occupazionale locale, nonostante il fiume di parole speso dal presidente & co. circa le mirabilie che da una nuova intesa sarebbero derivate per un’economia sempre più in simbiotica relazione alle estrazioni stesse.

 

 

Nei fatti concreti però se l’intesa ha riguardato la palese disponibilità della Regione ad un aumento delle estrazioni di greggio e dell’annessa lavorazione presso il centro olii di Viggiano e costruendo centro olii di Tempa Rossa per una quota di circa 180.000 barili/giorno nella sin troppo facile scusa di un mancato apporto del greggio libico alla bilancia energetica nazionale a fare da volano di una responsabilità nazionale alquanto malintesa e forse abbastanza equivoca, visti i tempi e modi con cui la crisi libica si è intrecciata alla COPAM nel processo di un’accelerazione della petrolizzazione della Basilicata già ampiamente visibile e dal sottoscritto spesso denunciato, ma nonostante ciò ad una intesa in cui il venditore chiede all’acquirente di fare il prezzo non ha fatto seguito contropartita alcuna che pur giustificasse tanta disponibilità, fissando l’impressione di una patente presa in giro.

 

 

Vorremmo così, alla luce di questi “avvenimenti spiacevoli”, comprendere quale sia la ratio di tanta solerzia della giunta regionale di permettere all’ENI il raggiungimento di una quota di estratto già fissata a 104.000 barili/giorno nel 1998 e ad oggi ancora ufficialmente non raggiunta – la famosa condizione sospensiva che già nel 2001 fece dannare l’allora presidente fino a portarlo alla soglia di BEI (Banca Europea degli Investimenti), partecipata ENI, per una anticipazione delle royalties,  poneva il raggiungimento di questa quota di estratto nella “bizzarria” di un accordo in cui uno dei contraenti evidentemente non sapeva cosa firmava – mentre non possono considerarsi esaurite le domande sul controllo puntuale dello stesso estratto da parte di organismi regionali.

 

 

Vorremmo così comprendere come mai ci si prende la briga di fissare nella delibera di giunta una strana autorizzazione alla perforazione di 3 nuovi pozzi di ricerca, di 6 pozzi per l’estrazione, della messa in allestimento produttivo di 7 ulteriori pozzi già perforati, della posa di condotte per i pozzi presenti e futuri, della conversione di un pozzo esaurito in pozzo di re-iniezione, di adeguamenti impiantistici del plesso di Viggiano, già ampiamente assentiti dalla stessa Regione, ribadendo però che tali opere saranno soggette a Valutazione di Impatto Ambientale. Delibera apparentemente inutile quindi, che pare ribadire quanto già accettato nel Piano Industriale ENI a pieno titolo facente parte dell’accordo di programma del ’98 che contrattualizzava le estrazioni in Valle dell’Agri, e che sembra ricordare a questa compagnia che la sua attività è soggetta alle leggi.

 

 

Perché allora fissare in una delibera quanto ancora resta da fare rispetto ad un accordo siglato da anni? Porre limiti ad un agire di ENI che finora ha di fatto operato come credeva, in quella beota acquiescenza – definiamola così – che ha caratterizzato alcuni atteggiamenti minimal della politica lucana nei confronti delle estrazioni, fissando così il punto della situazione per rialzare la posta, o  permettere ad Eni di adeguare gli accordi sulla base dei dinamismi propri dei giacimenti, quindi condizioni non previste negli accordi iniziali, ma che proprio durante la COPAM sono state ribadite come nuovi elementi da mettere in campo in una relazione con il petrolio che durerà decenni?

 

 

Le dimensioni dei contraenti sono talmente sbilanciate da far pensare che la delibera più che porre limiti, sia un regalo sotto la forma di un preventivo cumulo autorizzativo dal sapore di assenso tutto politico che prefigura più facili strade agli iter concessori di una regione che dopotutto non ha mai fatto difficoltà. Figurarsi se poi qualche voce indica in un ministero di un governo futuro un approdo ad un politico nostrano che si sia distinto in favore di interessi nazionali quali il petrolio pare sia.

 

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

per maggiore conoscenza, si acclude il file pdf della dgr 1177 08/08/2011

deliber-variazione-intesa-eni.pdf