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Che siano i cittadini a scegliere.

 

 

Che il sindaco di Marsicovetere e quindi di Villa d’Agri, Cantiani sia politico docilmente inquadrato in una filiera di consenso presidenziale è cosa nota a molti, non stupisce quindi che le sue posizioni sul petrolio risentano d’ordini di scuderia univoci e che provo a sintetizzare con – il petrolio non si tocca nella regione che non si sa vendere!

  

Le sue dichiarazioni rilasciate alla stampa di “volere i pozzi di petrolio” non spostano di mezza virgola quanto già conoscevamo sulle opinioni in materia del sindaco e del suo consiglio, che il petrolio cioè coincida con le royalties e che tutto il resto poco importi, salute dei cittadini e dignità del vivere civile compresi. Perché se di fatto poco cambia se si realizzano uno o più pozzi nel territorio di un comune quando ai suoi confini ve ne è abbondanza, altra cosa è invocarne la presenza per gratia maiestatis anche in difformità all’aspettativa civile che gli appetiti Eni si fermino almeno di fronte all’ospedale.

  

Se il problema del sindaco sono le royalties dirette che al suo comune andrebbero (il 15% del 7% ex d.l. 625/96, essendo l’ulteriore 3% vincolato ad un bonus carburanti che per la verità non si è ancora visto) e ciò è posto su di un gradino superiore ad ogni altra considerazione, in virtù forse di quelle “meraviglie” che le stesse potrebbero portare al comune valligiano (e la cui parte pedemontana lascia alquanto a desiderare sia esteticamente che funzionalmente, nonostante i copiosi interventi finanziati dal PO Val D’Agri e quindi dalle royalties incassate dalla Regione), è allora chiaro che ogni altra idea in merito alla presenza di un pozzo di petrolio a poca distanza da un ospedale vada etichettata come “radicalismo ambientale di una ventina di soggetti”, con un pessimo gusto che rasenta l’inciviltà.

  

Che esiste radicalismo ambientale e che esistano anche guitterie fuori luogo è cosa certa, che invece si incaselli ogni forma di civile protesta in quella sorta di “marchio d’infamia allarmista” a cui alcune cordate del fare tendono a ridurre ogni dissenso, persino quello organizzato in forma di pensieri coesi e proposte alternative, è cosa che appare di recente come l’unica risposta che costoro conoscano a tamponare criticità a cui non viene mai data risposta e che qualche dubbio pure dovrebbero creare a chi, massima autorità sanitaria nel luogo in cui è stato eletto, riduce a mere esigenze di bilancio quel che il principio di precauzione dovrebbe far respingere, la tutela della salute umana ed ambientale.

  

Non sappiamo cioè se più di tre indizi facciano prova, inchiesta sull’ARPAB, morie di pesci, fioriture di alghe, presenza di sostanze inquinanti allogene nel Pertusillo, mancanza di monitoraggi efficaci e di riscontri epidemiologici, scarso o nullo apporto occupazionale del comparto petrolio, mancanza del piano di emergenza del centro olii di Viggiano – almeno uno conosciuto dalla popolazione e quindi ex legis  riconoscibile come tale – inquinamento della falda acquifera e via discorrendo il lungo elenco di quelle criticità conclamate che le sensibilità fanno percepire come allarmismi o domande inevase, ma crediamo che qualche dubbio in merito al primo cittadino pur dovrebbe sorgere.

  

Ed invece nulla di tutto questo. Il sindaco Cantiani, più realista del re, invoca il mendicio di ottenere i suoi pozzi, quelli che gli consentirebbero di dar respiro al suo bilancio, quasi che un sindaco sia più il dirigente di un’azienda da portare ad utile che la massima autorità civile che un comune esprima.

  

Così proprio perché crediamo che un sindaco ed un’assise comunale siano altro dall’amministratore delegato e dal consiglio di amministrazione di un’azienda, nello stigmatizzare l’intervento di Cantiani come irrituale (un sindaco concede a norma di legge e non prega), offensivo (nei confronti di soggetti impegnati in un confronto civile e non in una rissa diffamatoria) e deleterio (in un momento in cui una bozza accettata di ulteriore impegno alla destinazione petrolifera della regione, il memorandum, è nei fatti ignorata nella contropartita all’impegno stesso), chiediamo che nelle more di iter di richieste e di autorizzazioni, si mettano i cittadini di Marsicovetere di fronte alla domanda se accettare o meno quei pozzi attraverso l’indizione di un referendum locale.

  

Che siano i cittadini a scegliere e non il sindaco ad imporre invocando piazze di recente memoria.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil