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Sub-affittare il futuro?

  

“Abitare il futuro”, ambizioso titolo della conferenza sui temi energetici genericamente definiti come green economy organizzata nei giorni scorsi da UPI e Province di Potenza e Matera, se identifica uno o più accessi qualitativi ad un domani che poco si intravede nelle contingenze dell’oggi, risulta accattivante e distensivo, se non corresse obbligo di chiedersi a quale titolo si parla di energia. Al netto così di giudizi sulla qualità dell’iniziativa, rimane la domanda se più che abitare il futuro non lo si stia sub-affittando in una regione che pur con il petrolio deve ancora far di conto.

 

 

Se infatti depuriamo termini come green economy, sostenibilità, ambiente di quelle connotazioni à la page che nel corso degli anni, in un metabolismo null’affatto sorprendente, le hanno trasformate in slogan buoni ad ogni utilizzo che ne scavalcano il significato originario nelle pratiche correnti di politica ed impresa, ciò che resta è la pervicace volontà di far profitto con l’energia quando in una democrazia moderna ciò non può essere delegato al privato, in quanto l’accesso all’energia è bene comune e non più o solo bene di consumo economicamente rilevante.

  

Così appare chiaro che se a parlare di green economy in Basilicata non si parla di PIEAR (il piano energetico regionale) e di tutte le criticità che esso presenta e che il sottoscritto ha evidenziato nel suo intervento a margine, tutto o rischia di appare o vacuo, al più spettacolare, o palesa volontà di attrarre sempre più l’investimento privato nel settore energia in regione, prefigurandosi un quadro di relazioni in cui le nostre istituzioni appaiono meri partner di una relazione economica e non più i soggetti responsabili della relazione specifica tra energia, auto-produzione e consumo locale in cui l’ambiente e le sue risorse siano dante causa di nuove, originali forme di sviluppo, e non oggetto.

  

Se cioè la produzione energetica da rinnovabili in questa regione debba essere tarata sui piccoli impianti off-grid (fuori rete) o su reti corte totalmente dedicate al consumo locale, oppure messa in rete e indipendente da qualsiasi rapporto con le esigenze energetiche locali, non è materia di lana caprina da confinare alla sterilità di un confronto tra apparente ineludibilità del modello energetico-industriale e radicalismo ambientalista, ma diviene precisa scelta di programmazione territoriale il cui impatto si misura anche su agricoltura e turismo.

  

La scelta in tal senso ci appare fatta non già al momento dell’approvazione in consiglio regionale di un PIEAR che pone dubbi rilevanti sia nel merito delle tipologie di intervento troppo incentrate sulla produzione da eolico che nel metodo con cui esse si trasformano in impianti attraverso la semplice procedura di DIA ad uffici tecnici al meglio incompetenti, ma al momento della stessa commissione al GSE, a cui certo interessava l’approccio quantitativo e ben poco la qualità degli interventi.

  

Si è deciso di seguire così la via della destinazione a pila elettrica di una regione già appesantita dalle rilevanti estrazioni di greggio e gas e di cui nessuno forse ha ancora compreso le potenzialità agricole e turistiche in rapporto ad una relazione entropica tra consumi energetici e protezione del territorio dalle invadenze del comparto industriale, in altri termini l’utilizzo dell’incontaminatezza nel variegato mondo dell’offerta agricola e turistica come volano di una differenza da mettere a profitto nell’unicità della propria condizione e non di una massificazione da difendere dalla concorrenza dei tanti competitors nazionali ed internazionali.

  

Ed a meno qualcuno in buona fede non creda davvero alla baggianate del turismo delle estrazioni petrolifere e dei parchi dell’energia, concedere il territorio alle aziende del settore senza pretendere di guidare e determinare i processi di produzione in rapporto ad una programmazione del territorio  che tenga conto del valore dell’incontaminatezza dello stesso, rappresenta o l’ignoranza sui temi di quale sia il futuro possibile per questa regione o la cattiva fede di chi ha deciso, tra via Verrastro e il west, che in Basilicata si debba sub-affittare il futuro. Sub-affitto green, s’intende!

  Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil