Com. stampa comunità lucana-mov. no oil verso il partito della Comunità Lucana

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E’ tempo che altre idee guidino questa regione

 

 

Dalla relazione preliminare del presidente De Filippo sulla manovra finanziaria regionale e dalla lunga serie di interventi consiliari che abbiamo potuto seguire in streaming sul sito istituzionale regionale, ciò che emerge con subitanea chiarezza, ben oltre le lessicalità claudicanti di molti interventi, è l’assoluta mancanza di idee sia rispetto all’analisi del momento contingente che opprime l’economia lucana, sia rispetto alle cause storiche di breve e lungo periodo che ne hanno determinate le scansioni attuali, sia purtroppo per il gran vuoto progettuale che appare evidente se a qualche soluzione di questa crisi che sempre più appare di sistema si vuol giungere.

 

 

Duole dire che ben al di là della crisi internazionale del debito che rivela lo stato di grave esposizione delle economie nazionali tanto rispetto alle speculazioni, tanto rispetto alle mancate programmazioni di queste nell’abdicazione a supposte capacità auto-regolanti del mercato, localmente gli effetti della crisi si manifestano nelle parole del presidente molto più nei mancati trasferimenti da parte dello stato, che nella stagnazione dell’economia regionale, argomento questo sul quale poco o nulla si è dibattuto in una ottica di ricerca delle soluzioni, preferendo vuote schermaglie di schieramento nella pressoché identica visione dell’economia schiava degli indici e non mai al servizio della popolazione.

  

In parole povere, piuttosto che provare ad usare le pagine del più politico tra gli atti di governo per una manovra di programmazione all’insegna della realtà possibile, si è preferito un atto continuista che mai mette in dubbio l’inefficacia “possibile” degli interventi messi finora in campo per valutazioni di merito su quelli futuri, prefigurando così una manovra in difesa, piuttosto che una manovra dinamica e volta a quelle potenzialità finora inespresse dalla realtà lucana.

  

Si è così parlato spesso di petrolio, citando il memorandum di intesa (per la verità ancora non firmato), e di fatto si è palesata in più passaggi quella dipendenza finanziaria dall’ammontare delle royalties che è l’indice di un sottosviluppo prima ancora culturale che strettamente economico e che pone in essere una equazione tipica fondata sull’equivalenza tra materie prime locali estratte da terzi ed quel pretium tombale quantificato e qualificato perché non dia origine ad alcuna messa in discussione di legittimità di quelle attività, in un meccanismo purtroppo tipico delle visioni coloniali, siano esse attive, interesse al profitto delle compagnie ed interesse nazionale dello stato alla fornitura continuativa di beni derivati da quelle materie, sia essa passiva, cioè di chi subisce danni nella percezione di ricevere benefici.

  

E che l’ambiente stesso (nella sua accezione più vasta e fatta di relazioni naturali, psichiche e persino economiche in considerazione delle sue vocazioni reali) venga sottoposto ad una servitù prediale de facto stabilitasi in virtù di quello sfruttamento che allontana da qualsiasi altra visione dello stesso, è un fatto forse prima ancora che ambientale, economico poiché aliena ogni altra attività entropica a questo (quindi in equilibrio tra ciò che si prende per l’oggi e ciò che si auto-perpetua per il domani) rivelandosi in una più lunga visione un danno economico piuttosto che un beneficio.

  

Si sta cioè barattando ciò che questa regione potrebbe essere sfruttando tutte le potenzialità legate al suo territorio (e quindi con l’incontaminatezza eretta a valore anche di “marchio” territoriale per una più marcata definizione dei suoi prodotti, siano essi agricoli e forestali, che turistici), ciò necessitando una accorta ri-programmazione delle risorse nella sussistenza di un piano strategico che trovi destinazione nelle lunghe visioni, per accettare miserrime partite economiche che fanno continuità di comodo nella sopravvivenza di un sistema messo alla corda dalle sue stesse contraddizioni il cui elenco pare inutile o ridondante dover ripetere nelle filiere di consenso e nei clientelismi di più varia natura.

  

Questo purtroppo emerge dalla discussione generale in consiglio regionale dai banchi di maggioranza e da quelli di minoranza, l’incapacità concettuale di prefigurare una Basilicata che innesta il suo futuro su ciò che il presente mette di fronte, la straordinarietà di una regione che, mantenuta incontaminata, ha dalla sua la carta dell’unico vero sviluppo, quello che conserva dinamicamente il territorio e il diritto degli esseri umani al giusto benessere economico, sanitario, relazionale in una idea di bene comune e di responsabilità che purtroppo non appartiene a questa politica ed a questi uomini.

 

E’ tempo che altre idee guidino questa regione

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana