Commercio: appello Confesercenti a presidente Regione16/12/2011 10:18

BAS “Non è certo un orario di apertura 24 ore su 24 degli esercizi commerciali la soluzione alla recessione ed all’aggravio fiscale sulle famiglie sempre più insopportabile”.
Comincia così l’appello del Presidente provinciale della Confesercenti Prospero Cassino al Presidente della Regione De Filippo perché “sollevi l’illegittimità del provvedimento del Governo in tema di apertura negozi e liberalizzazione delle licenze commerciali, tenuto conto delle competenze regionali da esercitare senza alcuna deroga al Governo”.
Come si fa a non capire che le famiglie lucane non consumano perché l’economia non cresce? Chi può pensare che leghino le loro spese agli orari di apertura dei negozi o dei centri commerciali in una fase economica e sociale nella quale domina l’incertezza sul futuro?” : sono gli interrogativi principali che Cassino pone alla base dell’ appello a De Filippo.
“Ma – aggiunge – come si fa soprattutto a non comprendere che il lavoro passa dalle piccole e medie imprese e che la qualità della vita urbana passa dai negozi di vicinato che danno servizi e garantiscono vivibilità e vivacità. La nostra preoccupazione è che invece si imbocchi ancora una volta una strada che ridurrà il numero delle imprese e i posti di lavoro.
Abbiamo deciso dunque – spiega il Presidente di Confesercenti – di alzare il tiro sulla modalità di gestione della crisi da parte del governo Monti. Non disconosciamo la gravità della situazione, anzi sono mesi che insistiamo sulle conseguenze di una crisi lunga che ha colpito le famiglie italiane e le piccole e medie imprese in particolare. Ora siamo arrivati ad un punto che richiede una svolta immediata,che aiuti le PMI a resistere ed a rilanciarsi.
Il Governo, il Presidente Monti, ha deciso di rispondere a questa situazione con una serie di interventi, tra cui un aggravio dei contributi previdenziali, una liberalizzazione totale delle aperture festive e dell’allargamento degli orari delle grandi strutture commerciali. Per noi questa risposta è totalmente sbagliata – continua – perché parte dal presupposto che le famiglie italiane non consumano sufficientemente a causa dei limitati orari di apertura dei grandi centri commerciali e non perché l’economia non cresce, molte imprese ed i posti di lavoro si assottigliano”.

—————————————————————————————

in genere non commento i lanci delle associazioni di categoria, qualunque esse siano, visto il carattere troppo spesso meramente corporativo delle loro rivendicazioni, ma nel merito quanto sottolineato da confesercenti è corretto…si parte, come abbiamo spesso avuto modo di dire anche in critica alla manovra, da un presupposto errato…la crisi parrebbe per chi certo al supermercato a far spesa non ci va e certo grossi problemi di conto non li ha, originata da una minor propensione al consumo vista l’incertezza e non perchè realmente i margini operativi di consumo delle famiglie non si siano già ridotti…ed è giusto individuare l’assurdità di presupporre che orari più liberi di apertura aiutino quei consumi (peccato non si faccia però mai riferimento in queste note ad un aspetto volutamente tralasciato forse per mancanza di sensibilità specifica o forse perchè la malattia è sempre la stessa, pensare al mercato come ad un mero indicatore di domanda ed offerta senza altre considerazioni…come cambia la giornata lavorativa, e così sociale e familiare, di un dipendente se a parità di ore lavorate gli tocca soddisfare magari il mercato di chi ipoteticamente comprerebbe la verdura di notte?)…e certamente in quel calo dei consumi andrebbe considerato non solo l’aspetto di crisi in quanto tale, ma anche quanto meccanismi perversi quali il credito al consumo, spesso inneggiato proprio dagli esercenti, abbiano influito con la sottrazione di quote reddito via via più importanti dal bilancio mensile familiare per il sostenimento di consumi forse non proprio primari, ma di cui tuttavia nessuno ha tenuto o voluto tener conto…

non so quanto questo appello possa influire sull’animo tardo-democristiano in abito liberista di un presidente che non brilla per comprensione della società lucana, ma ne prendiamo atto…ma la regione cosa può fare?…ben poco o forse nulla (tranne l’impugnativa in sede amministrativa), eppure qualcosa si potrebbe fare…uscire dalla logica che obbliga alla crescita attraverso l’aumento dei consumi, un’altra economia quindi, ma ciò, al netto di considerazioni di ordine almeno europeo sull’economia stessa, crediamo davvero che in una regione dalla vista economica tanto corta che preferisce declamare in puro stile di auto-marketing politicante di “successi inesistenti” o di “sistema basilicata” o di “innovazione ed incubatori di impresa” (e via discorrendo tutte le amenità che ogni giorno leggiamo) si possa o voglia fare?