la manovra passo per passo II

Art. 2 

Agevolazioni fiscali riferite al costo del lavoro nonché per donne e giovani

  

1. A decorrere dal periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2012 è ammesso in deduzione ai sensi dell’articolo 99, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, un importo pari all’imposta regionale sulle attività produttive determinata ai sensi degli articoli 5, 5-bis, 6, 7 e 8 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, relativa alla quota imponibile delle spese per il personale dipendente e assimilato al netto delle deduzioni spettanti ai sensi dell’articolo 11, commi 1, lettera a), 1-bis, 4-bis, 4-bis.1 del medesimo decreto legislativo n. 446 del 1997.

  2. All’articolo 11, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, sonoapportate le seguenti modificazioni:a) al numero 2), dopo le parole “periodo di imposta” sono aggiunte le seguenti: “, aumentato a 10.600 euro per i lavoratori di sesso femminile nonché per quelli di età inferiore ai 35 anni”;b) al numero 3), dopo le parole “Sardegna e Sicilia” sono aggiunte le seguenti: “, aumentato a 15.200 euro per i lavoratori di sesso femminile nonché per quelli di età inferiore ai 35 anni”.3. Le disposizioni di cui al comma 2 si applicano a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2011.—————————————————————————————————————- 

è la versione aggiornata dell’abbattimento del cuneo fiscale, quindi del costo del lavoro nella parte relativa ai contributi dell’impresa, ancora una volta riproposta ed aumentata fino al concorrere della quota irap, forse nella speranza sincera di creare posti di lavoro attraverso la fiscalità generale…

  

provvedimento giusto nella sua formulazione generale, ma esiste una correlazione accertata tra una premialità che incide sul bilancio dello stato (in questo caso alta) e la creazione di posti di lavoro stabili?…l’esperienza ci dice di no, almeno non sempre e non per sempre, dal momento che i posti di lavoro si creano se c’è un mercato sano di cui un imprenditore intravede benefici per la propria azienda in termini di volumi d’affari e quindi in capacità di soddisfacimento della domanda anche attraverso il potenziamento della propria struttura produttiva, condizione questa che unita a premi fiscali per le assunzioni sarebbe propedeutica ad un rilancio economico strutturale…

  

non appare chiaro infatti se ed a chi giovi la deduzione fiscale della quota irap se non si interviene sui meccanismi di formazione della domanda e quindi dell’offerta…l’azienda ne trae benefici poiché deduce una sostanziale percentuale del costo del lavoro dall’imponibile tassabile, ma diminuendo la quota di imponibile tassabile diminuisce ovviamente anche la base delle imposte versate, creandosi così un circolo di aspettative basate su una ripresa dell’economia in grado di migliorare il volume di imposte versate in seguito…cosa ci dice che questo avverrà a breve in una situazione congiunturale che non si fatica a definire come crisi di sistema?…

  

vantaggi dalle assunzioni di donne e giovani sotto i 35, quindi, ma senza tuttavia fornire obblighi di rilevanza alle aziende al mantenimento dei posti di lavoro eventualmente creati nel caso di maggior crisi, senza fissare criteri che regolino il saldo tra lavoratori in uscita ed in entrata (è evidente che da tale beneficio andrebbe escluso chi ha licenziato per ristrutturazione aziendale negli ultimi 12 mesi), senza legare il provvedimento ad innovazioni aziendali od ammodernamenti produttivi necessari al reperimento di quote di mercato nuove, rischiando così questa parte del provvedimento, nel pericolo di cortocircuiti a livello di imposizione fiscale, di essere un costoso regalo pubblico alle imprese…

  

e se parliamo di imprese, sappiamo che il governo si dirige verso la grande impresa confindustriale, quella dove maggiore è l’impatto delle deduzioni e, nel disposto dell’art.1, dei benefici da capitale investito, e non certo al sistema di piccole-medie imprese, quelle dove l’assunzione di lavoratori è legata ad un incremento produttivo già visibile in forma di bisogno di manodopera insoddisfacibile per le incertezze a breve-medio termine sull’andamento del proprio mercato di riferimento…

  

in altri termini se l’intento è quello di creare posti di lavoro a carico della fiscalità generale e non di intervenire a breve termine sulla composizione del mercato del lavoro attraverso strumenti flessibili garantiti dal welfare per “lenire la sofferenza” degli inoccupati ed in seconda battuta per consolidare le posizioni create (strumenti questi che servirebbero alla piccole imprese in grado di poter formare lavoratori le cui competenze acquisite li rendano insostituibili all’azienda stessa), i benefici restano limitati

  

ma meglio chiariremo il giudizio su questa parte dedicata alla crescita in sede di commento finale alla stessa…